L’Ue non molla la presa su Facebook e torna ad occuparsi del delicato tema della privacy degli utenti. Sulla scia del caso Cambridge Analytica – la compagnia accusata di aver sottratto informazioni da diversi milioni di profili social e di aver utilizzato questi dati sensibili per profilare gli elettori – gli europarlamentari sarebbero intenzionati a chiedere un audit del colosso di Menlo Park.
LA BOZZA PRESENTATA
Una bozza di risoluzione presentata giovedì alla Commissione per le libertà civili e la giustizia del Parlamento europeo, racconta Associated Press, invita Facebook ad accettare “un controllo completo e indipendente della sua piattaforma per indagare sulla protezione dei dati e sulla sicurezza dei dati personali”.
La risoluzione, che sarà quasi certamente modificata, dovrebbe comunque essere approvata entro il 10 ottobre prima di sottoporla all’assemblea completa per l’approvazione a fine ottobre. Oltre alle attività di controllo, il documento, aggiunge AP, esorta le autorità giudiziarie europee a indagare su qualsiasi presunto “uso improprio dello spazio politico online da parte di forze straniere” e invita la Commissione di Bruxelles a proporre modi per rafforzare i poteri dell’ufficio dello European Public Prosecutor in modo da poter affrontare i crimini contro le infrastrutture elettorali”.
L’AUDIZIONE DI ZUCKERBERG
A maggio scorso, dopo molte richieste di chiarimenti, l’amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, era stato convocato dal Parlamento europeo e dal suo presidente Antonio Tajani per testimoniare sullo scandalo CA. Ma le rassicurazioni del fondatore del social network più popolare al mondo – dichiaratosi pentito e pronto a implementare importanti novità per proteggere la privacy degli utenti – non devono aver soddisfatto appieno l’assemblea, che ora ritiene necessario un ulteriore approfondimento del funzionamento della piattaforma.
LE ELEZIONI EUROPEE
A preoccupare gli europarlamentari c’è innanzitutto la possibilità che Facebook (ma anche Twitter e altri social network) possa essere vulnerabile rispetto ad attività di interferenza che potrebbero essere messe in atto per alterare il risultato delle prossime elezioni europee, in programma a maggio del 2019. L’Ue ha già messo in campo alcune iniziative per contrastare ingerenze. Il riferimento è in particolare a un emendamento alle norme esistenti sul finanziamento dei partiti che vieterebbe la raccolta e l’uso dei dati degli utenti a fini di profilazione. L’emendamento si applicherà solo ai “gruppi politici” europei, in quanto la Commissione europea non ha l’autorità di sanzionare direttamente i partiti politici dei singoli Paesi. Ciò significa che le coalizioni larghe nel loro insieme – come il Partito popolare europeo, quello socialista, eccetera – sarebbero multate se fossero giudicate colpevoli di uso improprio di dati personali per scopi politici (ad esempio micro-targeting).