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Blockchain. La sfida dell’era digitale è iniziata

Di Umberto Cucchi
blockchain

La legge di Bilancio 2019 affronta per la prima volta il tema della blockchain. Averla trascurata per un decennio ci impone l’immediata elaborazione di una strategia efficiente ed efficace per recuperare il terreno perduto nello sviluppo tecnologico in campo europeo.

La tecnologia della blockchain è stata a lungo trascurata in Italia dall’agenda politica. Essa è una struttura dati condivisa e immutabile la quale si basa su tre concetti nodali:
• sicurezza;
• trasparenza;
• decentralizzazione.

PERCHE È IMPORTANTE

Il nostro Paese è rimasto indietro nel settore digitale. Nelle diverse classifiche internazionali occupiamo spesso le ultime posizioni per quanto riguarda i livelli di digitalizzazione. Lo sviluppo della tecnologia della blockchain offre un ventaglio di opportunità in grado di assicurare: maggiore tracciabilità, riduzione delle frodi, protezione efficace di dati sensibili e miglioramento dei servizi al cittadino e alle imprese.

Il governo, nei prossimi mesi, ha dichiarato di volersi muovere verso due output:
• Il primo – di carattere strategico – con l’introduzione di un piano nazionale sulla blockchain ed il conseguente lancio di una call per la creazione di un gruppo di 30 esperti;

• Il secondo – di carattere economico – con la messa a disposizione di fondi volti a promuovere progetti legati a questa tecnologia.

OUTLOOK EUROPEO

A livello internazionale, l’Italia è entrata nella European Blockchain Partnership da circa un mese. Questa iniziativa è solo un primo step per lo sviluppo di soluzioni pilota riguardanti i certificati fiscali legati agli scambi doganali ed al riconoscimento automatico dei titoli di studio attraverso la blockchain.

Allo stesso modo, Europa Digitale, il primo programma digitale paneuropeo che la Commissione intende attuare per il periodo 2021-2027, rappresenta un’occasione da sfruttare con la massima attenzione. Europa Digitale prevede investimenti per una cifra oltre i 9 miliardi di euro su 5 direttive principali:
• Supercomputer;
• Cyberdifesa e Cybersicurezza;
• Competenze digitali;
• Trasformazione digitale della Pa e dei servizi pubblici;
• Intelligenza artificiale.

IL FUTURO È NOSTRO

Gran parte della futura relazione Italia-Blockchain verrà impostata dalla strategia nazionale. Il governo non può sottovalutare le molteplici opportunità che questa struttura dati offre. Un piano mirato e comprensivo potrà regolamentare diversi aspetti dell’economia pubblica e privata dalla gestione degli scambi energetici, alla tutela dei dati della Pa o della proprietà intellettuale, dalla regolamentazione di smart contracts alla gestione della spesa sanitaria o delle cartelle cliniche fino alla tutela del made in Italy.

Alla luce di ciò, i 15 milioni l’anno messi a disposizione dal fondo per il prossimo triennio non sembrano sufficienti a colmare il gap degli anni perduti. Si poteva stanziare una cifra maggiore? Certamente. Come?

1) Utilizzando parte dei proventi dell’asta delle reti 5G da investire nello sviluppo della tecnologia blockchain. Si tratta di circa 4 miliardi di surplus che non devono essere visti dallo Stato come uno strumento di investimenti una tantum o per la mera coperture di altre voci di spesa.

2) Sfruttando proattivamente la partecipazione internazionale a programmi e partnership per poter migliorare il know-how a livello tecnico e regolatorio e accedere a fondi specifici per lo sviluppo. Programmi come European Blockchain Partnership ed Europa Digitale offrono all’Italia, alle sue imprese e ai cittadini la possibilità di sviluppare capacità e skills digitali per tutti i settori dell’economia.

Limitare gli investimenti nella blockchain o farli in maniera approssimativa dimostrerebbe scarsa lungimiranza politica ed economica. Senza strutture e competenze avanzate, né imprese né cittadini potranno affrontare le sfide dell’era digitale e beneficiare del suo potenziale.

(Articolo pubblicato su Competere)

 

 


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