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Libia, è stato di emergenza a Tripoli. Perché riguarda anche Roma

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Massimo livello di allerta a Tripoli. La situazione della capitale libica sta infatti precipitando a vista d’occhio. Prima la dichiarazione del leader della Settima Brigata Abel Rahim Al Kani sull’assalto che verrà condotto “nelle prossime ore” sul quartiere tripolino di Abu Salim, e poi, subito dopo l’annuncio del premier Fayez Al Serraj sull’immediata decisione di proclamare lo stato di emergenza nella città. Una decisione presa “per proteggere la sicurezza dei civili, le infrastrutture pubbliche e le istituzioni vitali del Paese”, ha dichiarato il Consiglio di presidenza del governo riconosciuto dalla comunità internazionale. La Brigata, infatti, “continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata”, ha affermato Al Kani ai media locali, specificando come le milizie siano “posizionate lungo la strada per l’aeroporto”, la cui chiusura è stata annunciata due giorni fa anche se fonti locali parlano di voli ancora in corso seppure in numeri limitatissimi.

Intanto dopo fughe di notizie e smentite della Farnesina, arriva la conferma della evacuazione del personale diplomatico e di lavoratori italiani. Sono su una nave militare che farà tappa a Malta. Resta nella capitale libica una rappresentanza molto ristretta tale da non far ammainare la bandiera. Solo alcune ore prima l’Ambasciata italiana Libia aveva scritto su Twitter che sarebbe rimasta aperta. “Continuiamo a stare vicini all’amata gente di Tripoli in questo frangente difficile”. La grandissima parte del contingente militare italiano resta a Misurata a presidio di un ospedale (“Stanno bene” hanno rassicurato fonti della Difesa vicine alla ministra Trenta).

Il governo riconosciuto dalle Nazioni Unite ha fatto sapere che “ciò che è accaduto e sta avvenendo nelle aree limitrofe è un attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi cittadini che non può essere tollerato”. Inoltre, sempre il Consiglio di presidenza precisa che quanto avvenuto “nell’ambito di tentativi di minare il processo di transizione politica pacifica, rappresenta un aborto spontaneo degli sforzi locali e internazionali di raggiungere la stabilità nel Paese”. E infine ribadisce “la necessità di cessare le ostilità nella capitale e di rispettare la tregua concordata con la missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia”. Parole inascoltate.

Come se non bastasse, infine, circa 400 detenuti (alcune fonti locali ne contano oltre mille) sono evasi grazie all’aiuto di un gruppo armato non identificato, dopo una rivolta in un carcere in un sobborgo meridionale di Tripoli. “I detenuti sono riusciti a forzare le porte e andarsene”, mentre i combattimenti tra le milizie rivali imperversavano vicino alla prigione di Ain Zara, si legge in un comunicato. Un’escalation di caos che ha provocato, fino ad ora 39 morti. Reuters riporta che solo nelle ultime ore un razzo ha colpito un campo per sfollati, uccidendo due persone.

Sullo sfondo, le valutazioni politiche e strategiche sulla postura italiana nel rapporto con gli alleati a proposito della Libia. In una analisi pubblicata dallo Iai, l’esperto Roberto Aliboni afferma che “se la politica verso la Libia rimarrà quella di Salvini l’intesa europea non ci sarà e l’alleanza con gli Usa potrebbe anche aumentare l’isolamento dell’Italia e quindi la sua debolezza”. Il tema è quello del rapporto con la Francia e l’Unione europea. Il tema è controverso e la linea dell’esecutivo Conte (quella che viene attribuita al ministro dell’Interno) gode di non pochi consensi nel Paese.

Il 10 novembre Roma vuole ospitare la Conferenza sulla Libia e poi dopo due settimane ci sarà la quarta edizione di Med, ormai l’appuntamento internazionale più rilevante dedicato all’area Mena. Come arriverà il governo a questi appuntamenti? E nel frattempo la sicurezza della Libia incrocia politica estera e politica interna romana (il convitato di pietra è il nuovo assetto dell’intelligence). Ecco perché l’emergenza di Tripoli attraversa il mare, come i migranti e senza bisogno della Diciotti. Punta a sbarcare sulle nostre coste.

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