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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

Nel Mediterraneo, stessa acqua, diversi business

Di Margherita Cappelletto e Fabio Fava
vertice libia mediterraneo

Le società del Mediterraneo dipendono fortemente dalle risorse che il mare offre loro e dalle attività economiche e industriali a esso associate.L’Italia non fa eccezione. I settori della pesca, della cantieristica, del trasporto marittimo, delle estrazioni off-shore e del turismo contribuiscono significativamente alla crescita socioeconomica del Paese, che nel settore conta 200mila imprese, 800mila occupati e oltre 40 miliardi di euro annidi fatturato, con trend molto positivi nella cantieristica, dove l’Italia detiene la leader- ship mondiale. A dette attività si affiancano l’acquacoltura, lo sfruttamento delle risorse dal mare profondo, le energie alternative dal mare (onde, correnti e vento) e le biotecnologie blu, tutti settori con un potenziale di crescita notevole. In alcuni, in particolare, le piccole e medie imprese giocano un ruolo-chiave nel colmare il gap tra la ricerca e il trasferimento tecnologico e dunque lo sfruttamento commerciale dell’innovazione. Le attività dell’Economia blu, seppur interconnesse, sono mosse da interessi molto diversi. Le varie comunità si contendono la stessa risorsa e sovente gli stessi spazi. L’acquacoltura, per esempio, che raddoppierà dimensioni e fatturato entro il 2030, entrerà presto in competizione, per l’uso dello spazio costiero, con l’industria del turismo.

Non è dunque un caso che l’Europa abbia adottato una direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo per indirizzare le azioni, favorire la cooperazione e proteggere l’ambiente. Se si guarda poi all’area mediterranea, con la sua instabile situazione geopolitica, la complessità aumenta. La cooperazione tra molteplici attori, settori e governi è dunque indispensabile così come l’adozione di meccanismi di governance adeguati a garantire una crescita economica sostenibile, rispettosa della salute degli ecosistemi e dunque duratura, in grado di garantire prosperità oltre che la disponibilità delle risorse nel lungo termine. Realizzare prodotti e soluzioni sostenibili costituisce di per sé un vantaggio competitivo anche nell’industria del mare.

Sicurezza, efficienza e basso impatto ambientale sono al centro degli investimenti in ricerca e innovazione dell’industria del trasporto marittimo, impegnata a sviluppare una mobilità integrata, interconnessa, automatizzata ed efficiente per il trasporto di beni e persone. Se si considera che sul Mediterraneo affacciano oltre 450 porti e transita un terzo del volume di merci globali trasportato via mare, è facile intuire la rilevanza di questi sforzi. La riduzione dei consumi, delle emissioni e dei rifiuti delle navi da crociera come la parziale sostituzione delle plastiche tradizionali con bio-plastiche compostabili, la conversione delle piattaforme off-shore non più utilizzate a  fini minerari in impianti per la produzione di energia rinnovabile e per l’acquacoltura sono alcune delle priorità delle agende strategiche di ricerca e innovazione per la Crescita blu del Mediterraneo.

Un’altra sfida sociale in cima alle agende è legata alla protezione delle coste dalle pressioni naturali e antropiche. In luoghi dove la popolazione quasi raddoppia nella stagione turistica, con tutte le difficoltà connesse, differenziare le rotte distribuendo i  flussi durante tutto l’anno può gene- rare nuovi indotti. Così come risolvere in modo sostenibile i rischi connessi all’erosione costiera non è soltanto una necessità delle autorità locali per salvaguardare la stagione balneare, ma un’occasione di sviluppo per il territorio. Reti più o meno visibili solcano la superficie e le profondità dei nostri mari: diramazioni della via della seta marittima delXXI secolo, parte dell’iniziativa cinese One belt one road (Obor), oleodotti e gasdotti per l’approvvigionamento energetico,  fibre ottiche per le comunicazioni. Le infrastrutture sono uno dei fattori-chiave per abilitare l’innovazione e una platea sempre più nutrita di utilizzatori  finali vorrà accedere ai dati ambientali, nell’ottica di generare nuova economia. Attualmente i mari sono al centro delle politiche internazionali, delle Nazioni Unite, del G7 ed europee.

I Paesi del Mediterraneo, la Commissione europea e l’Unione per il Mediterraneo stanno lavorando insieme allo sviluppo dell’iniziativa Blue- med. L’Italia ha un ruolo trainante, e non potrebbe essere altrimenti considerati gli 8mila chilometri di costa e la posizione di unico grande Paese europeo al centro del Mediterraneo. A livello nazionale, è stato costituito il cluster tecnologico nazionale Big (Blue italian growth) e la presidenza del Consiglio dei ministri ha approvato la Strategia nazionale per la bio-economia, che declina anche gli aspetti blu. Molto ci si aspetta dalle Strategie regionali di specializzazione intelligente, mirate alla dimensione locale e alle ricadute sul territorio. Immaginare il bacino mediterraneo come un hub dell’innovazione sostenibile è un progetto ambizioso e perseguibile. È il momento di costruire insieme traiettorie di Crescita blu.

Articolo pubblicato sul numero 136 della rivista Formiche

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