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Elezioni in Svezia, l’avanzata dell’ultradestra e l’ombra di Mosca

L’estrema destra si fa forte in Svezia. Domenica 9 settembre potrebbe essere la formazione politica più votata, per la prima volta nella storia del Paese. Secondo l’ultimo sondaggio elettorale di YouGov (che risale a mercoledì 5 settembre) i Democratici di Svezia (SD) potrebbero raggiungere il 24,8% dei voti. Le ultime sparatorie nella periferia a Malmö e Helsingborg, al sud del Paese, hanno contribuito a un ulteriore aumento del consenso.

In caso di conferma delle proiezioni di YouGov, il partito SD sorpasserebbe i due partiti tradizionali in Svezia: i Socialdemocratici (con il 23,8% nei sondaggi) e il Partito Moderato (con il 16,5%). Altri sondaggi sono meno ottimisti, collocano l’estrema destra tra il 19 e il 20%. Comunque, la tendenza in salita è confermata. Nel 2014 aveva avuto il 12,9% dei voti e la prima volta in Parlamento è stata solo otto anni fa, con il 5,7%.

Il partito SD è riuscito a svincolarsi dalle sue origini neonaziste, riuscendo a guadagnare elettori nel centrodestra e centrosinistra. Tuttavia, non ha mai rinnegato il passato. Nella pagina web del partito si legge che nei suoi 30 anni “il cammino non sempre è stato per la retta via. Ci siamo guardati dentro e abbiamo capito che molte volte ci siamo sbagliati, soprattutto nei primi anni. Abbiamo però maturato e imparato dalle nostre esperienze”. Ora la colonna vertebrale del programma di governo (vincente) è una dura politica anti-immigrati, come reazione alla crisi di rifugiati del 2015 e la fallita politica di “porte aperte” dell’ultimo governo del centrosinistra svedese.

Il leader del SD si chiama Jimmie Åkesson, un giovane politico immagine della nuova destra. Ha 39 anni ed è alla guida del partito SD da 13 anni. Frequentò la facoltà di Scienze politiche all’Università di Lund, ma non si è mai laureato. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla politica ha lavorato come web designer. Carismatico e moderato nei toni, è l’artefice della trovata elettorale dell’ultradestra in Svezia, secondo molti analisti politici.

In caso di vittoria della destra, prenderebbe forza l’ipotesi del “Swexit”. A giugno, Åkesson ha confermato al quotidiano Financial Times il progetto di uscire dall’Europa. “Non vogliamo appartenere ad un’organizzazione sovra-nazionale. L’Unione europea è un’enorme rete di corruzione”. Nonostante (per ora) l’iniziativa non ha molti sostenitori, il leader dei Democratici Svedesi fa campagna per un referendum sull’uscita dall’Ue.

In Europa, Åkesson conta già con molti alleati che condividono la sua linea politica. Il ministro dell’Interno e vicepremier italiano, Matteo Salvini, ad esempio. “Domenica si vota in Svezia, la culla del welfare e dell’accoglienza che ha gravi problemi di integrazione – ha dichiarato Salvini -. Non è un caso: come denuncia il Partito dei Democratici svedesi, la generosità dello Stato fa da calamita per una miriade di clandestini. Faccio i migliori auguri al partito di Jimmie Åkesson. Dopo il voto, spero di poterlo incontrare e di trovarlo in una nuova e prestigiosa veste istituzionale”.

Oltre il tema dei rifugiati, richiedenti asilo e deportati, anche la Russia e le politiche di difesa della Svezia da interventi stranieri hanno avuto spazio nella campagna elettorale. Per contenere il timore di una presunta ingerenza da parte di Mosca nel processo elettorale (come nel referendum sulla Brexit in Regno Unito e nelle elezioni americane), Stoccolma ha deciso di avviare un piano con forze speciali (con 7mila funzionari) che controllano e analizzano qualsiasi movimento sospetto in rete. Da mesi c’è una campagna divulgativa su come funziona la propaganda russa.

Uno studio dell’Istituto Svedese di Affari Internazionali sostiene che c’è “un’ampia varietà di azioni russe” per influire nell’opinione pubblica del Paese. Secondo il report, sono state pubblicate fake news per “indicare la Nato come un aggressore e una minaccia nucleare, l’Unione europea come un’istituzione in declinio e la Russia come un Paese minacciato dai governi occidentali ostili”. Anders Thornberg, capo del Servizio di Sicurezza svedese, ha confermato alla Bbc i sospetti di un’interferenza politica: “La maggior minaccia per la nostra sicurezza, in questo senso, arriva dalla Russia”. La protezione del sistema democratico è diventata una priorità per la sicurezza nazionale svedese. Dal risultato delle elezioni di domenica dipenderà non solo il futuro della Svezia, ma anche la salute del progetto europeo.

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