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Dalla Libia alla modernizzazione dello strumento militare. La riunione del Consiglio supremo di Difesa

Libia, crisi migratoria e budget per il settore. Questi i dossier più caldi sul tavolo del Consiglio Supremo di Difesa, che si è riunito al Quirinale, sotto la presidenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, in un momento particolare per il settore, tra l’attesa per la proroga degli impegni militari all’estero, l’approssimarsi della conferenza di Palermo e gli annunciati tagli al bilancio. Per di più, l’incontro è arrivato nei giorni intensi dei cambi al vertice delle Forze armate, con il generale Alberto Rosso che ha preso la guida dell’Aeronautica militare e il generale Enzo Vecciarelli pronto a diventare nuovo capo di Stato maggiore della Difesa.

L’ORDINE DEL GIORNO

Oltre al presidente Mattarella, vi hanno preso parte il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i due vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i ministri degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, della Difesa Elisabetta Trenta e dell’Economia Giovanni Tria. Presente anche il capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano, alla sua ultima riunione di questo tipo, pronto ad assumere l’incarico di presidente del Comitato militare dell’Unione europea il prossimo martedì. Sono intervenuti inoltre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e il segretario del Consiglio Supremo di Difesa Rolando Mosca Moschini. L’ordine del giorno era di quelli importanti, comprendente tra gli altri “l’esame degli scenari internazionali di crisi, con particolare riguardo alle aree di prioritario interesse nazionale”, ma anche “i principali sviluppi di carattere strategico-militare in ambito Nato e Unione europea”.  Su quest’ultimo aspetto, il Consiglio ha ribadito il supporto alle iniziative di Bruxelles sulla difesa, a partire dalla cooperazione strutturata permanente (Pesco). Per l’Alleanza Atlantica, si legge nel comunicato del vertice, “l‘Italia intende confermare il suo ruolo guida sul fianco sud, che si è recentemente tramutato in iniziative concrete, come quella dell’Hub strategico meridionale a Napoli”.

IL DOSSIER LIBICO

In cima alla lista delle priorità c’è comunque Libia, intricato dossier che riguarda direttamente la sicurezza nazionale, “fattore indispensabile alla sicurezza del Mediterraneo”, si legge nel comunicato del Consiglio. Il nostro Paese ha ormai assunto la leadership internazionale sulla questione, grazie anche al riconoscimento di tale ruolo da parte degli Stati Uniti di Donald Trump, un endorsement arrivato con decisione nell’incontro di fine luglio con Conte. Molto si giocherà a metà mese, quando a Palermo si riunirà la conferenza voluta dal governo per sciogliere il complesso nodo della stabilizzazione. Nei giorni scorsi, il premier Conte ha incontrato sia il premier designato Fayez al-Serraj, sia il generale della Cirenaica Khalifa Haftar, che ha acconsentito a partecipare pur dettando alcune condizioni (qui un approfondimento). L’obiettivo resta la stabilità, da perseguire “con approccio progressivo e inclusivo, cercando la massima convergenza di tutti gli attori in campo”.

LE MISSIONI INTERNAZIONALI

C’è poi il capitolo delle missioni internazionali. Pochi giorni fa, in visita in Iraq, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha confermato la progressiva riduzione del contingente dispiegato nel Paese (attualmente di oltre 1.400 militari), a partire dai soldati posti a protezione della diga di Mosul. Stessa cosa dovrebbe riguardare i 900 uomini presenti in Afghanistan, per cui già il precedente esecutivo aveva immaginato un ridimensionamento di 200 unità. Il tutto, si inserisce nel riorientamento della proiezione militare verso l’area del Mediterraneo e del Sahel, con la missione in Niger che è stata sbloccata solo poche settimane fa e che vedrà un impiego medio di 70 unità per quest’anno. Eppure, tutto deve ancora essere ufficializzato. La copertura finanziaria e giuridica per tutti gli impegni all’estero (38 missioni per oltre 6.500 militari) è scaduta lo scorso 30 settembre. La proroga che dovrebbe ripristinarla fino alla fine dell’anno non è ancora arrivata.

LE PREOCCUPAZIONI PER IL DAESH E LE MIGRAZIONI

In tale ottica, il Consiglio ha espresso “particolare preoccupazione” per la situazione nel teatro siro-iracheno, “nonostante il forte ridimensionamento della presenza di Daesh nell’area”. Difatti, si registra “la contestuale presenza sul terreno di attori locali, potenze regionali e globali”, un mix che aumenta “il rischio di un ulteriore aumento della conflittualità”. Nell’ambito del Mediterraneo allargato, ciò si lega inevitabilmente alla questione migratoria, un dossier su cui l’Italia, nell’Ue, deve “avere un ruolo protagonista nel promuovere una revisione delle politiche d’asilo e perseguire la massima sinergia tra i singoli Paesi e le istituzioni comunitarie”. D’altra parte, riconosce il Consiglio, sul tema “sono in gioco equilibri importanti per la sicurezza e per la fondamentale coesione europea”.

LA QUESTIONE DEL BUDGET

Ma tra i temi caldi c’è anche il budget per la Difesa. Il governo ha già annunciato tagli al settore per circa 1,5 miliardi in favore della “manovra del popolo”, decisioni che non sono state prese bene da un comparto già colpito da anni di budget risicati. Anche per questo il Consiglio supremo di Difesa presieduto da Mattarella ha fatto il punto sulla “modernizzazione dello strumento militare”, come a voler dare un segnale: senza risorse e strumenti idonei, le Forze armate non saranno in grado di assolvere ai dovrei che sono attribuiti loro, a partire da quello della difesa nazionale. A tal proposito, ha spiegato il ministro Trenta, dal Consiglio “è stata condivisa l’opportunità di procedere nel processo di riordinamento e razionalizzazione al fine di concentrare le risorse disponibili sulle capacità realmente necessarie per fronteggiare le esigenze di sicurezza del Paese”.


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