Il vero protagonista della quinta edizione di “Italia 5 stelle” è stato Rousseau, il software attraverso il quale gli iscritti e i simpatizzanti possono collaborare alla formazione del programma del Movimento. L’innovazione presentata nella due giorni del Circo Massimo è la modalità di iscrizione semplificata attraverso un sms che garantisce l’iscrizione alla piattaforma in 24 ore mentre prima potevano essere necessari anche due mesi. All’ampliamento delle funzionalità di Rousseau è stato dedicato lungo panel nella mattinata di domenica che ha visto alternarsi sul palco tutti i responsabili delle diverse attività del programma: Stefano Patuanelli a Lex iscritti, Nunzia Castaldo a Lex Europa, e Manlio Di Stefano a Lex Parlamento, Paola Taverna ad Activism, Nicola Morra a E-learning, Giancarlo Cancelleri a Call to Action, Enrica Sabatini a Open Comun, Davide Boni a Lex Regioni, Fabiana Dadone a Scudo della Rete e Marco Piazza allo Sharing.
ROUSSEAU DIVENTA PIÙ FACILE: UTILE ANCHE IN POLITICA ESTERA
Lo strumento di condivisione e formazione collettiva resta centrale anche con il M5S diventata forza di governo. “Per la funzione di Lex Parlamento, quella della quale mi occupo io, abbiamo introdotto una procedura veloce per portare le leggi in approvazione perché ora dobbiamo fare confrontarci con tempi stretti, non abbiamo due mesi per discutere perché nel mentre è già scaduto il decreto legge” – dice a Formiche.net Manlio Di Stefano – “Stiamo cercando di introdurre nuove modifiche sempre nell’ottica di velocizzare i processi ma anche di partecipazione più immediata. Quando parliamo di intelligenza collettiva non si può fare a meno di parlare dei numeri dell’intelligenza collettiva. Avere più gente possibile iscritta di qualsiasi estrazione politica fa sì che il prodotto finale sia migliore”. Il software di partecipazione collettiva appare utilizzabile anche un in un ambito come quello degli esteri che, dalla fondazione degli Stati, rientra in quel fortino inattaccabile di chi detiene le leve del potere. “Si possono proporre leggi come la riforma dei Consolati, la riforma della struttura della Farnesina, il voto all’estero e della cittadinanza” – continua Di Stefano – “Ce ne sono tanti di proposte di carattere prettamente normativo. Chiaramente la politica estera “fluida”, quella che ha a che fare con gli equilibri geopolitici e geostrategici è difficile poterla votare”.
CANCELLERI: “UNO VALE UNO NON VUOL DIRE CHE TUTTI POSSONO PARLARE DI TUTTO”.
Gli strumenti a sostegno della democrazia diretta non servirebbero, però, a dare voce a chiunque su qualsiasi tema. Su questo sono chiari sia il sottosegretario agli esteri che Giancarlo Cancelleri, vicepresidente dell’Ars. “C’è un errore di base nella concezione della democrazia diretta: uno vale uno non vuol dire uno vale qualsiasi cosa” – dice Di Stefano – “Noi abbiamo una storia e dei valori precisi e sulla base di quella costruiamo l’intelligenza collettiva. I nostri cittadini sanno che ci muoviamo liberamente ma dentro un ambito valoriale ben preciso, altrimenti potremmo essere Forza Italia o il PD”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il candidato alla Regione Sicilia per il M5S. “Uno vale uno non vuol dire che tutti possono parlare di tutto. Ma che tutti possono partecipare alla formazione delle politiche pubbliche. Rousseau era fondamentale prima ed è fondamentale adesso perché l’idea è sempre la stessa: i cittadini entrano all’interno delle Istituzioni. Rousseau mi è stato utile in Sicilia, siamo stata la prima Regne ad avere Lex regioni che ora è esteso anche alle altre. Noi l’abbiamo usato per stilare il programma. La Call to action serve davvero per costruire una rete di competenze anche a partire da un’idea banale che condivisa può diventare qualcosa di più grande” – dice Giancarlo Cancelleri a Formiche.net – “Noi siamo i terminali di un’intelligenza collettiva che però risiede fuori dai palazzi. Diventa fondamentale la partecipazione di tutti. Noi ora siamo il governo del cambiamento, adesso serve il popolo del cambiamento”.
LE RESISTENZE AL CAMBIAMENTO
Manlio Di Stefano, dal palco, lamenta che l’incedere del governo del cambiamento trova davanti a sé le resistenze di una macchina pubblica ormai rodata e abituata a schemi che il M5S sta provando a scardinare. “Non abbiamo amici nel ministero” – dice a Formiche.net – “ma nessuno mi ha mai fatto pressione. Credo sia dovuto alla stratificazione del personale all’interno del ministero. Dobbiamo ricordare che sono uffici pubblici che hanno il blocco dei turnover da 20 anni quindi hanno una mentalità ancora un po’ antica. Io mi aspetterei che quando il vertice, e in questo caso il vertice è il governo, dà un input la macchina lo raggiunga nel minor tempo possibile e nella maniera più efficiente. Però questo può essere anche un problema di resistenza al cambiamento che gestiamo lavorando 20 ore al giorno”.