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Una grande alleanza per rilanciare il Pd. Da Twitter a una cena (idea Da Empoli)

Il momento non è dei migliori per il Partito Democratico. Il presidente, Matteo Orfini, ha da poco lanciato una ipotesi estrema: la formazione politica dovrebbe sciogliersi per provare a sopravvivere. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha subito cercato di disinnescarla dicendo che è una mossa per cercare di rinviare il congresso del partito, già che ancora mancano candidati da presentare nell’ala renziana. Gli altri leader parlano, più o meno delle stesse cose, ma in direzioni diverse, e le voci si disperdono. Nessuno ascolta.

Cosa fare? Qualcuno ci prova, almeno. Tutto è nato con un tweet, iniziativa dello scrittore Giuliano Da Empoli: “La Storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del PD verso l’irrilevanza e la sottomissione al M5S”.

Come ricorda Christian Rocca in un editoriale su La Stampa, ‏Da Empoli non è un twittatore seriale, “ma un intellettuale raffinato e soprattutto l’unico consigliere politico strutturato di Matteo Renzi, fin dai tempi in cui Renzi era sindaco di Firenze e da Empoli assessore alla Cultura del capoluogo toscano”. Chi lo conosce, sa che Da Empoli apprezza – forse più dei social network – il confronto sincero e il dibattito aperto come fermento per l’arricchimento politico e culturale. È stata questa la sua ricetta all’editoriale Marsilio e con il collettivo della rivista Zero, tra altre iniziative. Tutti attorno ad un tavolo per scambiare idee e battute, uno stimolante brainstorming per trovare l’arcobaleno…

Il primo a rispondere è stato l’ex ministro Carlo Calenda, sempre con un tweet che Da Empoli ha definito “magnifico”: “Hai ragione Giuliano. Questo è un invito formale. Vediamoci @PaoloGentiloni @matteorenzi #minniti. Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo”. Un gesto di incredibile impegno civico e politico, che, al di là dell’affiliazione politica, è da ammirare e ringraziare. Non tutti lo farebbero in un difficile momento personale come quello che affronta Calenda per la malattia della moglie. E sì, tutto è molto mediatico e pubblicizzato sui social, come d’altronde sono i nostri tempi, piaccia o no.

“La sensazione è che a parte i tweet e le immancabili comparsate televisive, nessuno di loro sappia che cosa fare – aggiunge Rocca -. Ovviamente non è una mancanza imputabile soltanto a loro: nessuno, nel mondo, sa che cosa fare e l’unico che finora è riuscito a fermare i populisti, il presidente francese Emmanuel Macron, annaspa nelle difficoltà quotidiane in una parabola politica che ricorda minacciosamente l’avvio della fase discendente di Renzi”.

Il giornalista del Der Spiegel, Marcel Pauly, sostiene che “la socialdemocrazia europea lotta per la sopravvivenza politica. Dall’inizio del nuovo millennio ha perso consensi alle elezioni in 15 dei 17 paesi esaminati, e talvolta in maniera clamorosa”. Ed è sempre più vero. L’avanzata delle formazioni politiche sovraniste, condite da retoriche populiste, sta prendendo la rincorsa.

Non resta che partire da una semplice idea per rinnovare le basi. Come disse lo scrittore canadese Robertson Davies, “una buona cena è uno dei trionfi della civiltà sopra la barbarie”.

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