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Economia e potere rosa. Le donne nella società italiana e non solo

Di Elena Bozzo
casellati cernobbio padova

La storia dell’emancipazione femminile è ricca di esempi di donne che hanno vinto grandi sfide attraverso l’affermazione di sé in tutti i campi, ma il percorso non è ancora concluso. La vera sfida è oggi rappresentata dalla qualità nei ruoli, nelle occupazioni, negli incarichi, ovvero in una reale conquista del potere decisionale. È questo il messaggio forte giunto da Padova, dove sul finire della scorsa settimana si è tenuta la XIX edizione del seminario “Donna, Economia & Potere”, organizzato dalla Fondazione Marisa Bellisario.

DONNA, ECONOMIA & POTERE

La realtà associativa fondata e presieduta da Lella Golfo – giornalista e politica, da sempre impegnata sulla questione femminile e al cui nome è indissolubilmente legata la Legge 120 del 2011 che ha introdotto in Italia le quote di genere nei Consigli di Amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate e controllate dalle Pubbliche Amministrazioni – ha riunito il 19 e 20 ottobre, come da tradizione, alcuni tra i più significativi rappresentanti del mondo delle istituzioni, della politica, delle imprese e della società civile, con l’obiettivo di portare nel cuore del dibattito il contributo creativo e costruttivo delle migliori risorse femminili del Paese. Oltre 300 le manager, imprenditrici e professioniste provenienti da tutta Italia e dall’estero, che hanno animato diversi tavoli tematici.

Durante la due giorni – che ha visto in questa edizione un forte contributo locale della delegazione veneta della Fondazione, guidata da Giustina Destro – definita come la “Cernobbio delle donne”, si è discusso anche di impresa, giovani, finanza, Europa, innovazione, cultura e welfare.

Tanti i relatori – anche uomini – che hanno partecipato, tra i quali Stefano Barrese (Responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo), Claudia Cattani (Presidente Rfi), Beatrice Covassi (capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea), Ferruccio de Bortoli (editorialista del Corriere della Sera), Giorgio De Rita (Segretario generale Censis), l’economista Veronica De Romanis, Stefano Lucchini (Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo), Paolo Messa (fondatore di Formiche e direttore del Centro Studi Americani), i giornalisti Stefano Folli e Armando Massarenti, Carla Demaria (Presidente Monte Carlo Yachts), Andrea Margelletti (Presidente Ce.S.I.), Luca De Michelis (AD Marsilio), Luca Josi (Consigliere Fondazione Tim), Elena Miroglio (Presidente Miroglio Fashion), Monica Poggio (AD Bayer Italia), Alessandro Curioni (Vicepresidente IBM Europe) e Matteo Zoppas (presidente Confindustria Veneto).

Ospite d’onore la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha tenuto un intervento nella seconda e conclusiva giornata di lavori.

LE PAROLE DELLA CASELLATI

“Innovazione, sostenibilità, competitività, sviluppo. Sono queste le parole-chiave che rappresentano una perfetta sintesi del cammino delle donne nella società italiana e non solo”, ha detto nel suo discorso la Casellati, prima donna presidente del Senato della storia italiana. “La storia dell’emancipazione femminile”, ha sottolineato, “è ricca di esempi di donne che hanno vinto grandi sfide attraverso l’affermazione di sé in tutti i campi, ma il percorso non è ancora concluso. La vera sfida dell’oggi e del domani”, ha aggiunto, “riguarda la qualità nei ruoli, nelle occupazioni, negli incarichi”.

Il vero traguardo, ha rimarcato ancora, “non è nell’allineamento delle percentuali di partecipazione femminile al mercato del lavoro, ma in una reale conquista del potere decisionale, dei ruoli di gestione, degli ambiti strategici che abbia nella meritocrazia la sua leva. Saluterò con entusiasmo il giorno in cui il merito sarà l’unico criterio di scelta e non sarà più considerato un fatto straordinario che le donne siedano ai vertici delle grandi imprese così come delle massime istituzioni”.

In questo percorso, ha ricordato la presidente del Senato, la politica ha un compito fondamentale, ovvero quello “di creare le condizioni perché le donne lavorino e lo possano fare anche essendo mogli e madri”. Serve, ha detto, promuovere “politiche per la famiglia, la natalità e il lavoro, perché non si può parlare di crescita, di sviluppo e di futuro se non si affrontano seriamente i temi della natalità, del welfare e della sostenibilità”.

DEMOCRAZIA & POPULISMO

Così titola la ricerca commissionata per Donna Economia & Potere a Euromedia Research e presentata dalla sondaggista Alessandra Ghisleri. A discutere con lei del significato dei numeri – dal 53% degli italiani secondo cui nel nostro Paese è in atto una crisi di democrazia al 57.7% per cui l’avanzata dei movimenti “populisti” può rappresentare un pericolo – il professore Carlo Alberto Carnevale Maffè e la professoressa nonché politologa Sofia Ventura.

I NUMERI DELLA PRESENZA FEMMINILE

A dare una misura della strada ancora da compiere ci sono i numeri della presenza femminile nei “posti che contano”, ancora inferiore di gran lunga a quelli dei Paesi più avanzati. Ad esempio, se si guarda ai CdA, grazie alla legge sulle quote di genere, nelle società quotate le donne sono passate dal 5,9% del 2008 all’oltre 30% di oggi. Nelle tantissime controllate, invece, migliaia, si è saliti dall’11.2% del 2013 a oltre il 25%. In entrambi casi un bel balzo, che secondo analisi di Bankitalia avrebbe necessitato di circa 50 anni per essere raggiunto senza correttivi. Eppure, se si osservano i ruoli esecutivi, solo poco più del 7% delle società quotate hanno un Ad di sesso femminile e spesso espressione della proprietà. In sintesi ci sono molte più donne professioniste e docenti universitarie, ma – come ricordato dalla presidente Casellati – ancora troppe poche manager. Ora, il passo ulteriore da compiere, è passare dai tavoli alle stanze dei bottoni.

UN’ITALIA GRANDE (IN EUROPA)

A questi temi lavora sin dalla sua nascita la Fondazione Marisa Bellisario che, ha ricordato la presidente Lella Golfo, opera al fine di far crescere il Paese attraverso iniziative concrete. “Quanto emerso in questa due giorni”, ha spiegato, “non ha nulla da invidiare a conferenze blasonate come quella di Cernobbio. La nostra Fondazione è come una famiglia, composta da imprenditrici, manager, professioniste e giovani donne, che cresce ogni giorno e cerca di contaminare chi vi partecipa. Abbiamo idee, progetti e proposte che mettiamo a disposizione delle istituzioni perché siamo fermamente convinte che ‘senza donne non si esce dalla crisi, senza donne non si cresce’ come recitava il titolo di un nostro seminario del passato. E, contrariamente al clima che si respira in questo momento, crediamo che il nostro Paese possa e debba crescere in armonia con il resto d’Europa. Senza quest’ultima rischiamo la marginalità, quando invece abbiamo tutte le potenzialità per essere una grande Italia. Forse dobbiamo cambiare passo, cominciando a valorizzare seriamente il vero petrolio della nostra nazione, che è la cultura, investendo sulle nostre eccellenze e tagliando invece le inefficienze, insomma recuperando la produttività del sistema Italia. La strada da fare è ancora lunga, ma noi ci crediamo e siamo qui per questo. Avanti Donne”.

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