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Eroismo, sacrificio e fedeltà. Le Forze armate (oggi, come ieri) raccontate da Trenta

trenta

Signor Presidente della Repubblica,

desidero innanzitutto rivorgerLe il rispettoso e deferente saluto di tutto il personale della Difesa e mio personale e ringraziarLa profondamente per la Sua presenza in occasione di un evento tanto significativo per tutti gli italiani. Mi permetta però, ancora prima di celebrare questa importantissima data, di esprimere un pensiero in queste ore, in questi momenti, di vicinanza alle famiglie delle vittime, a tutte le popolazioni investite dal mal tempo, dal Nord al Sud Italia, ad ogni famiglia colpita, ad ogni famiglia che in questo momento si sente isolata, la vicinanza della Difesa, la vicinanza di tutto il governo.

Inoltre signor Presidente mi consenta di esprimere, un profondo riconoscimento e ringraziamento alle nostre Forze Armate che oggi come allora, in queste ore, se pure in modi diversi, stanno soccorrendo migliaia di famiglie isolate, fornendo viveri, corrente elettrica, adoperandosi attivamente affinché sia fatto tutto il possibile per preservare il nostro Paese dalla violenza delle piogge e del mal tempo. Le nostre Forze Armate con la loro opera testimoniano di essere la spina dorsale di questo Paese.

Estendo il mio saluto a tutte le autorità militari, civili e religiose, alle delegazioni straniere presenti, alla cittadinanza e a tutti coloro che oggi riempiono questa splendida Piazza con la loro gioia e il loro affetto. Oggi celebriamo il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate.

Lo celebriamo in questa generosa città di Trieste, città “contesa” e frutto di memorie antitetiche che per generazioni è stata fattore identitario per tanti italiani ed emblema di un Paese da riunire. Ma oggi non è un 4 novembre come altri: oggi è il 4 novembre che segna il centenario della Vittoria italiana all’esito della prima guerra mondiale. Esattamente un secolo fa, il 4 novembre 1918, un’altra Italia si rialzava in piedi dopo la sconfitta di Caporetto. Si rialzava e vinceva una guerra, la più devastante che il nostro Paese avesse mai conosciuto, una guerra destinata a restare impressa indelebilmente nella memoria collettiva degli italiani.

Il nostro Paese entrò nel conflitto il 24 maggio 1915: quel giorno ebbe inizio per il popolo italiano una grande e durissima esperienza, che culminò nella reazione alla sconfitta di Caporetto, nella resistenza sul Piave e sul Grappa fino alla vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto. Ancora oggi l’Oslavia, l’Ortigara, la Bainsizza, il Grappa, l’Isonzo, il Piave costituiscono luoghi “sacri”, dove la cronaca si è fatta storia e dove, ancora adesso, nei molti Sacrari che sono stati eretti per conservare le spoglie dei nostri caduti, riposano tanti eroi italiani della Grande guerra.

Oggi li ricordiamo tutti, e a loro dedichiamo il più commosso pensiero, mio e di tutti gli italiani, perché a tutti loro dobbiamo tanto, la nostra stessa identità di popolo. E ricordiamo anche tutti coloro che hanno combattuto quella terribile guerra e hanno avuto la fortuna di sopravvivere, seppur profondamente provati nello spirito. Oggi nessuno di loro è più con noi, ma resta la memoria della loro straordinaria testimonianza di vita.

Tra loro, consentitemi di ricordarne uno per tutti, il Capitano degli Arditi Medagli d’Oro al Valor Militare Ettore Viola, che si distinse nella difesa del Monte Grappa. In cento anni di storia, attraverso alterne vicende, l’Italia ha proseguito il suo cammino di sviluppo e progresso, ed è cresciuto, nelle coscienze e nelle leggi, lo spirito della democrazia, della libertà e si è rafforzata la vocazione alla pace, parola consacrata solennemente nella nostra Carta Costituzionale.

Nella fedeltà a questi ideali, le Forze Armate di oggi guardano con orgoglio alla loro storia, una storia di eroismo e di sacrificio, di fedeltà al Paese e di sostegno alle politiche internazionali di supporto alla stabilità e alla sicurezza. Questo è l’impegno solenne che deve orientare la nostra azione, l’impegno di un’Italia riconoscente e grata a chi ha dato la vita in suo nome, capace di trasmettere alle nuove generazioni le ragioni e i valori che ci accomunano e ci fanno amare il nostro Paese.

Quanto accaduto cento anni fa deve costituire monito per il futuro perché l’incubo della guerra, delle rappresaglie, dell’oppressione, non sbiadisca mai nelle nostre menti, nella consapevolezza che molti sono i pericoli che attualmente incombono sulla sicurezza dell’intera comunità internazionale. Oggi la pace non è un bene scontato che possiamo permetterci di dare per acquisito, ma e’ qualcosa che va costruito e preservato ogni giorno: è un valore che va affermato attivamente.

Se pur in scenari diversi, i conflitti non sono scomparsi e la comunità internazionale si confronta con nuove minacce e nuove emergenze, che mettono a rischio la pace e la convivenza tra popoli. Riusciremo noi, cittadini italiani, cittadini europei, cittadini del mondo a far sì che le prossime generazioni, i nostri figli, possano vivere in un mondo finalmente libero dallo spettro della guerra ?

Noi, innanzitutto, dobbiamo agire come strumenti di pace, educando i nostri figli alla condivisione, alla solidarietà, al rispetto della dignità umana. In questa cornice, l’Unione Europea oggi costituisce una realtà fondamentale, imprescindibile per la realizzazione di un futuro stabile e di prosperità. Nessuno in Europa, tanto meno l’Italia, potrebbe affrontare le attuali sfide della globalizzazione con la sola forza delle proprie braccia.

Il cammino verso l’integrazione europea ha visto muovere importanti passi avanti negli ultimi anni, ma è chiaro che bisogna fare di più. E il legame che ci unisce al passato, dall’armistizio di Villa Giusti a oggi, è un legame che, nonostante le difficoltà, si basa sull’identità di valori. A partire dal rispetto per la democrazia e dello Stato di diritto. Sicuramente questo era il sogno di coloro che hanno combattuto per l’unità del nostro paese, e per il quale sono arrivati anche a sacrificare la loro vita.

Sicuramente questa è la speranza della nostra generazione e non vedo alcun modo migliore per onorare l’evento odierno se non impegnandoci ancora di più per rendere il mondo finalmente libero da guerre tra le etnie, tra le religioni, tra le fedi politiche. I nostri militari e l’intero Sistema-Paese molto hanno fatto, stanno facendo e continueranno a fare in futuro, affinché ciò sia realizzato.

Con questa consapevolezza i nostri militari operano nelle varie missioni in aree di crisi, mettendosi al servizio del Paese e del prossimo, prestando, consapevolmente, un giuramento di fedeltà che contempla anche il rischio del sacrificio estremo. Con la stessa consapevolezza il nostro Paese risponde responsabilmente alle richieste della Comunità internazionale che per voce delle Nazioni Unite, dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea, ci chiede di concorrere al mantenimento della stabilità, della sicurezza internazionale e della pace.

La pace è oggi un valore a rischio che va affermato attivamente e responsabilmente, attraverso soprattutto il rispetto delle minoranze e delle diversità. Questo rispetto è oggi un fondamentale elemento di pace. Anche per questo noi ricordiamo. È nostro dovere impegnarci a fondo per coltivare la nostra memoria di popolo, perché ritengo che soltanto la coscienza delle proprie radici e del proprio passato, la consapevolezza dei valori che compongono la nostra cultura possono consentirci di crescere e di rimuovere quegli ostacoli che, ancora oggi, ci impediscono di proiettarci compiutamente verso quell’orizzonte di libertà, solidarietà e giustizia per il quale tanti italiani hanno dato la vita.

Di questo sono profondamente convinta. Soprattutto se riusciremo a recuperare, come cittadini, quell’entusiasmo e quella fiducia che furono propri dei primi anni in cui la nostra giovane Italia prese coscienza di sé. Solo in tal modo potremo affrontare con fiducia le difficoltà del nostro tempo e contribuire a costruire un mondo migliore da lasciare in eredità ai nostri figli.

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