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La notizia che può far felice Salvini. Ecco come debellare la tubercolosi

tubercolosi salute

L’attualità dei nostri giorni non ci risparmia, o almeno non ancora del tutto, dalla piaga delle malattie infettive. Da ebola al morbillo, sono diverse le morti registrate, anche in Italia negli ultimi anni, e legate ad una recrudescenza di questo tipo di infezioni. Tra queste c’è la tubercolosi, che forse, ancora oggi, resta quella maggiormente imputabile come principale causa di morte per epidemia in tutto il mondo. Solo nel 2017 si contano circa 1,6 milioni di decessi legati alla sua contrazione, un dato indicativo e non sottovalutabile. Tuttavia, una importante novità potrebbe sdoganare il pericolo legato alla Tbc, aprendo un varco verso una storica rivoluzione del mondo della medicina. Per la prima volta, infatti, un vaccino sperimentale, messo a punto da Global Vaccines Gsk, ha ridotto significativamente il rischio di contagio da tubercolosi, mostrando un’efficacia del 54%. E se contiamo che la scoperta arriva in un momento estremamente delicato, soprattutto in Europa, in cui malattie infettive come la Tbc hanno ripreso a diffondersi in modo più o meno uniforme, facendo suonare il campanello d’allarme delle istituzioni, ci rendiamo conto di come sia necessario continuare ad investire ad alto livello in queste ricerche.

I risultati arrivano dopo due lunghi anni di sperimentazione e attraverso tassi di risposta differenziati, osservati in diversi sottogruppi demografici. Lo studio, inoltre, condotto appunto da Global Vaccines Gsk  in collaborazione con Aeras, è stato finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation, dal dipartimento per lo Sviluppo internazionale del Regno Unito, dalla direzione generale per la Cooperazione internazionale nei Paesi Bassi e dall’Agenzia australiana per lo sviluppo internazionale. “Questi primi risultati rappresentano una significativa innovazione nello sviluppo di un nuovo e necessario vaccino e fanno progredire le conoscenze scientifiche sulla tubercolosi”, ha dichiarato il dottor Emmanuel Hanon, vicepresidente senior e capo della R&S, Global Vaccines Gsk.

Ma, concretamente, quali sono le fasi che hanno condotto gli scienziati ad apporre l’importante vessillo scientifico sulla scoperta?

LO STUDIO E I RISULTATI

La notizia di rilevanza unica, fa da cappello a uno studio condotto nelle regioni endemiche della tubercolosi (tra cui Kenya, Sudafrica e Zambia), i cui risultati sono stati pubblicati dal New England Journal of Medicine, giusto in tempo per essere presentati alla prima riunione di alto livello sul tema all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Non bisogna dimenticare, infatti, che a livello globale continuano ancora oggi ad emergere nuovi ceppi della malattia, più resistenti ai farmaci, tanto che anche l’unico attuale vaccino disponibile per proteggersi dall’infezione, il Bcg, non fornisce comunque una protezione comprovata e costante negli adulti dei Paesi maggiormente afflitti dalle epidemie di questo tipo.

Il vaccino in sperimentazione è chiamato M72/A S01E e ha coinvolto circa 3.573 adulti sieronegativi, cioè non affetti dal virus dell’Hiv. I partecipanti, divisi in due gruppi, hanno ricevuto due dosi o di vaccino o, in alternativa, di placebo a 30 giorni di distanza l’uno dall’altro, venendo successivamente seguiti per almeno i due anni successivi, in modo da monitorare l’evoluzione la risposta dell’organismo. In definitiva, solo 10 partecipanti del gruppo dei vaccini hanno sviluppato la malattia attivamente, rispetto ai 22 del gruppo che ha assunto il placebo.

L’IMPORTANZA ODIERNA PER LA SALUTE PUBBLICA

Jacqui Shea, Chief Executive Officer di Aeras, che ha contribuito alla partnership dello sviluppo clinico del vaccino contro la tubercolosi, oltre che alle capacità operative cliniche e ai forti legami con i siti clinici africani e delle comunità di pazienti, ha detto: “Questo studio rivoluzionario dimostra – per la prima volta – come un vaccino può ridurre significativamente l’incidenza della tubercolosi polmonare in adulti sani e sieronegativi con infezione da tubercolosi latente, e che è possibile ottenere vaccini più efficaci contro la tubercolosi”.

Nonostante la scoperta resti rivoluzionaria, comunque Shea aggiunge: “Data l’enorme necessità di salute pubblica, l’importanza di questi risultati promettenti, che devono essere confermati da ulteriori ricerche cliniche, non può essere sopravvalutata. Un vaccino efficace, in grado di ridurre la trasmissione, sarebbe di gran lunga il nuovo intervento più incisivo per porre fine all’epidemia globale di tubercolosi”.

E questo perché, tutti i dati pubblicati sul New England Journal of Medicine restano comunque risultati iniziali, in cui si osserva un’efficacia variabile e circoscritta ad un numero limitato di persone. L’analisi finale, inoltre, dovrà necessariamente essere condotta quando tutti gli elementi saranno confermati, dopo la conclusione dello studio nel 2019.



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