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Aldo Moro, uomo di Stato e uomo d’intelligence al servizio della Repubblica

moro

L’intelligence dovrebbe diventare materia di studio nelle università italiane, dal momento che “è uno strumento decisivo per gli Stati, per le imprese ma anche per tutti i cittadini”. Ed è ormai “essenziale per sopravvivere nella odierna società della disinformazione digitale, dove è fondamentale imparare a raccogliere, analizzare e utilizzare le informazioni”, nonché “difendersi da cyber attacchi sempre più sofisticati”. A crederlo è il professor Mario Caligiuri – direttore del master in Intelligence dell’Università della Calabria e animatore di molte iniziative sul tema – che ieri ha presentato a Bari il suo libro “Aldo Moro e l’Intelligence. Il senso dello Stato e la responsabilità del potere” (Rubbettino editore).

LA PRESENTAZIONE A BARI

Nell’aula magna dell’Ateneo del capoluogo pugliese, alla presentazione del libro hanno preso parte anche il rettore Antonio Uricchio, l’onorevole Gero Grassi, componente della “Commissione Parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro“, e Donato Malerba, direttore del dipartimento di Informatica dell’Università di Bari.

UN UOMO DI STATO

Per il docente, autore del volume già presentato il 9 maggio in anteprima a Roma presso la Camera dei Deputati proprio nella sala “Aldo Moro” e poi a Maglie (in provincia di Lecce), città natale dello statista, “Aldo Moro era un vero uomo di Stato e, in quanto tale, era un vero uomo di intelligence, in grado di gestire il potere e i rapporti con i servizi segreti nell’interesse della Repubblica”.

Come nella prima presentazione nella Capitale, il professor Caligiuri ha tenuto a precisare nel suo intervento che il libro è allo stesso tempo una “operazione culturale, perché ambisce a fare diventare l’intelligence materia di studio nelle università italiane, rendere consapevoli che un vero uomo di Stato conosce e utilizza l’intelligence e fare conoscere questo aspetto di Aldo Moro nel modo più corretto per evitare l’ennesima riscrittura sulle vicende del politico democristiano. Il professore e curatore del libro ha ricordato di nuovo come Moro si muovesse “nello scenario della Guerra Fredda, che era una guerra di spie, con l’intelligence ingrediente fondamentale”. Moro, ha evidenziato Caligiuri, era consapevole dell’importanza dei servizi e “sapeva usare le informazioni prodotte dell’intelligence e dialogare con gli uomini che la praticavano”, alcuni dei quali citati “più volte nelle lettere scritte durante la sua prigionia”.

UNA FIGURA DA PROMUOVERE

Antonio Uricchio, rettore dell’ateneo, ha invece voluto sottolineare come l’università barese abbia “fortemente voluto promuovere la figura di Aldo Moro, dalla sua esperienza di docenza a quella politica, i suoi valori e insegnamenti, e anche fare luce sulla vicenda, oggi meno oscura, della sua scomparsa”. Mentre Donato Malerba, direttore del dipartimento di Informatica dell’università, ha parlato di “cyber security come vera sfida della politica di oggi”.

UNA STORIA DA RIPERCORRERE (E RICORDARE)

Grassi, infine, ha ripercorso le motivazioni alla base del rapimento e dell’assassinio dello statista pugliese, parlando delle “false verità costruite anche con il contributo dell’intelligence dell’epoca sul ruolo dei brigatisti”.


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