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Putin interviene sul caso Skripal. Difende le sue spie e scarica sui civili

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Il presidente russo, Vladimir Putin, ha detto di aver individuato i due concittadini accusati dal Regno Unito di aver tentato di assassinare Sergei Skripal – ex agente del servizio segreto Gru, pesce piccolo in realtà, che aveva tradito e passato informazioni riservate agli inglesi. “Sono civili, non criminali”, dice Putin. I due, Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, appariranno presto davanti ai media russi per proclamare la propria innocenza.

Putin ha parlato della vicenda, su cui Londra non ha dubbi nell’accusare la Russia (e su queste certezze si è portata dietro la risposta di diversi altri paesi occidentali), dal palco del forum economico di Vladivostok, sotto i riflettori della stampa internazionale: da lì ha rispedito al mittente le accuse inglesi, non è stato il Main Directorate ad avvelenare con l’agente nervino Novichok Skripal (e per sbaglio sua figlia e altre tre persone, di cui una è morta) dice il capo del Cremlino.

“Sappiamo chi sono, li abbiamo trovati” e vorremmo vederli in televisione per difendersi dalle accuse infamanti, ha aggiunto Putin – Scotland Yard ha rilasciato le immagini della CCTV dei due sospetti alla stazione ferroviaria di Salisbury il giorno dell’attacco, dopo essere entrati nel Regno Unito sotto pseudonimi.

La posizione difensiva-aggressiva presa da Putin rischia di allargare il divario tra Mosca e Londra, con le relazioni che sono già al massimo della tensione dopo che gli inglesi hanno ordinato, come misura sanzionatoria per le responsabilità delle agenzie del Cremlino sul caso Skripal, l’espulsione di alcuni funzionari dell’ambasciata considerati uomini dello spionaggio russo – decisione che si è portata dietro le mosse identiche di dozzine di paese europei e degli Stati Uniti, e quelle simmetriche dalla Russia.

Nei giorni scorsi il Guardian ha ottenuto informazioni a proposito di un’altra vicenda da giallo a sfondo spionistico che riguarda i russi in Gran Bretagna: la morte, improvvisa (e sospetta) di Nikolai Glushkov, oligarca russo esule da Mosca, molto intimo di Boris Berezovsky (impiccatosi anni fa, ma sul cui suicidio non c’è ancora chiarezza) ritrovato a metà marzo – una settimana dopo l’attacco agli Skripal – senza vita nella sua casa di New Malden, sobborgo del south-west londinese.

Secondo le info del Guardian, nel 2013 Glushkov scampò un tentativo di avvelenamento al Grand Hotel di Broad Street a Bristol, dove due uomini lo avevano incontrato. Era novembre, sei mesi prima Glushkov aveva pubblicamente accusato il Cremlino di avere inscenato il suicidio di Berezovsky, oppositore politico che Putin avrebbe ordinato di eliminare. Una sera due russi gli si avvicinarono, gli offrirono dello champagne, lui accettò di bere insieme a loro anche se non li conosceva. A un certo punto andò in bagno, tornò al tavolo coi due e poi si ritrovò collassato sul pavimento della sua camera.

Il Guardian ha la testimonianza di uno dei paramedici che lo hanno soccorso, il quale dice adesso di averlo trovato con eritemi sul petto e sul volto che sembravano segni di avvelenamento, e conferme dalla polizia locale. A marzo 2018, Glushkov è stato trovato morto dalla figlia e dal genero nella sua casa di Londra con segni di compressione al collo.

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