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F-35, prima di decidere bisogna conoscere. La visita di Tofalo a Cameri

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“Conoscere e approfondire determinati settori della Difesa è il primo passo da compiere prima di prendere decisioni importanti”. Lo ha scritto su Facebook il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, raccontando la visita presso l’aeroporto militare di Cameri, in provincia di Novara, sede della linea italiana di assemblaggio e verifica finale per gli F-35. Sui caccia di quinta generazione è ancora in corso la “valutazione tecnica” promossa dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Intanto, il programma internazionale si appresta ad avviare i test operativi, gli ultimi prima di passare alla produzione a pieno rateo che dovrebbe consentire una sensibile riduzione dei costi.

LA VISITA ALL’AEROPORTO DI CAMERI

Tofalo è stato accompagnato per l’occasione dall’ammiraglio Ruggiero Di Biase, direttore del IV Reparto del segretariato generale della Difesa, dal generale di Brigata Aerea Giovanni Balestri, direttore del programma Joint Strike Fighter (Jsf) e dal brigadier generale Luca De Martinis, capo del IV Reparto di Stato maggiore dell’Aeronautica. Nel corso della visita all’aeroporto dell’Aeronautica militare, “ho avuto modo di conoscere il primo Reparto manutenzione velivoli, guidato dal Colonnello Roberto Lo Conte, che fa capo al Centro polifunzionale velivoli aerotattici diretto dal colonnello Pietro Paolo Traverso”. Il reparto in questione, ha spiegato il sottosegretario, “costituisce il nerbo manutentivo di terzo livello per i velivoli Tornado e Thypoon, un centro di assoluta eccellenza che assicura l’efficienza di entrambe le flotte di velivoli”.

LA FACO PER GLI F-35…

Poi, la visita allo stabilimento Final Assembly and Check-out (Faco) del programma F-35, in cui vengono assemblati in velivoli italiani e olandesi. Per il nostro Paese, l’impegno attuale ne prevede 90 dopo la riduzione dai 131 iniziali, mentre il programma dell’Aia ne vale 37 (di cui i primo otto prodotti negli Usa), anche se recentemente il ministro della Difesa olandese ha eliminato i limiti di budget per gli F-35, facendo presagire l’intenzione di acquistarne di altri. A Cameri si realizzano comunque anche gli assetti alari degli aerei di quinta generazione, con una previsione iniziale di oltre 800 pezzi. La Faco, spiega Tofalo, “è uno stabilimento di proprietà del governo italiano, gestito da Leonardo con il supporto di un team di Lockheed Martin che si estende in un’area di 500mila metri quadrati di cui 200mila coperti”.

…E COME FUNZIONA

Il sottosegretario ha visto “come viene costruita la sezione alare e si procede poi all’assemblaggio e verniciatura del velivolo F-35”. Centro all’avanguardia, “lo stabilimento di produzione, nato nel 2012, è una presenza industriale di assoluto rilievo per il livello tecnologico”, ha rimarcato. “Nondimeno, gli oltre mille dipendenti, personale altamente specializzato, rappresentano un importante indotto economico per la realtà locale”.

IL MESSAGGIO

Sul programma Tofalo ha ricevuto dal ministro Trenta la delega specifica, un ruolo importante in vista degli esiti della valutazione promossa dalla titolare del dicastero. “Questa visita mi ha fornito una visione completa dell’intera filiera produttiva”, ha detto il sottosegretario. “Ritengo che conoscere e approfondire determinati settori della Difesa è il primo passo da compiere prima di prendere decisioni importanti”. D’altra parte, già nei giorni scorsi Tofalo era intervenuto sugli F-35. “Il Movimento 5 Stelle – aveva detto – è da sempre contrario ai caccia F-35, ma si tratta di un programma partito nel 1998 e sarebbe irresponsabile interromperlo ora, anche se stiamo studiando nei dettagli il dossier”. Difatti, “bisogna essere onesti intellettualmente e dire che la Difesa ha bisogno di certe capacità aeree, per cui si deve capire che, se si interviene su questo programma, bisogna poi sempre garantire una capacità operativa aerea che l’Italia deve comunque avere a difesa dei confini nazionali”.

LE NOVITÀ DAL PROGRAMMA

La decisione politica, aveva aggiunto Tofalo, dovrebbe arrivare “direttamente da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte”, che dei caccia aveva parlato a fine luglio con il presidente Usa Donald Trump. D’altra parte, oltre alle esigenze operative e alle ricadute economiche, il programma tira in ballo anche le relazioni con l’alleato statunitense, a cui non piacerebbe una nuova marcia indietro. Anche perché il Joint Strike Fighter si avvicina all’obiettivo di scendere a 80 milioni di dollari entro il 2020 per un singolo F-35 A, prezzo paragonabile (se non inferiore) a quello di un caccia di quarta generazione. A fine settembre, il Pentagono e Lockheed Martin hanno chiuso l’accordo per il lotto di produzione a basso rateo numero 11, scendendo a 89,2 milioni per un F-35 A, pari al 5,4% in meno rispetto al lotto precedente. Un trend destinato ad accelerare con l’avvicinamento alla produzione a pieno rateo. Il prossimo mese, come riporta DefenseNews, inizieranno i test operativi (Iot&E), ultimo passo prima dell’atteso passaggio. Secondo la tabella di marcia del Pentagono, dovrebbero concludersi il prossimo luglio.

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