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Una vita da Nobel: la “rivoluzione copernicana” del Prof. Giulio Tarro

Nel mezzo del cammin di nostra vita capita di incontrare persone e personalità che ti lasciano nello spazio di una sera insegnamenti che è possibile portarti dentro e dietro per l’altro mezzo del nostro cammino su questa terra.
In un mondo avvolto da nebbie, da fumi, da veleni che tutto oscurano il ricorso alla chiarezza diviene l’unico “mezzo” per intravedere la verità. Ecco appunto la ricerca della verità, quella verità che spesso è difficile da trovare, da capire e fino a quando non la si trova il cammino è pieno di ostacoli e misteri.
A proposito di misteri ho conosciuto il Prof. Giulio Tarro a Pompei in una piacevole serata di fine settembre; l’occasione è stata generata dalla sensibilità di Marilù La Marca attivissima sul piano sociale e coordinatrice di iniziative di enorme livello umano e professionale. Con Marianna Scibetta, brillante autrice anche su questa rivista, ci siamo trovati proprio in occasione della cerimonia attraverso la quale il prof. Tarro ha assunto Presidenza del Lions Club Pompei. Ebbene, lo spessore di Tarro ha trasformato un appuntamento sociale in una letio magistralis sullo stesso significato della Bioetica in tempi in cui anche le terminologie sono attaccate da virus spesso più dannosi dei corrispettivi propri del campo medico.
Tarro non è un medico qualsiasi ma è potenzialmente candidato al Nobel per la Medicina non solo per la sua attività scientifica di altissimo livello e tale da portarlo costantemente all’attribuzione di premi di altrettanto prestigio internazionale, ma il Prof. Tarro è anzitutto uomo capace di comunicare la verità, l’essenza delle cose, senza scorciatoie. Un messaggio immediato e frutto di un tenace inseguimento del senso della giustizia medica senza la tentazione della facile popolarità che genera illusioni in chi aspetta o in chi ascolta.Ecco allora tutta intatta la sua lezione e le sue parole che giungono limpide come una scoperta che non lascia dubbi e che individua le certezze, diradando ogni possibile nebbia.
Il compito del “cronista” in questi casi è quello di limitarsi ad ascoltare, in silenzio, senza aggiungere commenti all’azione di un Maestro della medicina, ma soprattutto una persona serissima di altri tempi con la grandezza della semplicità propria di coloro che sanno quello fanno e quello che dicono da eterni studenti, grandi professori. Ed ecco la voce del Prof. Giulio Tarro
<strong La Bioetica

E’ un termine coniato da un oncologo Van R. Potter, autore nel 1971 del libro “Bioethics: Bridge to the Future”. Nata negli anni Settanta dalla necessità di stabilire un contatto tra cultura scientifica e umanistica, la bioetica si è rapidamente affermata come punto d’osservazione privilegiato sui temi fondamentali per la salute e l’identità psico-fisica dell’uomo (nascita, vita, malattia, morte) e su quelli resi sempre più attuali dal progresso biomedico (clonazione, biotecnologie, medicina genica…). La bioetica guarda all’essere umano come singolo dotato di individualità specifica e come parte di un sistema, naturale e sociale, con il quale è in continua interazione. In esse si incontrano medicina, biologia, etica, filosofia, diritto, politica, per una analisi completa e interdisciplinare, rispettosa della complessità dell’essere umano. Da questo punto di vista la sua attualità e la sua importanza sono enormi, in un momento in cui la scienza sembra essersi definitivamente sostituita all’ economia e alla politica come motore della storia.
Proprio per realizzare questo lavoro di rinnovamento e di cucitura, la bioetica si è costituita fin dall’ inizio come un insieme di saperi: quello scientifico, in particolare la biologia, quello filosofico, quello etico, quello giuridico e, in ultima istanza, anche quello teologico. In questi anni, la bioetica si è rivelata una formidabile occasione di dialogo tra tutte queste discipline, partendo da una visione positiva della scienza.
Nel deprimente andazzo generale di incomunicabilità tra società e ricerca, cui assistiamo non solo in Italia, vi è forse in atto una lieve inversione di tendenza, volta a favorire relazioni di reciproca comprensione e maggiore fiducia tra scienziati ed opinione pubblica. Ciò impone però, a nostro avviso, una “rivoluzione copernicana” con due obiettivi di visuale del mondo della scienza: il primo è uscire dal proprio particolare (interessi economici e corporativi, convinzioni ideologiche radicate) per mettersi in un’ ottica che consideri come primari gli interessi generali della comunità nazionale e internazionale, con una “opzione preferenziale” per le categorie e i popoli più indifesi e meno rappresentati (anche a livello di mass media); il secondo è fare una scelta di priorità d’intervento anche in ambito di obiettivi della ricerca scientifica a favore delle categorie e dei popoli più indifesi compresi i pazienti ed i poveri che rappresentano la maggioranza di questo mondo senza uguaglianza”.

Prof. Giulio Tarro
Primario emerito dell’ Azienda Ospedaliera “D. Cotugno”, Napoli
Chairman della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, WABT – UNESCO, Parigi
Rector of the University Thomas More U.P.T.M., Rome
Presidente della Fondazione de Beaumont Bonelli per le ricerche sul cancro – ONLUS, Napol



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