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Vero o fake?

Qualche tempo fa, facendo zapping, mi imbatto in un video che avevo già visto sui social. Un’aquila reale che, sollevandolo con i suoi artigli, tenta di rapire un bambino in un parco pubblico. Il volatile era forte e maestoso e il bimbo piccolo e indifeso. Per la serie “archetipo della natura che si ribella all’uomo” e così via.

Era un video bufala e il programma che ne svelava i segreti della post produzione si intitolava “Vero o fake?”, trasmesso dal canale Blaze. Per PRIMOPIANOSCALAc, noi di Telos A&S abbiamo intervistato uno dei principali bufalologi italiani. È Walter Quattrociocchi ed è il Coordinatore del Laboratorio di Data science e Complexity dell’Universita Ca’ Foscari di Venezia. Leggi l’intervista.

Perché prendiamo per buono tutto quello che passa il convento di Internet? O, meglio, riformulo la domanda: perché usiamo la Rete per corroborare i nostri pregiudizi più che per verificare se le nostre opinioni sono basate su un briciolo di verità? Siamo pigri? Siamo analfabeti di ritorno? Ci rassicurano il bianco e il nero delle opinioni mentre i grigi del processo argomentativo ci gettano nel panico?

La questione da porsi è come contrastare il fenomeno. Secondo Walter Quattrociocchi, il debunking, ossia smontare le fake news fornendo le fonti, serve a poco. “Su Internet troviamo un ambiente con una quantità sconfinata di informazioni e tendiamo a selezionare quelle che più aderiscono alla nostra visione del mondo: il confirmation bias (pregiudizio di conferma) e a circondarci di persone affini, che la pensano allo stesso modo: le cosiddette echo chamber (neologismo introdotto dalla Treccani lo scorso anno), cioè casse di risonanza” afferma Quattrociocchi.

Per bloccare sul nascere il formarsi delle echo chamber, è importate giocare d’anticipo. Per questo il gruppo di ricerca di Ca’ Foscari ha dato vita a una serie di algoritmi che permettono di individuare sul nascere argomenti che possono portare a discussioni polarizzanti, con il loro naturale strascico di fake news.

Anche il Parlamento italiano si sta interessando del problema, ad esempio, Emanuele Fiano, responsabile nazionale sicurezza del Pd, ha presentato lo scorso 3 agosto, una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla “diffusione intenzionale e massiva di informazioni false attraverso la rete internet e sul diritto all’informazione e alla libera formazione dell’opinione pubblica” (A.C. 1056).

Le iniziative del Parlamento sono fondamentali ma, a mio avviso, devono essere accompagnate da un contrasto serio sui social media, proprio dove le bufale proliferano. È interessante il caso dello scienziato Roberto Burioni, che ha usato la tipica ironia del web per smontare le agguerrite dichiarazioni del popolo dei no vax. Un esempio? All’affermazione “recenti studi hanno messo in luce collegamenti tra le vaccinazioni e malattie quali leucemia, intossicazioni, infiammazioni…” Burioni risponde con un laconico “recenti studi = mio cugino”.

Basterà? Secondo Quattrociocchi non proprio.

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