Ho sempre pensato che avere una memoria titanica fosse un vantaggio enorme nella vita. Un super potere fantastico per sparare le declinazioni a scuola come se nulla fosse o per salutare persone che non vedi da una vita, pronunciandone con disinvoltura il nome di battesimo. Caro Antonio, quanto tempo… Cara Marina, ti trovo bene…
Non è esattamente così. Una memoria di ferro può comportare moltissimi problemi. Ce lo racconta l’australiana Rebecca Sharrock, che abbiamo intervistato per il mensile di Telos A&S PRIMOPIANOSCALAc. Rebecca è una giovane donna alla quale hanno diagnosticato l’ipertimesia, un disturbo che la porta ad avere una memoria prodigiosa anche dei primi giorni di vita. I suoi primi ricordi risalgono a quando aveva solo 12 giorni.
La sua intervista ci porta in un viaggio nel mondo del cervello. Scopriamo che la capacità di ricordare non è tutto e può essere anche fuorviante o addirittura dannosa. Malgrado la sua dote, Rebecca non era affatto la prima della classe: “la principale difficoltà che ho avuto a scuola, nonostante avessi capacità mnemoniche davvero eccellenti, è stata quella di non avere buone abilità cognitive e di pensiero ipotetico” Non basta imparare le tabelline con un colpo d’occhio, “se non capiamo come si fanno i calcoli” o conoscere alla perfezione l’ortografia delle parole “se non se ne conosce il significato e non si sa come usarle nelle frasi”. Non basta ricordare se non si riesce a collocare le informazioni in un quadro complessivo e a interpretarle nel loro contesto. Inoltre la capacità di dimenticare situazioni spiacevoli o paurose è una grandissima dote che ci serve per tirare avanti.
Mi ha colpito l’intelligenza di questa giovane donna di parlare delle sue vulnerabilità, in un mondo in cui si tende a negarle e a isolarsi. Ognuno sceglie di fare ciò che preferisce, ma Rebecca ci aiuta a ricordare che le patologie non sono qualcosa di cui doversi vergognare e che parlare di un proprio problema può far sentire meno soli tutti coloro che condividono una condizione di difficoltà. Non è poco. Anzi è tantissimo.