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Vi spiego come il M5S vuole cambiare la Difesa. Parla Tofalo

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Italia a 5 stelle – la kermesse giunta alla quinta edizione con i pentastellati per la prima volta al governo nazionale – è stata anche l’occasione per fare il punto sulla visione del Movimento 5 Stelle in un campo delicato come quello della difesa.

Formiche.net ne ha parlato con Angelo Tofalo, parlamentare pentastellato e sottosegretario alla Difesa del governo gialloverde, che fa il punto sull’azione dell’esecutivo in materia di difesa, sulla cooperazione internazionale in questo ambito e sugli investimenti necessari a mettere il Paese in condizione di affrontare le minacce del futuro, in primis quella cyber.

“Italia a 5 stelle” è arrivata alla sua quinta edizione con il Movimento al governo. Cosa significa oggi questa manifestazione?

È una ricorrenza annuale, una festa, in cui si si riunisce tutta la famiglia 5 stelle. Eravamo qui diversi anni fa ed eravamo opposizione, ora siamo al governo con un’altra forza politica, con un contratto di governo e dopo pochi mesi stiamo già incidendo, con tutte le difficoltà e le resistenze del caso, sulla macchina pubblica e siamo molto soddisfatti. Questi primi mesi di governo sono solo il primo passo, la nostra programmazione non è a breve termine ma guardiamo alle prossime generazioni, da qui a 30 – 50 anni, e pensiamo a come lavorare per prepararci alle nuove sfide, comprese quelle della difesa di cui mi occupo in prima persona nel dicastero guidato dal ministro Elisabetta Trenta.

Quali ritiene saranno i temi più rilevanti nel prossimo futuro, nel settore della difesa?

Penso sia importante focalizzarsi sui diritti digitali che stiamo immaginando e sul concetto di sicurezza collettiva. Ci troviamo in un mondo sempre più interconnesso e iperconnesso. La sicurezza cibernetica deve essere una preoccupazione centrale per una società che sta evolvendo in maniera molto rapida. I nativi digitali ogni giorno utilizzano strumenti di comunicazione non convenzionali. Le istituzioni, le famiglie e la scuola fanno fatica a controllare. Noi come istituzioni abbiamo il dovere di provare a governare questi fenomeni. La società che stiamo immaginando è completamente digitale ma questo non significa che bisogna pensare ai temi cibernetici come a qualcosa di completamente virtuale. Ad esempio un tema strategico riguarda i cavi transatlantici e transoceanici di fibra, collocati fisicamente sui fondali marini, attraverso i quali passano i nostri dati.

Chi guida attualmente il processo di digitalizzazione globale?

I due modelli più forti, a livello globale, sono quello statunitense e quello cinese. C’è la possibilità concreta che si arrivi a una forte contrapposizione che si ripercuoterà sulla nostra società reale. La sfida è quella dell’intelligenza artificiale, il concetto di sicurezza cambierà anche al di là della minaccia cibernetica.

Che ruolo può avere l’Europa, spesso divisa, in questo scenario composto da giganti?

Serve cambiare. Credo che non si possa affrontare questo processo in solitudine. Per questo noi stiamo coltivando la Pesco, la Cooperazione strutturata permanente Ue nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa. La consideriamo strategica. Al momento abbiamo rinunciato a entrare in programmazioni non ufficiali europee e a iniziative di singoli Paesi come la Francia. Consideriamo la Pesco uno strumento valido per costruire un’Europa più forte. A tal proposito mi sto facendo promotore del lancio di un’industria della difesa comune europea.

Che possibilità immagina, invece, per l’Italia della difesa?

L’Italia, all’interno dell’Europa, deve imporsi in maniera equilibrata su questi tavoli per collaborare con gli altri Stati dell’Unione. Sostenere l’industria europea della difesa significa provare a creare un’Europa più forte laddove il tentativo della moneta unica è fallito. Abbiamo visto già cos’è successo con la Brexit e vedremo cosa succederà con le prossime elezioni europee alle quali parteciperanno forze politiche che hanno una diversa idea d’Europa. Ma noi non ci fermiamo ai confini europei, la sicurezza globale collettiva sul piano cibernetico va oltre i confini continentali. Io sto parlando di un complesso piano di armonizzazione della normativa a livello globale. Negli Usa c’è la Fda una normativa che richiede che gli apparecchi medici che entrano nel mercato statunitense garantiscano certi requisiti e che le garanzie per i pazienti siano superiori agli svantaggi derivati da eventuali attacchi cibernetici.

Ha più volte definito la cyber security una priorità. Che cosa vogliono fare il M5S e il governo in questo settore?

Sono tante le iniziative alle quali stiamo lavorando. Crediamo che la difesa non vada snaturata, ma ammodernata per consentire una maggiore resilienza e una più veloce capacità di risposta a minacce nuove. Bisogna avere più operatori che si occupino di minacce cyber, nonché strutture adeguate a queste missioni. Si procede con il raggiungimento della piena operatività del Cioc, il Comando interforze per le operazioni cibernetiche, ma non è escluso che a breve ci saranno altre novità.

La Russia è al momento un attore controverso. Ritiene possibile una collaborazione con Mosca su questi temi?

Sicuramente, la Russia è un interlocutore, così come le altre grandi potenze. Senza però dimenticare mai, come ho detto più volte, che apparteniamo ad alleanze internazionali piuttosto chiare, come la Nato.



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