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Vi racconto l’Europa dei sogni a 5 Stelle. Parla Nicola Morra

La manifestazione di “Italia a 5 stelle”, la tradizionale festa del M5S, piomba in un momento di cesura per il governo gialloverde. Solo ieri sera si è concluso un Consiglio dei ministri straordinario nel quale l’Esecutivo ha risolto la crisi esplosa con l’introduzione della “pace fiscale” nel decreto fiscale. Oltre a questo la festa dei 5 stelle arriva in prossimità dell’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni europee. Nel corso del programma “In mezz’ora” il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato di voler creare un nuovo gruppo europeo “Un progetto contro chi ha deluso a destra e a sinistra. A gennaio pensiamo a un manifesto per mettere insieme nuove forze che stanno nascendo ovunque. L’idea è un gruppo che abbia unito i delusi di destra e sinistra”. Delle tensioni con la Lega e delle prospettive europee abbiamo parlato con il senatore 5 Stelle Nicola Morra.

Questa manifestazione arriva all’indomani dei primi scricchiolii del governo bicefalo nato a giugno. Cosa significa per il Movimento questa prima frizione?

 Io non credo che adesso si stiano iniziando a sentire i primi scricchiolii. Credo, invece, che di recente sia accaduto un episodio che ha lasciato emergere la sostanziale diversità delle due forze politiche che hanno sottoscritto il contratto di governo. Le procedure normative non sono propriamente semplicissime e chiarissime e nell’ambito di questa confusione si è prodotto un testo che includeva proposte che nel contratto non erano presenti e questo ha segnato un dibattito che, però, si è concluso efficacemente e produttivamente con l’esclusione di questa materia dal provvedimento in essere.

In futuro dobbiamo aspettarci altre crisi simili a queste?

Noi non possiamo escludere che da qui a una settimana oppure un anno o tre anni questi avvenimenti non possano ripetersi. Perché questo non è un governo monocolore, come si sarebbe detto un tempo, ma è un governo che nasce da un confronto che ha prodotto un contratto. Adesso bisognerà essere particolarmente precisi, filologicamente attrezzati e scrupolosi per tradurre il contratto in proposte di legge che siano corrispondenti agli accordi contrattualizzati.

Non crede che in questa occasione siano emerse le differenze, anche a partire dalla base elettorale, presenti tra il M5S e la Lega.

Noi restiamo ben diversi dalla Lega così come la Lega resta ben diversa da noi. Noi rappresentiamo cittadini che si ritrovano in proposte politiche in alcuni casi coincidenti o prossime a quelle della Lega. In altri casi ben distanti. Però sul piano elettorale non sono d’accordo. Non dovremmo restare fermi a interpretazioni dei flussi elettorali di 10-15 anni fa. Nel mentre il Paese sta vivendo, come moltissimi altri Paesi europei, una fortissima mobilità elettorale che ha sovvertito tutti i precedenti parametri, tutti gli studi fatti 10-20 anni fa dai politologi. L’Italia, come tanti altri Paesi europei, sta vivendo una forte crisi d’identità.

Restando sul tema delle differenze, in materia di politica europea quanto è lontano il M5S dalla Lega?

Se l’Europa che viene immaginata dalla Lega è quella dell’Europa di Visegrad e del cancelliere Kurz le distanze sono ragguardevoli. Se, al contrario è l’Europa in cui, con fraternità, si promuovono politiche di solidarietà e di giustizia e cooperazione beh allora le distanze si riducono. Queste sono scelte che spettano al contraente.

Oggi nel corso del programma di Lucia Annunziata il vicepremier Di Maio ha detto che l’Italia vuole restare in Europa per cambiarla.

Io di questo non posso che essere contento perché io, come penso tutti i sostenitori prima ancora che gli eletti del Movimento, abbiamo creduto in un’Europa che fosse dei popoli e che permettesse civiltà, conoscenza, condivisione di diritti e solidarietà. Poi tutti noi siamo rimasti stupiti da politiche e affermazioni di commissari dell’Europa che hanno a nostro avviso calpestato i diritti del popolo greco e non solo. Addirittura hanno avuto l’ardire di chiedere, a garanzia dei prestiti che venivano erogati alla Repubblica ellenica, in pegno il Partenone con l’Acropoli tutta. Oltre a questo sapere di essere richiamati ad alcuni doveri, o presunti tali, dai francesi i quali poi ai confini con l’Italia si permettono di commettere certe azioni (accompagnamento di migranti al confine di Claviere n.d.r.) ci fa sorridere sulla pochezza di certi appelli.  A fronte di queste follie noi diciamo che l’Europa che sogniamo è quella dell’Inno alla Gioia di Beethoven, è quella alla quale crede Paul David Hewson (Bono Vox), e non è certamente quella di chi si permette di usare le politiche europee per lacerare, per estremizzare e per escludere e non piuttosto per creare coesione.

 


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