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Perché l’Europa ha bisogno di un’industria della difesa più potente e coordinata

Di François Géré e Luigi Sergio Germani
Europa

Il  quadro di minacce che oggi insidiano la sicurezza interna ed esterna dell’Europa ha raggiunto un livello di  pericolosità senza precedenti dalla fine della Guerra Fredda.  L’Europa ha bisogno di una nuova strategia di difesa e sicurezza per fronteggiare, in particolare, tre tipi di minacce:

    • Massicci flussi di migranti che fuggono da guerre e povertà verso l’Europa, dove il quadro economico rimane precario a causa  di livelli elevati di disoccupazione e debole crescita economica, generano una situazione di instabilità di lungo termine nel continente. Tali flussi migratori, inoltre, creano nuove divisioni all’interno dell’Ue alimentando i movimenti di protesta populista, la ri-nazionalizzazione della politica, il rafforzamento delle frontiere nazionali, la Brexit;
    • Gli attacchi terroristici, che l’Europa da anni subisce sistematicamente, in tempi recenti si sono notevolmente intensificati. L’azione di nuovi attori violenti non-statali, o di “para-Stati” tipo Daesh, ha parzialmente trasferito  la violenza terroristica dal Medio Oriente ai Paesi europei;
    • La rinnovata aggressività diplomatica e militare della Russia (aggressione militare contro l’Ucraina, minacce ai Paesi Baltici) crea incertezza e divisioni tra i Paesi europei circa la strategia che la Ue deve adottare per fronteggiare la sfida di Mosca: sanzioni o dialogo, o entrambi?

LA RIDUZIONE DELL’IMPEGNO AMERICANO IN EUROPA

A causa della crisi ucraina e dell’annessione della Crimea, l’amministrazione Obama ha confermato il suo impegno per la difesa dell’Europa. Tuttavia, Washington non è più disponibile a sostenere  la maggior parte dei costi di tale difesa. Questo orientamento americano si sta rafforzando sotto l’amministrazione di Donald Trump.

L’interesse geostrategico degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa tende sempre più a diminuire, anche a causa del riorientamento della strategica americana verso l’Estremo Oriente. Inoltre, visto che l’Europa dispone di risorse finanziarie sufficienti per poter coprire gran parte dei costi della propria difesa, Washington preme sull’Europa affinché contribuisca sempre di più a sostenere tali costi.

Alla luce di questa situazione, diventa sempre più necessario un radicale ripensamento della difesa europea, che dovrebbe essere complementare rispetto alla Nato nonché un cambiamento radicale nell’industria della difesa europea.

DIFESA EUROPEA E NATO

Nel 1998 Tony Blair propose “a European pillar inside Nato”. Non importa quale sia la formula finale, una cosa resta ben chiara: non si può pagare due volte. A causa della riduzione di budget per la difesa, la duplicazione dei costi è impossibile e per molti alleati è già difficile mantenere la promessa fatta durante il vertice Nato di  Varsavia (luglio 2016) di destinare il 2% del Pil alla difesa.

Subito dopo l’elezione di Trump la cancelliera Merkel ha dichiarato la volontà della Germania di raggiungere l’obiettivo del 2% tra cinque anni. Dal canto suo la Francia intende  aumentare le spese di difesa da 1.7% fino a 2% entro il 2020. Nessun Paese europeo occidentale considera di superare il tetto del 2%, mentre la Russia, la Cina e gli Stati Uniti spendono molto di più.

È necessario modificare l’equilibrio delle capacità tra Paesi europei e Stati Uniti. Più Europa, meno Stati Uniti. Sembra logico e semplice in teoria, ma in realtà non funziona così. Secondo la visione strategica americana i Paesi europei devono pagare per la difesa comune acquistando sistemi americani (F-16, difesa contro i missili balistici) ma senza raggiungere l’autonomia strategica completa. Gli Stati Uniti hanno capacità uniche in campo intelligence (Elint, osservazione e comunicazione spaziale) e intendono conservare il monopolio di queste capacità. Il caso del sistema di navigazione Galileo dimostra le difficoltà che la Ue si trova a dover affrontare quando tenta  di creare uno strumento di sovranità.

LA NECESSITÀ DI RAFFORZARE LA COOPERAZIONE TRA INDUSTRIE EUROPEE DELLA DIFESA

Per rispondere efficacemente alle nuove minacce l’Europa ha bisogno di un’industria della difesa più potente e meglio coordinata. Modernizzare il sistema di difesa europea significa acquistare degli armamenti più efficaci e idonei a fronteggiare il nuovo scenario di minacce.

Le debolezze dell’industria militare europea da superare sono ben conosciute: concorrenza, duplicazione,  prezzi elevati nonostante l’elevata qualità tecnica dei prodotti.

Con l’amministrazione Trump la competizione tra Europa e Usa, tradizionalmente diseguale, è destinata a diventare ancora più dura. La mancanza di coordinamento tra le industrie di difesa europee indebolisce queste ultime nella competizione con le grandi aziende americane di armamenti, le quali godono del sostegno politico di Washington. Inoltre, l’attuazione di una politica di “buy Europe first” nel settore difesa deve ancora superare molti ostacoli. D’altra parte il mercato americano della difesa è protetto dalla legislazione Itar, e pertanto rimane poco accessibile ai prodotti esteri.

Per affermare la propria presenza al livello europeo e mondiale, rafforzando l’autonomia strategica del continente, l’industria europea di difesa può perseguire tre diverse strategie : a. concentrazione; b. integrazione; c. la cooperazione (l’opzione più facilmente realizzabile). Tali rapporti di collaborazione industriale dovrebbero essere potenziati nei settori più critici per la sicurezza dell’Europa, e in particolare i seguenti:

Industria navale

Per fronteggiare la sfida  dei flussi migratori di massa nel Mediterraneo si rende necessaria una modernizzazione del settore navale. A causa dei costi elevati ciò richiede un ravvicinamento tra le industrie europee del settore. Un esempio recente è la fusione tra la società di costruzione navale Stx(ex Dcns) e Fincantieri, due aziende statali che hanno culture industriali simili (con Fincantieri che è già presente nel mercato civile francese).

Industria spaziale e aereo-spaziale

Lo spazio è diventato uno dei settori industriali  più strategici per le politiche di difesa e sicurezza del continente. Nell’ottobre 2016, la Commissione europea  ha annunciato una politica spaziale che mira a  combinare difesa, sicurezza e autonomia strategica. Questa nuova politica individua come strategiche per la prosperità e la protezione degli interessi vitali dell’Europa le capacità di osservazione e monitoraggio terrestre (Programma Copernicus), di navigazione satellitare (Programma Galileo) e di comunicazione spaziale. L’Europa potrebbe diventare una delle maggiori potenze mondiali nel settore spaziale  rafforzando  la  cooperazione industriale tra pubblico e privato.

Industria della sicurezza del cyberspazio 

In pochi anni il cyberspazio è diventato una dimensione fondamentale della prosperità economica e della sicurezza dei sistemi-Paese. L’informatizzazione sempre più diffusa e lo sviluppo di tecnologie d’informazione e comunicazione ha aumentato le vulnerabilità, moltiplicando le minacce cibernetiche (attività ostili nel cyberspazio di tipo criminale, terroristico, spionistico e di ingerenza straniera). Di recente, sono state scoperte operazioni di ingerenza tramite intrusioni informatiche di hackers finalizzate alla falsificazione di risultati elettorali.

Il potenziamento delle capacità europee di protezione cibernetica richiede la cooperazione tra attori industriali, pubblici e privati, di diversi Paesi dell’Unione. Il cyber è un settore nuovo che si trasforma molto rapidamente e che richiede un notevole sforzo di coordinamento finalizzato a soddisfare le diverse esigenze dei singoli Stati-membri e dell’Ue. L’obiettivo dovrebbe essere quello di acquisire una capacità in campo cyber, se non uguale, almeno vicina a quella degli Stati Uniti e della Cina.

Al momento il settore è caratterizzato  da un’evidente  frammentazione (in Italia ci sono 11 attori principali), e la concorrenza frena la crescita dell’industria europea di sicurezza cibernetica, che non riesce ad emergere tra i leader mondiali del settore. Un tentativo per affrontare questo problema è stato il recente accordo (luglio 2016)  tra l’Ue e la European Cyber-Security Organization (Ecso) che dovrebbe generare 1,8 miliardi di euro di investimenti. L’accordo è finalizzato a rafforzare le capacità dell’Europa di difendersi da cyber-attacchi e a sviluppare la competitività dell’industria di cyber-security europea.

UN CONVEGNO PER DISCUTERNE  

L’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici e l’Institut Français d’Analyse Stratégique organizzano il convegno “Industria della difesa e autonomia strategica europea”, che si svolgerà in lingua inglese a Roma il 6 novembre 2018.

Per ulteriori informazioni:  www.fondazionegermani.org



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