Skip to main content

Ecco perché il Papa ha accettato le dimissioni del cardinale Wuerl

wuerl

“Riconosco nella tua richiesta il cuore del pastore che, allargando lo sguardo per riconoscere un bene maggiore che può giovare alla totalità del corpo, privilegia azioni che sostengano, stimolino e facciano crescere l’unità e la missione della Chiesa al di sopra di ogni tipo di sterile divisione seminata dal padre della menzogna, il quale, cercando di ferire il pastore, non vuole altro se non che le pecore si disperdano”. La lettera che ha inviato Papa Francesco all’arcidiocesi di Washington per accettarne le dimissioni dell’arcivescovo, il cardinale Donald W. Wuerl, mostra con evidenza il trasporto del pontefice verso l’evento in questione. Che non si tratta cioè di una fredda accettazione, di circostanza, della rinuncia del porporato per raggiunti limiti di età, come formalmente apparso. Ma di un epilogo, seppure singolo, di una vicenda tragica come quella della crisi degli abusi sessuali negli Stati Uniti.

Wuerl era colui che avrebbe avuto il compito di fare rispettare le sanzioni inflitte da Papa Benedetto XVI all’arcivescovo Theodore McCarrick, il noto prelato che ha dovuto rimettere la porpora per volere di Bergoglio, paradossalmente assieme all’allora nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, che oggi chiede le dimissioni dell’attuale pontefice nel suo Memoriale, redatto assieme al giornalista Marco Tosatti e pubblicato in Italia dal quotidiano La Verità. L’attuale arcivescovo di Washington, ora ufficialmente dimessosi, è stato accusato di negligenze che, al seguito del rapporto stilato dal Grand Jury della Pennsylvania, lo hanno trascinato in mezzo al ciclone di critiche e di polemiche. Quelle cioè di non avere agito in maniera corretta di fronte alla gestione di alcuni casi di abusi da parte di sacerdoti, durante gli anni in cui era vescovo di Pittsburgh.

Dal suo canto, Wuerl ha dichiarato più volte di non essere mai venuto a conoscenza di alcuno dei fatti incresciosi per i quali avrebbe dovuto prendere provvedimenti. Constatato che, prima di lui, altri prelati erano già venuti a conoscenza delle stesse situazioni legate agli abusi, di ragazzi non ancora giunti alla maggiore età, compiuti dal cardinale americano McCarrick. Esistono infatti anche vicende in cui viene riconosciuto a Wuerl di avere assunto misure corrette, talvolta persino in anticipo, come nel caso delle indagini interne attivate nella sua diocesi nel lontano ’89, quindi molto prima che il modello venisse assunto come obbligatorio. Un caso particolare a lui legato, che ha creato scandalo, è quello di padre George Zirwas, sacerdote accusato di molestie tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta, più volte trasferito da una parrocchia all’altra, con l’ausilio di medici psichiatri per giunta, fino al suo congedo nel ’95, prima del trasferimento a Cuba e della sua morte, vittima di omicidio. Negli stessi anni, però, pare anche che Wuerl abbia avuto informazioni determinanti su casi legati a oltre trenta preti, nella sua ex diocesi. Alcuni dei quali reintegrati o ridestinati ad altri territori.

Comunque sia, l’arcivescovo della capitale statunitense era uno dei cardinali maggiormente esposti sul tema della lotta agli abusi all’interno della Chiesa, in parallelo con l’operato di Papa Francesco e del suo predecessore Benedetto XVI. Wuerl aveva presentato le sue dimissioni nel novembre 2015, ovvero nell’anno del compimento dei suoi 75 anni, come formalmente previsto. Ma il pontefice gli concesse una proroga biennale del suo mandato, come accade sovente, portando molti cardinali ad esercitare il loro ministero vescovile anche fino a ottant’anni. L’accettazione, oggi, da parte di Papa Francesco, che tuttavia lo ha nominato amministratore apostolico fino all’elezione del prossimo arcivescovo, compiacendosi apertamente per il gesto di dimissioni del porporato americano, è quindi indubbiamente legata al contesto americano. “Riconosco nella tua richiesta il cuore del pastore che, allargando lo sguardo per riconoscere un bene maggiore che può giovare alla totalità del corpo, privilegia azioni che sostengano, stimolino e facciano crescere l’unità e la missione della Chiesa al di sopra di ogni tipo di sterile divisione seminata dal padre della menzogna, il quale, cercando di ferire il pastore, non vuole altro che le pecore si disperdano”, si legge nella lettera inviata da Bergoglio al cardinale, e pubblicata sul sito dell’arcidiocesi di Washington.

A sua volta Wuerl, sempre sul sito dell’arcidiocesi, dichiarandosi “profondamente grato” e “toccato” per le parole di Bergoglio, ha pubblicato la sua risposta al pontefice. “La decisione del Santo Padre di provvedere a una nuova leadership all’Arcidiocesi può permettere a tutti i fedeli, clero, religiosi e laici, di concentrarsi sulla guarigione e sul futuro. Permette a questa Chiesa locale di andare avanti. Ancora una volta per eventuali errori di giudizio del passato chiedo scusa e chiedo perdono. Le mie dimissioni sono un modo per esprimere il mio grande e costante amore per voi, popolo della Chiesa di Washington”, è quanto si legge. Wuerl era stato nominato arcivescovo di Washington da Benedetto XVI nel 2006, subentrando a McCarrick, il prelato le cui accuse rivolte, poi scopertesi fondata, sono quelle di avere molestato in serie dei seminaristi minorenni, fino ad arrivare al comprovato abuso avvenuto a New York negli anni Settanta, per il quale l’ex cardinale è stato denunciato. Non bastasse, però, c’è persino chi parla di un dossier-bomba contro il vescovo Kevin Joseph Farrell, importante prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, che ha condiviso per anni l’appartamento con McCarrick ma che ha tuttavia dichiarato di “non sapere nulla” dei suoi “vizi” nascosti.

Nei giorni scorsi, poi, dopo l’annuncio della convocazione da parte del pontefice di tutti i capi delle conferenze episcopali nazionali per discutere del tema degli abusi nella Chiesa, in Vaticano per il febbraio 2019, la Santa sede ha pubblicato una nota in cui risponde, senza tuttavia citarlo mai direttamente, alla lettera di pesanti accuse inviata dall’ex nunzio a Washington Carlo Maria Viganò. “La Santa Sede è consapevole che dall’esame dei fatti e delle circostanze potrebbero emergere delle scelte che non sarebbero coerenti con l’approccio odierno a tali questioni. Tuttavia, come ha detto Papa Francesco, seguiremo la strada della verità, ovunque possa portarci. Sia gli abusi sia la loro copertura non possono essere più tollerati e un diverso trattamento per i Vescovi che li hanno commessi o li hanno coperti rappresenta infatti una forma di clericalismo mai più accettabile”, si legge nella nota.

Nelle scorse settimane si era invece già visto lo stesso Wuerl inginocchiarsi, pubblicamente, nel corso di una Messa per le vittime pedofilia. Dopo che a fine agosto si era già diretto in Vaticano per incontrare Papa Francesco, colloquio al termine del quale ha chiesto alla sua diocesi di “discernere quale fosse per me la migliore decisione da prendere mentre affrontiamo nuove rivelazioni sull’estensione dell’orrore degli abusi clericali sui minori e dei fallimenti dei vescovi nel sorvegliare”, come gli avrebbe chiesto lo stesso Bergoglio. Così si è visto molti sacerdoti schierarsi con lui, e altri che lo invitavano a rassegnare le dimissioni. Che poi puntualmente ha offerto al pontefice.



×

Iscriviti alla newsletter