Gse ha finalmente il suo Consiglio di amministrazione. Dopo innumerevoli rinvii e un lungo tira e molla sui candidati questa mattina l’assemblea degli azionisti del gestore dei Servizi energetici, società del ministero dell’Economia e delle Finanze che si occupa della promozione e del monitoraggio dello sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, ha nominato presidente Francesco Vetrò, consiglieri Roberto Moneta e Laura Bajardelli e conferito l’incarico di amministratore delegato a Roberto Moneta.
Risolta l’impasse che fin qui ha accompagnato la nomina alla presidenza del Gse nei Palazzi romani si spera già in un effetto domino sulle caselle di rilievo mancanti. Prima tra tutti la Consob, l’autorità che vigila sui mercati finanziari che a un mese dalle dimissioni di Mario Nava, ha ancora vacante la poltrona del presidente. A sottolinearlo qualche giorno fa con un appello, è stato il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, che in un editoriale ha ricordato che il mercato “sta ancora aspettando la nomina”, sottolineando come “in un momento delicato della vita politica del Paese e con i mercati che oscillano clamorosamente la Consob, l’organismo di vigilanza”, sia “senza presidente”, mentre è di questa mattina il richiamo del vice direttore del Messaggero, Osvaldo De Paolini, a fare presto. Supponendo l’esistenza di conflitti tutti interni ai cinquestelle sulla scelta del successore di Nava, De Paolini ha sottolineato piuttosto l’importanza di individuare una figura di standing internazionale che sappia dialogare “senza interpreti” con i colleghi Ue.
Ma è tempo di nomine anche per la Rai, e non solo per le posizioni di fatto vacanti. C’è chi dà per scontato che dopo il via libera a Foa presidente si possa mettere mano anche alle direzioni giornalistiche e delle reti. Dopo l’approdo di Gerardo Greco a Mediaset, e di Vincenzo Morgante a Tv2000 in sostituzione di Paolo Ruffini, si attende intanto la nomina del direttore del Giornale radio Rai e del Tgr. In ballo da mesi, dopo l’uscita di Fabrizio Piscopo, anche il ruolo di amministratore di Rai Pubblicità.
I nodi più intricati da sciogliere, tuttavia, sembrano essere quelli in ambito intelligence. Da mesi si attende un avvicendamento ai vertici di Dis e Aise, dove Alessandro Pansa e Alberto Manenti termineranno il loro incarico a marzo del 2019 dopo il prolungamento di un anno voluto dal precedente governo (già rinnovato di due anni, invece, Mario Parente all’Aisi). Durante l’ultimo Cisr, tenutosi mercoledì, si è discusso della questione nomine, ma senza ancora procedere. Questa perdurante fase di stallo ha spinto nei giorni scorsi il Colle a chiedere la massima responsabilità istituzionale: chiudere in fretta o, in assenza di intese, meglio aspettare la naturale scadenza dei mandati. L’accordo sui nomi per la successione, ha scritto oggi Grazia Longo sulla Stampa, in realtà sarebbe già stato chiuso dai due azionisti di maggioranza dell’esecutivo, Movimento 5 Stelle e Lega. A frenare, scrive la testata, sarebbe piuttosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (che ha tenuto per sé le deleghe sull’intelligence), che preferirebbe procedere con cautela dopo la conferenza sulla Libia fissata a Palermo il 12 e 13 novembre. Proprio il successo di questo importante summit, però – lamentava ieri Lia Quartapelle in un’interrogazione in Commissione esteri della Camera -, sarebbe messo a repentaglio da questa attesa che “delegittima i servizi segreti”, mettendo a rischio, secondo la parlamentare dem, il processo di pace e la tutela degli interessi italiani nel Paese nordafricano.