Sulla Libia è ormai scontro aperto tra Roma e Parigi. Le nuove accuse ai cugini d’oltralpe arrivano dal ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini, che al termine dell’odierno Consiglio dei ministri ha parlato dello stato d’emergenza proclamato a Tripoli: “Sono preoccupato, penso che dietro ci sia qualcuno”. Poi, “chiedete alla Francia, nulla succede per caso”, ha detto rispondendo a chi gli chiedeva delle passate dichiarazioni con cui aveva definito la Libia “un porto sicuro”.
GLI SCONTRI A TRIPOLI
Esclusi, ad ogni modo, “interventi militari che non risolvono nulla”, ha spiegato il numero uno del Viminale facendo seguito ad alcune indiscrezioni che volevano l’Italia pronta a inviare le Forze speciali nel Paese nordafricano. Attualmente però la situazione a Tripoli resta molto calda. Come ricostruito da Formiche.net, gli scontri tra le forze libiche del premier Fayez al Serraj, individuato dall’Onu per guidare il processo di pacificazione, e la Settima brigata guidata da Abdel Rahim al Kani non si placano. Dietro l’azione della Settima (milizia ora allineata con gli islamisti di Khalifa Ghwell, deposto primo ministro del governo tripolitano) potrebbe esserci le mire di Parigi, che non ha mai nascosto l’insofferenza per gli interessi italiani e per lo stesso processo onusiano, ad esempio avanzando l’idea di elezioni entro la fine dell’anno, salvo poi l’alt tanto dell’Onu quanto dell’Italia. “Sembra di vivere un copione già visto: la Francia che destabilizza la Libia per distruggere gli interessi italiani”, ha detto a Formiche Michela Mercuri, docente di Paesi mediterranei all’Università di Macerata e autrice del libro Incognita Libia. “Nel 2011 – ha aggiunto l’esperta – noi siamo intervenuti in Libia, pagando per condurre una guerra contro i nostri interessi per colpa dei francesi. E ora la Francia sembra volerci scippare di nuovo la Libia che, con fatica, abbiamo tentato di ravvicinare all’Italia”.
LE PAROLE DI SALVINI
La medesima lettura emerge dalle parole di Matteo Salvini. Riferendosi agli scontri, si è detto preoccupato: “Penso che dietro ci sia qualcuno; qualcuno che ha fatto una guerra che non si doveva fare, che convoca elezioni senza sentire gli alleati e le fazioni locali, qualcuno che è andato a fare forzature, a esportare la democrazia, cose che non funzionano mai”. L’attacco a Parigi è secco, senza troppi giri di parole: “Il mio timore è che qualcuno per motivi economici nazionali metta a rischio la stabilità dell’interno nord Africa e conseguentemente dell’Europa”. Da questo nasce però la convinzione che l’Italia debba continuare a sostenere i propri interessi e il processo di pace. Il nostro Paese, ha detto Salvini, “deve essere la protagonista della pacificazione in Libia; le incursioni di altri che hanno altri interessi non devono prevalere sul bene comune che è la pace”. Così, dal ministro dell’Interno è arrivato il “massimo sostegno alle autorità libiche riconosciute, il ringraziamento degli italiani alla guardia costiera libica che sta continuando a fare positivamente il suo lavoro”. Poi, il riferimento a un eventuale nuovo viaggio nel Paese: “Speriamo di tornarci il prima possibile. Anch’io sono disposto a correre qualche rischio e tornarci il prima possibile perché è troppo importante una Libia finalmente pacificata”.
COSA FARE
Suggerimenti sul da farsi per evitare di arrivare a una situazione irreversibili in Libia sono arrivati dall’esperta Mercuri: “La nostra conoscenza degli attori locali in questo senso è molto utile per dare vita a un accordo con i gruppi con cui si può dialogare ed escludere le istanze più estremiste”. Poi, si dovrà passare obbligatoriamente da Il Cairo. Il presidente al Sisi è vicino al generale della Cirenaica Khalifa Haftar, avversario di Serraj. Ultimamente si sono susseguiti viaggi di esponenti italiani in Egitto e si è parlato di Libia, ma soprattutto di grandi affari economici”, ha detto Mercuri citando “un’ulteriore scoperta di gas da parte dell’Eni che potrebbe arrivare a derogare 700mila metri cubi di gas al giorno; credo che sarebbe importante per l’Italia giocare la carta economica per convincere Il Cairo”. Poi, ci sono gli Stati Uniti, che nell’incontro di luglio tra il presidente Donald Trump e il premier Giuseppe Conte hanno riconosciuto all’Italia la leadership nel Mediterraneo. “La Libia non è in cima alle priorità del governo americano però il terrorismo sì; una destabilizzazione delle coste libiche non può che comportare rischi; questo – ha concluso l’esperta – può essere un buon argomento per l’Italia per cercare di convincere gli americani a stare dalla nostra parte”.