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La finanza d’impresa evolve con il fintech. Ecco come

Di Fabrizio Villani
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Quando si parla di finanza d’impresa, una delle prime domande che ci si pone è se è più ragionevole finanziarsi con le proprie risorse o attraverso una fonte di debito. Le fasi della vita di un’impresa sono in continua evoluzione e portano con sé esigenze finanziarie molto differenti. Nella fase di avvio, gli investimenti sono spesso modesti e con un grado di incertezza significativa.

Attraverso il canale bancario si può accedere ai fondi destinati all’imprenditoria che vanno sotto il nome di finanza agevolata e che hanno soprattutto un’origine pubblica oppure partecipare a programmi speciali dedicati alle startup e che gli istituti mettono a loro disposizione. In questa fase, il canale bancario interviene quando all’interno di una piccola e media impresa (Pmi) mancano figure professionali in grado di trovare le informazioni giuste, individuare i fondi a fondo perduto adeguati all’attività e al settore della Pmi e alla presentazione tempestiva della richiesta. Accedere al finanziamento pubblico è sempre conveniente, purché si sia riusciti a conoscere tutte le opzioni a disposizione e ci abbia permesso di scegliere quella più appropriata alle nostre esigenze.

Ricorrendo al mercato dei capitali e alla finanza privata è possibile accedere a business angels e fondi di venture capital. Ci sarebbe in realtà anche un’altra opzione, le cosiddette “tre effe”, meglio note come Friends, Family and Fools, un termine inglese per indicare le fonti più vicine e accessibili quando si cerca il finanziamento per avviare un’impresa ovvero quelle rappresentate dai nostri amici, dalla nostra famiglia e da qualche “pazzo” che si innamora della nostra iniziativa e decide di finanziarci. La differenza tra i “pazzi” e i business angels è che spesso con i primi condividiamo anche una componente emotiva perché spesso fanno parte del nostro tessuto o intorno sociale mentre con un business angel si instaura una relazione d’affari, con i suoi riti e le sue relazioni. Spesso i business angels sono ex titolari di impresa, manager in attività o in pensione, dispongono di mezzi finanziari, conoscenze sia sociali che tecniche, capacità gestionali e soprattutto un buon bagaglio di esperienze. Se hai un amico che ha queste caratteristiche, potrebbe essere un business angel perfetto e ancora non saperlo.

Oltre a questi due canali, c’è un nuovo canale che sta ormai facendo capolino anche all’interno dell’economia italiana ed è quello rappresentato dalle fonti alternative di capitale rispetto al canale bancario o al mercato dei capitali e della finanza privata, la cosiddetta finanza digitale o fintech. Il settore fintech rappresenta tutte le app e piattaforme digitali che stanno digitalizzando la creazione e la distribuzione di prodotti e servizi finanziari. Nella fase di avvio di una impresa, la finanza digitale mette a disposizione principalmente due alternative: la prima è il crowdfunding e la seconda sono le Initial Coin Offerings (Ico) o offerte di moneta iniziale.

Come sappiamo ormai dopo diversi anni di espansione e diffusione anche nel nostro paese, il crowdfunding è la raccolta di denaro, effettuata via internet, per sostenere lo sviluppo e la creazione di un progetto. Nel 2012 con il d.l. 179/2012 (“Decreto Sviluppobis”) convertito poi nella Legge 221/2012, l’Italia è stato il primo paese al mondo, a regolamentare la raccolta di capitale a rischio per le startup innovative. Nel 2017, tale possibilità di raccolta è stata estesa anche alle Pmi non innovative, entrando in vigore con il d.l. 50/2017.

A differenza del crowdfunding invece una Initial Coin Offering è una forma di finanziamento di un progetto che sarà realizzato tramite tecnologia blockchain con la creazione di un “token” che sarà ceduto, a fronte di un corrispettivo, agli investitori che crederanno nel progetto. La mancanza di informazioni e l’incertezza giuridica che si riscontrano nella maggior parte delle Ico le rende una scelta di investimento con un elevato rischio per gli investitori, perché a differenza di quello che accade per gli investimenti assimilabili a prodotti e strumenti finanziari, nel caso delle ICOs, gli investitori si trovano privi delle garanzie che vengono fornite.

D’altra parte, come anche evidenziato dalle autorità di controllo, proprio l’incertezza giuridica e la carenza di informazione riscontrata in alcune Ico determinano un elevato rischio per gli investitori che, ove l’offerta di investimento riguardi contratti assimilabili a strumenti finanziari, si trovano privi di garanzie e di tutele. L’autorizzazione rilasciata agli intermediari finanziari per poter operare, viene rilasciata solo in presenza di requisiti richiesti e assoggetta gli intermediari a una vigilanza continua da parte delle autorità preposte al controllo dei mercati finanziari, obbligando fra le altre cose gli intermediari a una serie di obblighi previsti da una determinata disciplina, ad esempio la normativa antiriciclaggio.

Anche se più lentamente rispetto ad altri Paesi europei però anche in Italia il sistema economico sta diventando sempre meno banco-centrico con le imprese che ricorrono a nuove forme di finanziamento in grado, non tanto di sostituire, quanto piuttosto di affiancare il classico accesso al credito. Fintastico per esempio vuole contribuire a far conoscere alle imprese gli strumenti innovativi della finanza digitale ancora poco utilizzati dalle Pmi made in Italy. Sul mercato è attualmente possibile utilizzare piattaforme in grado di disintermediare le banche e mettere le aziende in contatto diretto con investitori privati e istituzionali, anche l’economia italiana ha bisogno di diversificare le fonti di finanziamento e rendere la diversificazione come un elemento fondamentale per mantenere la competitività delle proprie imprese sui mercati internazionali. Alcune delle piattaforme fintech, sono in grado di dare una risposta alle esigenze di finanziamento delle Pmi laddove i canali tradizionali non hanno un prodotto o una risposta adeguata, quindi in tutte quelle situazioni in cui una Pmi ha un progetto di sviluppo o è alla ricerca di risorse finanziarie per coprire i costi legati al progetto o non ha la possibilità di dare garanzie all’operazione che vuole finanziarie. Avremo modo nel corso dei successivi articoli di capire come la finanza digitale può supportare la finanza d’impresa in altre fasi di vita di una impresa.

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