Sei mesi per dare “continuità” all’Agenzia spaziale italiana, difendendo la posizione del Paese in campo internazionale e contribuendo al consolidamento della nuova governance all’interno dei confini. Poi si vedrà, ma non è esclusa una corsa per la nuova presidenza dopo la recente (e controversa) revoca di Roberto Battiston. È la road map tracciata dal professor Piero Benvenuti, al suo debutto da commissario dell’Asi in occasione dell’evento a Roma per i venti anni dal lancio del primo modulo della Stazione spaziale internazionale (Iss), ottima finestra per presentare i sette esperimenti italiani che accompagneranno l’astronauta Luca Parmitano nel viaggio del prossimo anno.
IL RUOLO INTERNAZIONALE…
Quando ad agosto, dopo tre anni, ha lasciato l’incarico di segretario generale dell’Unione astronomica internazionale, il professor Benvenuti non avrebbe immaginato di dover assumere, di lì a poco, un incarico “così impegnativo”, ha ammesso. “Ho accettato perché mi stanno a cuore lo Spazio e l’Italia; so quanto è complessa l’attività che l’Asi cura, e so benissimo cosa significhi non avere a disposizione un vertice, anche per una sola settimana”. Così, il suo primo impegno (dopo “un paio di settimane” per approfondire tutti i dossier) sarà “mantenere la continuità, difendendo la posizione italiana soprattutto in campo internazionale”. D’altra parte, ha ricordato, a dicembre ci sarà il Council dell’Agenzia spaziale europea (Esa), in vista della ben più importante ministeriale di Siviglia a novembre 2019. “È importante che gli altri membri sappiano che l’Asi è solidamente condotta”.
…E LA NUOVA GOVERNANCE NAZIONALE
Il secondo impegno promesso dal neo commissario riguarda l’ambito nazionale. “Sono cosciente che l’Asi stia attraversando un periodo di adattamento nell’ambito del Comitato interministeriale per le politiche spaziale”, l’organo introdotto dalla legge di riforma entrata in vigore a febbraio e incardinato a palazzo Chigi, nelle mani del sottosegretario Giancarlo Giorgetti. “È ancora in fase di rodaggio – ha detto Benvenuti – ed è importante che l’Asi mantenga la sua identità”, ha detto spiegando di aver già chiesto incontri con il numero uno del Miur, il vice ministro e il sottosegretario. Per questo, ha aggiunto rivolgendosi al personale dell’agenzia (che in parte già conosce, essendo stato subcommissario e membro del cda fino al 2011), “chiedo e tutti voli la massima collaborazione per un periodo che, come tutti i periodi temporanei, sarà particolarmente delicato”. L’obiettivo è “mostrare al governo e al Paese che l’Agenzia è solida e non ha debolezze”. D’altra parte, non ci saranno “modifiche alla struttura dell’Asi; non sarebbe corretto nei confronti del nuovo presidente”.
L’IPOTESI DELLA PRESIDENZA
Sul tema, pur ribadendo che il suo incarico è temporaneo (“di sei mesi”), Benvenuti non ha escluso la possibilità di partecipare alla selezione pubblica per l’individuazione del prossimo numero uno dell’Agenzia. “Sono classe ’46, tutto dipende da come verrà formulato il bando e da come si muoverà il ministero; vediamo cosa succede”. Certamente, “farò presente al ministro che a novembre del prossimo anno c’è la ministeriale Esa (…) e so benissimo quale è l’impegno del governo nella ministeriale”, ha aggiunto ricordando di aver assistito, nel 2008, l’allora ministro Maria Stella Gelmini durante la ministeriale dell’Aia. “Farò presente che è bene che si muovano molto rapidamente, così che ci sia un presidente con la capacità di acquisire tutta l’esperienza necessaria ed essere pronto per l’appuntamento del prossimo anno”. In caso contrario, “devono trovare soluzioni alternative”.
L’ITALIA NELL’ESA
La partita europea è quella che sembra preoccupare di più. Eppure, ha ricordato Benvenuti, l’Italia non è messa malissimo: “Siamo il terzo contributore, non gli ultimi arrivati”. Tra le altre cose però, l’ormai ex presidente Roberto Battiston era stato criticato proprio per il peso perso nell’Esa. “Il numero dei direttorati assegnati agli italiani è il modo più visibile per giudicare la presenza del Paese nell’agenzia europea”. Tuttavia, ha spiegato il neo commissario, “bisogna anche tenere conto che la visibilità va estesa nel tempo; i Paesi membri sono molti e non possiamo pretendere di avere sempre un numero elevato di posizioni”. In più, c’è un altro modo, “meno visibile da parte del pubblico e dei media”, con cui giudicare il peso italiano nello spazio europeo. È “il ritorno che l’Italia ha degli investimenti realizzati, e al momento siamo in forte attivo”. Tra il 2014 e il 2017, si legge in un recente report dell’Asi, il nostro Paese ha registrato un sovra-ritorno pari a 170 milioni di euro sulla partecipazione all’Esa. “Questa è la cosa che conta – ha detto Benvenuti – che l’investimento ritorni all’industria nazionale”.
LA QUESTIONE DEI LANCIATORI
Per farlo, è importante “essere presenti nelle decisioni strategiche”. È importante che “tutto quello che si è fatto e che si vuole fare venga valorizzato e non marginalizzato con decisioni per noi controproducenti”, ha rimarcato Benvenuti. Un esempio su tutti: “il problema dei lanciatori”, con l’Europa che si appresta alla nuova generazione, composta da Vega C e Ariane 6. È uno degli aspetti “su cui abbiamo investito tantissimo; è importante che l’operatività di Vega (il gioiello made in Italy realizzato da Avio) sia mantenuta e potenziata”.