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Nato, Mediterraneo e rapporti con Mosca. La versione di Manlio Di Stefano

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Nonostante un contesto internazionale pieno zeppo di minacce, possiamo essere protagonisti. Sia nel nuovo sguardo della Nato nel Mediterraneo (un successo italiano), sia nel dialogo con la Russia, superando la divergenza di “percezioni” tra Mosca e l’Occidente. Sul commercio internazionale, l’Italia “condivide” la pretesa dell’amministrazione Trump per “una globalizzazione più equa”, mentre sul nord Africa serve “un processo politico consistente”. Parola del sottosegretario agli Esteri in quota M5S Manlio Di Stefano, intervenuto nei giorni scorsi alla conferenza “Transatlantic relations: charting a new course”, organizzata dall’Ispi e da Foreign Policy Association in cooperazione con il Maeci. Le sue parole vanno a braccetto con le ultime mosse dei ministri Matteo Salvini, Enzo Moavero Milanesi ed Elisabetta Trenta. Mentre i primi due tessono la trama tra Washington e Mosca (il numero uno del Viminale è in Russia dopo aver incontrato l’ambasciatore Usa a Roma, Lewis Eisenberg), la terza spinge la Nato verso l’attenzione che il “fianco sud” richiede da tempo.

LE NUOVE MINACCE ALLE NATO…

D’altronde, l’Alleanza Atlantica è alle prese con “minacce che non potevano essere previste dai suoi fondatori”, ha detto Di Stefano. Esse riguardano in particolare la caratterizzazione “ibrida e cibernetica, ma anche la diffusione della frammentazione statuale, specialmente nella sponda sud del Mediterraneo, che ha prodotto una drammatica crisi migratoria”. Poi, “le guerre civili in Siria, Iraq, Yemen e Libia”, ma anche i “conflitti settari” e le manovre “che potenze regionali hanno messo in atto per espandere la propria influenza”. A tutto questo, ha spiegato il sottosegretario, si aggiunge il rischio “dell’esportazione di attività terroristiche in Europa”.

…E COME AFFRONTARLE

La risposta a tale complessità passa dai concetti di “sicurezza cooperativa” e “partnership” nelle differenti aree di crisi, a cui anche la Nato può contribuire concretamente. D’altronde, ha ricordato Di Stefano, “sappiamo bene che l’intervento militare non è una soluzione senza un processo politico consistente”, di cui l’Italia non ha timore a farsi promotrice in ogni sede internazionale, tanto nell’Unione europea, quanto nell’Alleanza Atlantica. Ciò deriva anche dalla consapevolezza che, nel Mediterraneo (e in special modo nella gestione della crisi migratoria) “siamo stati lasciati soli per molto tempo; ed è per questo che stiamo chiedendo una più ampia solidarietà europea”.

BISOGNA GUARDARE A SUD

Allo stesso modo, l’Italia chiede da tempo che la Nato rivolga a sud la medesima attenzione “storica” che conserva verso est, rispolverando e aggiornando il “dialogo del Mediterraneo” lanciato già nel 1994 e “sviluppando iniziative complementari”. Recentemente, ha ricordato Di Stefano, “con la ministeriale di Bruxelles a cui ha preso parte il ministro Elisabetta Trenta, l’Italia ha raggiunto questo obiettivo”, dato che l’Alleanza ha messo in piedi una nuova pianificazione per il fianco meridionale. D’altra parte, nel summit dei capi di Stato e di governo dello scorso luglio, il nuovo Hub di Napoli (la Direzione strategica per il sud) è stato dichiarato pienamente operativo. Il suo ruolo è proprio quello di analizzare le minacce del Mediterraneo, “il nostro fronte strategico” secondo il sottosegretario Di Stefano.

IL RAPPORTO CON MOSCA

Tutto questo si lega all’altro dossier caldo all’interno della Nato: “Le relazioni con la Russia”. Esiste, ha detto il sottosegretario M5S, “un problema di percezioni”. In particolare, l’allargamento ad est di Nato e Ue, inteso dai Paesi interessati come “una libera scelta per la sicurezza e la prosperità economica”, è stato “percepito da Mosca come un tentativo di colpire la sua posizione globale”. Poi, “il conflitto in Ucraina e l’annessione della Crimea hanno ulteriormente peggiorato lo scenario”, innescando un circolo “distruttivo di sanzioni e contromisure”. Ora, “possiamo concordare o no con le analisi russe, ma le percezioni non possono essere ignorate”. Ciò è ancor più vero considerando che “la Russia è un attore fondamentale del contesto internazionale”. Certo, “ci aspettiamo che Mosca faccia la sua parte in termini di fiducia reciproca e cooperazione, ma dobbiamo sempre lasciare la porta aperta alla riconciliazione”, ha detto Di Stefano.

I NUOVI RAPPORTI COMMERCIALI

Ad ogni modo, nella nuova era dei rapporti tra le due sponde dell’oceano atlantico c’è ancora da capire come prosegue il dossier commerciale. “L’approccio dell’America firt promosso dal presidente Donald Trump ha aperto un nuovo capitolo nelle relazioni transatlantiche – ha spiegato il sottosegretario – 70 anni dopo il Piano Marshall, che supportò la ricostruzione dell’Europa, rimosse le barriere tra gli Stati europei e incoraggio il loro commercio con gli Usa”. Con il recente accordo con Messico e Canada, l’amministrazione americana ha dimostrato di seguire il concetto di “level playing field”, pretendendo “l’equità del commercio internazionale, cioè che tutti gli attori rispettino le stesse regole”. Noi, ha detto il sottosegretario agli Affari esteri, “condividiamo profondamente questa pretesa; l’Italia è sempre stata in prima linea per un globalizzazione equa e giusto”. Certamente, ha concluso, è bene che le regole del gioco siano definite insieme, e ciò passa per un nuovo protagonismo dell’Europa: “Percepita come potenza normativa”.

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