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Alleanza militare fra Russia e Cina? Vostok non è solo un’imponente esercitazione

Di Fulvio Moriani
Vostok

E Trump spinse Putin nella braccia di Xi. Chissà se sarà ricordata così, nei prossimi anni, l’esercitazione Vostok-18, la più grande manovra militare russa dalla fine della Guerra fredda. Eppure, dopo anni di frizione, Mosca e Pechino non sono mai state così vicine, e secondo gli esperti ciò è da attribuire soprattutto all’assertività statunitense sul fronte delle sanzioni e del commercio internazionale. Non sarebbe un caso che, mentre 300mila soldati e 40mila veicoli si muovono in Siberia orientale, Putin incontra Xi Jinping a Vladivostok. L’obiettivo? Rilanciare il progetto di un ordine mondiale meno Usa-centrico, grazie a una reciproca fiducia che, utilizzando le parole di Putin, “spazia dalla politica, alla sicurezza e alla difesa”.

SI RICUCIONO I RAPPORTI SINO-RUSSI

Il confine sino-sovietico ha rappresentato, a partire dagli anni 60, un motivo di forti contrasti fra Russia e Cina, causando sporadiche scaramucce che, pur non degenerando in una guerra aperta fra le due potenze, contribuirono a gettare le basi per la visita di Nixon a Mao del 1972. Oggi, la situazione sembrerebbe essere diametralmente opposta. Infatti, dall’11 al 15 settembre, nella Siberia orientale, al confine fra i due Paesi asiatici, si sta svolgendo Vostok-18, la più grande esercitazione militare russa dagli anni 80. La Cina partecipa ai giochi di guerra russi e ciò contribuisce a evidenziare il processo di avvicinamento fra il governo di Putin e quello di Xi.

L’INCONTRO TRA PUTIN E XI

Proprio i due leader, inoltre, si incontrano in questi giorni alla conferenza economica di Vladivostok, insieme ai colleghi dei governi giapponese e sudcoreano Shinzo Abe e Lee Nak-yeon. A rilevare l’ottimo momento per le relazioni sino-sovietiche è intervenuto Alexander Gabuev, presidente del Programma Russia in the Asia-Pacific Program presso il Carnegie Moscow Center. Secondo Gabuev, le esercitazioni russe segnano un importante passo in avanti nelle relazioni fra Russia e Cina. Lasciate alle spalle le dispute di frontiera, le due potenze avrebbero in effetti intrapreso un percorso di avvicinamento, sviluppando, anche grazie all’amicizia personale fra Putin e Xi, “collaborazioni commerciali, energetiche, e in materia di investimenti e sicurezza più forti, con intese siglate da banche cinesi per finanziare progetti energetici, accordi per forniture di gas e petrolio e joint venture fra imprese”.

L’EFFETTO USA

L’avvicinamento russo alla Cina sembrerebbe essere una conseguenza diretta anche delle sanzioni imposte a Mosca nel 2014. Florence Cahill, senior analyst presso GPW, una società che offre consulenze sui rischi politici, ritiene infatti che Mosca e Pechino siano inevitabilmente destinate ad avvicinarsi in virtù del difficile stato dei rapporti che entrambe intrattengono con gli Stati Uniti, tra sanzioni e guerre commerciali. Così, sostiene l’esperto, finché prevarrà un ordine mondiale centrato sugli Usa, la cooperazione su più livelli fra Russia e Cina sarà sempre più forte della competizione. Non a caso, il generale dell’Aeronautica cinese Xu Qiliang ha evidenziato il raggiungimento di un picco positivo storico nella collaborazione militare fra Russia e Cina, e il progressivo approfondimento della reciproca fiducia a livello strategico.

I NUMERI DELL’ESERCITAZIONE

Nel rispetto degli accordi di Vienna del 2011, che prevedono l’obbligo di comunicazione di esercitazioni che implichino l’impiego di più di 13.000 unità, i numeri di Vostok-18 sono statti resi noti agli alleati Nato. In questo modo, si è evitato il ripetersi delle accuse avanzate l’anno scorso, durante analoghe esercitazioni russe al confine con Lituania e Polonia, a riguardo di presunte sottostime fornite dal governo russo sul numero di unità impiegate. L’esercitazione coinvolgerà 300.000 militari e quasi 40.000 veicoli. La Cina parteciperà attraverso l’impiego di 3.200 militari e 900 aeromobili. Come dichiarato da Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore della Difesa russo, le esercitazioni simuleranno un attacco straniero, con tanto di massicci bombardamenti aerei, missili Cruise, operazioni difensive e offensive, raid e manovre di accerchiamento.

LE FINALITÀ OPERATIVE…

I vertici russi hanno negato qualunque intento aggressivo sotteso all’esercitazione. In particolare, Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli esteri russo, ha posto l’accento sull’abitudine del governo russo a essere infondatamente accusato di tramare grandi conflitti, anche da parte di rappresentanti della Nato. Diversi analisti sostengono che l’esercitazione servirà a russi e cinesi per saggiare le rispettive capacità militari. Mentre, infatti, l’efficienza delle Forze armate russe è stata testata a più riprese in Ucraina e, soprattutto, in Siria, l’esercito cinese non è impiegato in missioni di combattimento da decenni. Per i russi, dunque, sarà un’ottima occasione per capire a che punto sia arrivato lo sviluppo militare cinese, mentre i cinesi potranno cercare di carpire utili informazioni sulle strategie e sulle dotazioni russe.

…E STRATEGICHE

Oltre alle dinamiche operative, ogni esercitazione ha in sé obiettivi di carattere strategico. Per Mosca, si tratta di ricalibrare il proprio posizionamento nel quadrante asiatico e pacifico, anche attraverso dei legami nel campo della difesa con Pechino. Ricorrere a esercitazioni comuni porrebbe rimedio alla perdita d’influenza russa sulla Cina sul piano delle forniture militari. Non è un segreto che Pechino stia lavorando a pieno ritmo per un’autonomia nel campo degli armamenti, slegandosi dai fornitori tradizionali, con la Russia in cima alla lista. Per fare solo un esempio, è stata ormai annunciata la vicina produzione di un motore definito “perfetto”, lo Xian WS-15, che, una volta installato sui velivoli stealth Chengdu J-20, permetterà l’abbandono del motopropulsore made in Russia NPO Saturn AL-31F.

GLI INCONTRI DI PUTIN

Tutto questo è legato a doppio filo agli incontri tra i vertici. Vostok-18 si svolge parallelamente al Forum economico d’oriente, in scena a Vladivostok (città dell’estremo est russo), in cui si ritrovano Xi, Putin, Shinzo Abe e Lee Nak-yen. Oltre la Cina, Putin guarda infatti anche al Sol Levante, e non è escluso dagli esperti un graduale avvicinamento a Tokyo, soprattutto nell’ottica di espansione dell’influenza russa alla penisola coreana. Infatti, nel caso in cui la Russia riuscisse a incunearsi nei rapporti fra Nord Corea e Stati Uniti, potrebbe proporsi come un mediatore meno ingombrante per la Corea di quanto sia oggi la Cina, costringendo Abe e Trump a interfacciarsi col Cremlino nei negoziati con Kim Jong-un.

I RISCHI

Tuttavia, l’esercitazione sino-russa potrebbe influenzare negativamente alcuni equilibri già fragili dell’est asiatico. In particolare, la partecipazione cinese ai giochi di guerra potrebbe infastidire gli Usa, in un momento in cui la stabilità è condizione fondamentale per ottenere progressi nei negoziati con Pyongyang. Kwon Hyuk-chul, un esperto di sicurezza dell’università di Kookmin di Seoul, sostiene infatti che se l’avvicinamento fra Russia e Cina implicasse un progressivo peggioramento delle relazioni sino-americane, “l’intero processo di denuclearizzazione della penisola coreana potrebbe subire un brusco stop”.

 

 


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