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Tecnologia e crescita economica, perché investire in Difesa

È con grande piacere che intervengo a questo convegno perché mi offre l’opportunità di richiamare l’importanza del ruolo che la Difesa assume nell’ambito della politica industriale del nostro Paese. E questo è stato evidente fin dall’inizio del mio mandato di ministro della Difesa ed è condiviso da tutto l’esecutivo. Infatti, il Contratto di Governo stipulato tra le due forze politiche che oggi compongono la maggioranza (al punto n. 9) cita espressamente la volontà di “Migliorare e rendere più efficiente il settore della Difesa”.

Per realizzare tale obiettivo è necessario innanzitutto tutelare l’industria italiana che opera nel comparto, con impulso alla progettazione e alla costruzione dei necessari sistemi militari; disporre i finanziamenti per la ricerca e l’implementazione del know how nazionale e favorire la diffusione nell’Industria della Difesa del paradigma del “Multipurpose-By-Design” per lo sviluppo di capacità militari a molteplice scopo, in grado di supportare sia le Forze Armate sia la collettività.

Oggi, alla luce dell’entità delle nuove minacce che abbiamo di fronte, minacce dal carattere ibrido come un potenziale attacco cibernetico, oppure minacce quali calamità naturali, occorre iniziare a monitorare lo sviluppo tecnologico complessivo attraverso la chiave del dual use, vale a dire del duplice uso, affinchè si possa ottenere il massimo risultato, anche in ambito civile, da strumentazioni che fino ad oggi sono invece state di esclusivo interesse militare.

In quest’ottica bisogna, quindi, migliorare le competenze tecniche all’interno del mondo della Difesa. Migliorarle significa, al contempo, creare nuove opportunità di sviluppo e crescita. A tal proposito, alcuni dati possono essere utili per comprendere meglio la ricaduta economica ed occupazionale di quanto sto affermando.

Recenti studi affermano che, complessivamente, le imprese del settore aerospazio, sicurezza e difesa generano in Italia 11.7 miliardi di euro di valore aggiunto (0.8% del PIL) che creano direttamente e indirettamente 159 mila posti di lavoro. Questo assicura un gettito fiscale di oltre 4,8 MLD di euro e produce un effetto moltiplicativo per l’economia.

Nel comparto, inoltre, sono investiti annualmente circa 1,4 mld di euro in ricerca e sviluppo, l’11% circa degli investimenti complessivi delle imprese italiane nel settore, e rappresenta il secondo settore in Italia per dimensione e per intensità delle attività di “Ricerca e Sviluppo”. Ma la sua rilevanza è soprattutto sul piano qualitativo: il settore delle tecnologie avanzate è uno dei pochi che il nostro Paese riesce a presidiare. Rappresenta, dunque, un assetto strategico nazionale.

Anche ponendosi in una prospettiva di forte collaborazione internazionale, la necessità di sviluppare e mantenere una solida base tecnologica e industriale è fattore di garanzia per la tutela degli interessi nazionali. Consente, infatti, di padroneggiare determinate tecnologie, di utilizzarne fino in fondo le potenzialità e di adeguare le applicazioni alle specifiche esigenze del Paese.

Tecnologie avanzate e adeguate capacità industriali, inoltre, sono necessarie per lo sviluppo collaborativo di nuovi prodotti su un piano di parità, rafforzando l’integrazione con i nostri partner europei e i legami con altri paesi amici.

Da queste brevi considerazioni appare evidente che la ricerca e la tutela della sovranità tecnologica rappresentino due punti imprescindibili nella conduzione dell’attività del mio Dicastero e del Governo. Governo che, nonostante le limitazioni finanziarie imposte da questo periodo di crisi economica, considera le tecnologie avanzate un importante contributo all’esigenza di una maggiore sicurezza e difesa delle nostre popolazioni e territori.

Guardiamo peraltro con interesse ad ogni iniziativa finalizzata a favorire una nuova fase di sviluppo anche per l’Industria europea, alla quale la Difesa può offrire un importante contributo sia nelle sperimentazioni sul campo, sia a livello di inserimento nei più avanzati programmi di collaborazione internazionale.

Ma un sistema organico di difesa e sicurezza richiede anche un patrimonio di conoscenze scientifico-tecnologiche e industriali che permettano di sviluppare prodotti e sistemi basati su competenze tecnologiche distintive sia sovrane, sia collaborative, tali da creare un vantaggio competitivo strategico per l’Italia con lo scopo di soddisfare le esigenze duali, ovvero sia militari sia civili.

Per competenze sovrane s’intendono le capacità tecnologiche chiave e abilitanti, incluse le tecnologie a duplice uso, di cui il Paese dispone o ha necessità di dotarsi. Su tali competenze è necessario mantenere un grado di sovranità nazionale, indipendentemente dalla collaborazione internazionale, poiché sono essenziali e irrinunciabili.

Alla ricerca della necessaria autonomia, tuttavia, deve associarsi la sostenibilità economica, che va perseguita unendo alla domanda nazionale la possibilità di cooperare a livello internazionale con selezionati partner e attraverso l’opportunità di esportazione sui mercati internazionali.

Le esportazioni rappresentano importanti risorse spendibili nei rapporti intergovernativi tesi alla cooperazione militare. Su di esse, si possono sviluppare politiche di partenariato e di trasferimento di tecnologie, privilegiando gli accordi “Governo a Governo”. Scienza, tecnologia, ricerca e sviluppo sono quindi elementi di riferimento determinanti per l’elaborazione di una strategia nazionale di crescita, alla quale la Difesa concorrerà attivamente.

Come sapete inoltre il Fondo europeo per la difesa rappresenta una svolta epocale per il Vecchio continente, e l’Italia deve avere un ruolo da protagonista in questo progetto. Servono investimenti e comunione d’intenti tra tutti gli attori coinvolti, dalla politica all’industria. Questo cambio di politica segna un momento storico e l’Italia è decisa ad avere un ruolo da protagonista nel processo e verso questa direzione sta operando il Governo.

In chiusura confermo che la Difesa continuerà ad assicurare il suo supporto all’industria nazionale, in coordinamento con gli altri dicasteri competenti. A tal proposito, ritengo sia fondamentale, nonché costruttivo, che le nostre aziende di Stato dialoghino e parlino in modo collaborativo, poiché solo in questo modo riusciremo a rafforzare ed integrare il sistema Italia nel mondo, vincendo la sfida della competitività e della concorrenza internazionale.

Chiudo ricordando che il mondo della scienza, della conoscenza e dell’innovazione tecnologica rappresenta il futuro del nostro Paese e pietra angolare della nostra sovranità.

Grazie.


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