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A cosa serve l’intelligence militare? La risposta del ministro della Difesa

Altissime capacità umane, tecnologie all’avanguardia e collaborazione con il mondo della ricerca e dell’industria. Sono questi gli ingredienti per un efficacie sistema di intelligence militare secondo il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che oggi ha fatto visita, a Roma, al Centro intelligence interforze, cuore pulsante di tutta l’attività informativa delle Forze armate italiane. La visita arriva tra l’altro in un momento delicato per l’intelligence nazionale, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri ha riferito per la prima volta al Copasir (il Comitato parlamentare di vigilanza) e che è ancora alle prese con il difficile nodo delle nomine dei vertici dei servizi segreti (qui un approfondimento di Formiche). Oggi però, l’attenzione del ministro Trenta era sull’altra intelligence, quella militare.

UN SISTEMA EFFICACE

“Il Centro intelligence interforze rappresenta un vero e proprio centro di eccellenza della Difesa”, ha detto il ministro. I suoi uomini e le sue donne, ha aggiunto, “svolgono un ruolo di prioritaria importanza per le nostre Forze armate, sia in patria che all’estero”. Difatti, “un sistema di intelligence efficace richiede altissime capacità e competenze in termini di risorse umane, sistemi di raccolta e analisi delle informazioni altamente tecnologici; ebbene, voi oggi rappresentate tutto questo: uomini e donne altamente specializzati, contraddistinti da uno spiccato carattere joint supportato anche da un importante aliquota civile”.

IL CENTRO INTELLIGENZE INTERFORZE

Alle dipendenza dello Stato maggiore della Difesa, il II Reparto informazione e sicurezza (comandato dall’ammiraglio Fabrizio Simoncini) ha nel Centro intelligence interforze il suo braccio operativo. Quest’ultimo, introdotto nel 1998, ha assorbito all’interno della logica interforze i Servizi informazioni operative e situazione (Sios) di ciascuna Forza armata (soppressi e fusi), dando alla Difesa un unico centro dedicato all’intelligence militare. Con il suo personale e i suoi mezzi, il Centro, oggi comandato dal generale Giorgio Cipolloni, “ha partecipato – spiega lo Stato maggiore della Difesa – a tutte le attività operative di rilievo a tutela dei presidi e delle attività delle Forze armate all’estero favorendo ai nostri contingenti in teatro operativo e ai comandi multinazionali un prezioso contributo in termini informativi e di sicurezza”. ​

L’INTELLIGENCE NELLE OPERAZIONI MILITARI

“Oggi non si può pensare di pianificare, condurre e portare a termine un’azione militare senza il supporto di un efficace sistema di intelligence che sia in grado di garantire ai decisori, di tutti i livelli, gli elementi di informazione necessari a prendere le opportune decisioni, sia per la pianificazione dello strumento militare, sia per la condotta delle operazioni e delle missioni”, ha spiegato la Trenta. “Il vostro lavoro – ha detto rivolgendosi al personale del Centro – è alla base della sicurezza dei tanti vostri colleghi impegnati in operazioni molto spesso rischiose e di elevata importanza strategica per la sicurezza internazionale e contribuisce ad accrescere la credibilità delle nostre Forze armate all’estero e nell’ambito della comunità internazionale”.

L’ATTENZIONE AL PERSONALE

Poi, il ringraziamento agli uomini e alle donne del Centro, a testimonianza di un’attenzione al personale che il ministro ha reso uno dei pilastri del proprio dicastero. “So bene che le 40 operazioni in corso di cui 37 internazionali in 24 Paesi, richiedono un impegno particolarmente oneroso per voi e per le vostre famiglie”, ha detto. In questo senso, “il mio ringraziamento oggi è ancora più sentito per il lavoro che svolgete quotidianamente con passione, per la competenza e la professionalità che siete in grado di esprimere in un settore tanto sensibile e delicato per la sicurezza del Paese”.

LA COLLABORAZIONE CON UNIVERSITÀ E INDUSTRIA

Ma il lavoro di intelligence riguarda anche la collaborazione con il mondo della ricerca e dell’industria. È efficace quel sistema che si dota di “una strategia di cooperazione con il mondo scientifico e universitario, per la ricerca di competenze di alto livello che aiutino a sviluppare le conoscenze di cui abbiamo bisogno”. Così, ha promesso la titolare di palazzo Baracchini, “quello che faremo nei prossimi anni sarà certamente rappresentato da una crescita costante delle nostre competenze specialistiche, e questo avverrà, necessariamente, in simbiosi con il mondo della ricerca universitaria”. Inoltre, “sarà importante anche il dialogo con l’industria, cioè con quelle realtà del mondo produttivo che saranno capaci di innovare e sviluppare le nuove tecnologie, o i nuovi software, per i quali emergeranno nuove esigenze”. Allo stesso modo, “sarà fondamentale la collaborazione con le agenzie del Sistema di informazioni e sicurezza per la Repubblica (al cui vertice c’è il presidente del Consiglio) e la cooperazione internazionale con i Paesi alleati”.


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