Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Stati Uniti, nasce un nuovo colosso della difesa. Via libera alla fusione tra L3 e Harris

trump bomba

L’effetto Trump sull’industria della difesa americana porta alla più grande fusione azionaria nella storia del settore. Due grandi aziende statunitensi, L3 Technologies e Harris Corportation, rispettivamente focalizzate nei sistemi di comando e controllo e nelle comunicazioni e servizi It, hanno deciso di fondersi e dar vita alla settima industria al mondo del comparto difesa. Insieme, le due aziende hanno una capitalizzazione combinata pari a circa 33,5 miliardi di dollari.

L’ACCORDO

La transazione varrà oltre 15 miliardi di dollari e darà vita alla L3 Harris Technologies. Una volta che l’operazione verrà completata (si prevede a primavera del prossimo anno), gli azionisti di L3 deterranno circa il 46% della nuova società, mentre quelli di Harris il restante 54%. I rispettivi consigli di amministrazione hanno approvato la fusione domenica scorsa, con la soddisfazione dei due amministratori delegati, Chris Kubasik per L3 Technologies e Bill Brown per Harris. Proprio quest’ultimo sarà presidente e ceo della nuova società per almeno due anni, mentre Kubasik rivestirà il ruolo di vice-chairman e chief operating officer, cariche che dovrebbero poi alternarsi. Il quartier generale sarà a Melbourne, in Florida, attuale sede di Harris.

I NUMERI

L3 Technologies è tra i leader mondiali per la fornitura di servizi e prodotti C3ISR, acronimo con cui si intendono le attività di comando e controllo, comunicazione, intelligence, sorveglianza e riconoscimento. Harris è invece impegnata nel settore della comunicazione e dell’Information technology, fornendo sistemi elettronici e antenne per una molteplicità di settori, spazio compreso. Nel complesso, la L3 Harris Technologies sarà il sesto contractor statunitense, tra le prime dieci aziende al mondo nel settore della difesa. Si prevedono ottimizzazioni della catena di fornitura, mentre i dipendenti dovrebbe essere intorno a 48mila, con clienti in oltre 100 Paesi del mondo. Secondo quanto reso noto dalle due aziende, la nuova società dovrebbe generare un fatturato netto annuo pari a 16 miliardi di dollari, con un flusso di cassa di 1,9 miliardi.

LE PAROLE DEI CEO

“Credo che sia il momento perfetto (per la fusione, ndr) in virtù dei bisogni dei clienti e della domanda di innovazione”, ha detto Kubasik a DefenseNews. “Con la ripresa di entrambe le società, credo che l’operazione ci dia l’opportunità di mettere insieme tutto questo, generare liquidità e sinergie e posizionarci per la creazione di valore a lungo termine per i nostri azionisti”, ha rimarcato. “Genereremo un sacco di risparmi – gli ha fatto eco Brown – ma ancora più importante, le capacità in portafoglio ci permetteranno di fare cose differenti, fornire prodotti diversificati agli utilizzatori, come chiarificato dalla National Defense Strategy”, presentata a febbraio dal capo del Pentagono James Mattis, sulla scia della Nation Security Strategy rilasciata ancora prima da Donald Trump.

L’EFFETTO TRUMP

E infatti l’input determinante pare essere arrivato proprio dalla nuova amministrazione, con aumenti di budget consistenti e richiesta di maggiore rapidità nell’esecuzione dei contratti della difesa. A settembre, il Center for Strategic and International Studies (Csis) di Washington ha pubblicato gli “Acquisition Trends 2018” del Pentagono, notando come “le fusioni e le acquisizioni nel settore della difesa sono aumentate negli ultimi due anni e, allo stesso tempo, le strategie aziendali perseguite dalle diverse aziende si sono notevolmente diversificate dopo un lungo periodo di pressoché totale uniformità”. Così, se in passato il focus era “sulla riduzione dei costi e sull’aumento delle vendite internazionali”, ora “nell’attuale fase espansiva sono emerse strategie molto diverse”. In particolare, “alcune aziende si sono concentrate sulla richiesta DoD relativa all’innovazione tecnologica; altre si sono concentrate sull’acquisizione di maggiori ricavi dalle linee di prodotti esistenti espandendosi nei servizi; mentre altre ancora hanno cercato di spostarsi da quelli che percepiscono come servizi a basso margine per concentrarsi sull’integrazione e sottosistemi ad alto margine”. Su questa linea si inserisce la fusione tra L3 e Harris, con l’obiettivo evidente di aumentare la presenza sui contratti del governo Usa.

×

Iscriviti alla newsletter