La Nato guarda a sud attraverso le lenti dell’Hub di Napoli. È un successo soprattutto italiano “l’avvio di una nuova pianificazione dell’Alleanza Atlantica per le nuove minacce che arrivano dal Mediterraneo”, spiegata dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, in visita oggi alla “Strategic Direction” posta nel Joint Force Command (Jfc) del capoluogo campano.
LA VISITA A NAPOLI
Dopo aver partecipato la scorsa settimana alla riunione dei ministri della Difesa dell’Alleanza, la titolare del dicastero di palazzo Baracchini ha fatto visita oggi all’Hub per il sud di Napoli. “Continua il nostro lavoro a tutela degli interessi nazionali”, ha detto di fronte al personale stanziato presso la base alleata, accompagnata per l’occasione dal sottosegretario Angelo Tofalo. “Per la prima volta, dopo decenni, l’Alleanza oltre a guardare ad est inizierà a guardare anche al Mediterraneo, un’area di forte interesse per l’Italia, dove si intrecciano rischi di diversa natura ed entità, primo fra tutti il flusso incontrollato di migranti”, aveva spiegato da Bruxelles la Trenta. Il Paese, aggiungeva, si è impegnato “affinché l’Alleanza allargasse il proprio approccio a 360 gradi; lo abbiamo fatto rispettando le legittime preoccupazioni degli alleati e offrendo il nostro contributo sempre, anche laddove in passato lo avevamo ritenuto secondario”.
L’HUB PER IL SUD
Cuore di tale riorientamento è proprio l’Hub per il Sud, annunciato già lo scorso anno e dichiarato pienamente operativo nel summit dei capi di Stato e di governo di luglio, quello in cui Donald Trump fu assoluto protagonista (riuscendo anche a offuscare importanti decisioni strategiche e operative). In particolare, ci ha spiegato il generale Vincenzo Camporini, vice presidente dello Iai e già capo di Stato maggiore della Difesa, nonché membro del senior expert group della Nato, l’Hub rappresenta un centro “che mantiene rapporti costanti con tutti i Paesi del fianco meridionale e del Medio Oriente, permette di avere una maggiore consapevolezza di ciò che sta accadendo, evitando il rischio di trovarsi impreparati o fuorviati nelle proprie convinzioni come è accaduto con le Primavere arabe”.
GLI OBIETTIVI
Stanziata presso il Comando alleato di Napoli, la Direzione strategica è infatti specificatamente dedicata alla comprensione delle minacce che incombono dal fianco meridionale, voluta dall’Italia per orientare le scelte dell’Alleanza ed evitare sbilanciamenti che rischiano di trascurare dei rischi rilevanti, dal terrorismo all’instabilità del nord Africa. “Crediamo che una politica più a sostegno dei propri partner rafforzerebbe l’Alleanza stessa offrendo una cornice di sicurezza più solida”, aveva dichiarato la Trenta lo scorso luglio.
IL SUPPORTO DEGLI USA
A garantire supporto alle ambizioni italiane sono stati, inaspettatamente, gli Stati Uniti di Donald Trump. Sin dal suo insediamento, l’attuale amministrazione ha mostrato preoccupazione per l’instabilità mediterranea, diversa rispetto a quella del nostro Paese, ma pur sempre preoccupazione. Il focus Usa riguarda soprattutto il terrorismo, e il timore che il nord Africa possa offrire campo libero al jihadismo in fuga da Siria e Iraq. Ciò si somma alla richiesta rivolta agli alleati di assumersi maggiori responsabilità, così da alleggerire l’impegno americano nella regione. Il risultato è la luce verde arrivata a fine luglio sulla leadership italiana nel Mediterraneo, in occasione del vertice tra Trump e Giuseppe Conte. Allora, ci fu l’intesa su una cabina di regia congiunta per la Libia, su cui l’Italia punta ad assumere la gestione dell’impegno internazionale in vista della prossima conferenza di Palermo. La scorsa settimana, proprio di questo hanno parlato la Trenta e James Mattis, capo del Pentagono, in occasione della ministeriale di Bruxelles. A livello Nato, ciò si è fatto sentire soprattutto con l’Hub di Napoli, che dovrebbe fornire un occhio attento, analitico e competente all’Alleanza Atlantica per le tante sfide che arrivano da sud.