Sulla questione della manovra e dello scontro in essere tra governo gialloverde ed Europa c’è una grande ipocrisia di fondo. Che è questa. L’Europa non ha mai detto che non si potessero attuare le misure del contratto di governo. Qualunque esse siano. Ha detto un’altra cosa. E cioè che tali misure non si possono finanziare con più deficit e più debito. Reddito di cittadinanza, quota 100 per le pensioni e flat-tax si possono fare a condizione di trovare le necessarie coperture finanziarie.
Nessuno ha quindi mai detto che Salvini e Di Maio non potessero attuare le loro proposte e non è vero che l’Europa non vuole queste proposte. Per di più, rispetto alle promesse elettorali, la manovra proposta realizza al 70% il reddito di cittadinanza e le modifiche alla Fornero e realizza solo per finta la Flat-Tax. L’Europa non può accettare che siano finanziate in deficit e, soprattutto, i mercati finanziari non sono disposti a comprare crescenti quote di titoli di stato italiani se non a tassi di interesse molto elevati, cioè con un spread crescente che rischia di portarci alla non solvibilità di lungo periodo.
In un contesto di sano e saggio rigore dei conti pubblici, un governo di un Paese realizza le sue riforme trovando le coperture, cioè “cambiando” sul serio livelli e composizione delle spese e delle entrate. Se invece ricorre al deficit ed al debito è come se alzasse bandiera bianca sul cambiamento vero rispetto al passato. Occorre infatti notare che la manovra proposta “sposta” soltanto il 2% del totale della spesa pubblica, il restante 98% pari a circa 830 miliardi di euro resta esattamente come prima. Ed allora cosa cambia?
Con la manovra si muove l’1% del Pil e quindi nei numeri è una “manovrina” e con questa si spera che la crescita balzi in alto nei prossimi tre anni. Il problema vero è che facendo una “manovrina” rispetto al moloch del totale di una spesa pubblica a 850 miliardi di euro si determina un forte e rischioso innalzamento dei saldi finanziari, deficit e debito. È come in una azienda che perdendo soltanto il 2% di vendite peggiora il risultato di esercizio del 30%! Dunque mi chiedo, è per una simile “manovrina” molto rischiosa sui saldi finanziari che si fa tutto questo “ambaradan”? Capisco che l’orizzonte politico è quello delle elezioni europee del prossimo mese di maggio. C’è però da chiedersi in quali condizioni l’economia, la società e la finanza pubblica italiane arriveranno da qui a maggio prossimo?