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Tutti i dettagli dell’accordo tra Fincantieri e Naval Group spiegati da Giuseppe Bono

È il primo tassello dell’Airbus dei mari. Non ha dubbi Giuseppe Bono, che risponde così a chi sostiene che sia un’intesa ridimensionata rispetto alle aspettative. In conferenza stampa congiunta con il ceo di Naval Group Heille Guillou, il numero uno di Fincantieri ha spiegato i dettagli dell’accordo siglato ieri sera tra le due aziende, alla presenza due ministri della Difesa Elisabetta Trenta Florence Parly. Per ora, si prevede la definizione dei termini e delle condizioni per creare una joint venture paritaria al 50%, che condivida attività di ricerca e sviluppo, e incrementi il coordinamento sul procurement binazionale e di export. “Ogni cosa a suo tempo”, spiega Bono a chi gli chiede se ci sarà uno scambio d’azionariato come era previsto inizialmente: “Dipende soprattutto dagli azionisti”.

UN PROGETTO A LUNGO TERMINE

L’idea di un’alleanza tra i due maggiori player della cantieristica navale italiana e francese, “è nata quattro anni fa, nel corso del salone Euronaval 2014”, ha raccontato il ceo di Fincantieri in una conferenza stampa gremita, tenutasi esattamente a metà tra gli stand che le due aziende hanno nel salone di Euronaval in corso a Parigi. Oggi, ha aggiunto, “realizziamo il primo step di un lungo lavoro che abbiamo fatto e che si preannuncia ancora più lungo in futuro”. L’obiettivo, non lo nascondono i manager, è la creazione di un colosso continentale che possa competere con i big mondiali. “Sappiamo che non tutto è stato fatto – ha ammesso Bono – ma mettere insieme due aziende non è facile sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista della politica dei due governi”.

IL RUOLO DELLA POLITICA

Non a caso, in molti continuano a sostenere che sull’accordo ci sia stato un rallentamento da attribuire alle frizioni politiche tra Parigi e Roma. L’ipotesi è però scartata da Bono e Guillou. “La politica dei governi è al di sopra degli interessi propri delle aziende, anche se ovviamente ne dobbiamo tenere conto”, ha detto il manager italiano, invitando a mettere da parte “quanto è stato favoleggiato sulla stampa in merito a remore politiche e sovranità nazionali”. D’altra parte, ha aggiunto il ceo francese, “abbiamo la fortuna di avere due Paesi europei con un’ambizione navale”, sia l’Italia con i vari programmi della Legge navale, sia la Francia con la legge di programmazione dello scorso maggio. Inoltre, ha notato Bono, “la nave è un prodotto molto complesso”, così come lo è “mettere insieme storie diverse, tradizioni diverse ed expertise diversi”. Non un problema politico dunque, ma la necessità di procedere con progressione.

IL SEGNALE ALL’EUROPA

In ogni caso, “l’alleanza non è per ridurre o ristrutturare, ma per crescere; è un segnale che vogliamo dare all’Europa – ha spiegato ancora Bono – se l’industria si mette insieme, è giusto che anche la politica la segue”. L’ambizione è infatti di costituire progressivamente un colosso continentale, elemento che appare più che altro un esigenza nell’attuale contesto internazionale, ha evidenziato Guillou. “Sono emersi altri player come Cina, Russia, Corea, Singapore, Turchia” e così via. Da qui, l’idea di “consolidarsi come player a livello europeo”.

I PROGRAMMI NEL MIRINO

Il primo riferimento è comunque ai programmi binazionali, a partire dall’ammodernamento della classe Orizzonte in entrambi i Paesi. Indicazioni sulle prospettive oltre i confini italiani e francesi non ce ne sono: “non vogliamo dare un vantaggio competitivo agli altri”, ha spiegato Giuseppe Bono. Ad ogni modo, gli ha fatto eco il collega transalpino, si tratta di “un progetto a lungo termine”, a iniziare dai prossimi “cinque o dieci anni per dare una fregata a testa in più alla nuova joint venture ogni anno”. Comunque, non si esclude la possibilità che partecipino all’alleanza anche altri player europei, compresa la Germania. “Non è limitata solo a Francia e Italia”, ha sottolineato Bono ricordando anche l’opportunità di attingere ai fondi della nascente Difesa europea per le attività di ricerca e sviluppo, su cui l’intesa con Naval Group prevede una “conduzione congiunta”.

IL MATTONCINO DI FLOTLOG

Il primo “mattone” di tutto questo, ha ricordato Guillou, è stato messo ieri con l’annuncio, da parte della Parly, del design italiano (classe Vulcano) per le quattro unità di supporto logistico della Marina francese nell’ambito del programma FlotLog. Saranno realizzate da Naval Group in cooperazione con Fincantieri; non dalla nuova joint venture “perché ancora non è operativa”, ha detto il manager d’oltralpe. Comunque, la collaborazione sembra ormai avviati, quantomeno nel rapporto di fiducia tra le due aziende, evidente anche nei gesti della conferenza Oltre ai sorrisi e agli abbracci tra i due manager, non sono sfuggiti l’appellativo (reciprocamente scambiato) di “mio amico” e il segno di vittoria conclusivo.

 

 

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