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Perché sono contro il decreto Pillon e dalla parte dei minori e delle madri

impresa, governo, femminicidio

Decenni di giurisprudenza saggia, intelligente, consapevole dei bisogni emotivi e sociali dei minori sono messi in discussione dal disegno di legge del parlamentare Pillon sull’affido condiviso e il mantenimento dei figli minori che nei contenuti è veramente imbarazzante. Esso prevede che in caso di separazione genitoriale si preveda la mediazione obbligatoria; tempi paritari ed equilibrio tra i genitori per il tempo in cui i bambini sono affidati al padre o alla madre; eliminazione dell’assegno di mantenimento; lotta all’alienazione genitoriale.

La verità è che in Italia le mamme, per la maggior parte, non lavorano o non guadagnano come il partner, perché devono (non solo scelgono di) occuparsi dei figli. I papà, per la maggior parte, sono tranquilli e felici se le mamme si dedicano ai figli. Quando i bimbi, vere vittime del trauma della separazione, amano la loro casa e la loro cameretta a volte di più dei genitori che si separano creando un clima disastroso. Quando il mantenimento diretto (nei tempi “equipollenti”) non risolve certo il problema di pagare abbigliamento, utenze, spese abitative di uno, due o tre figli, spese mediche ecc. Cambiare la separazione e la morale familiare, a suon di decreto, soprattutto dimenticando che la maggior parte dei padri sente l’onere prepotente di mantenere la famiglia separata allo stesso livello di quando era unita, è profondamente sbagliato.

Bigenitorialità non vuol dire uguaglianza e parità materiale, bensì pari responsabilità nella gestione di due ruoli diversi e complementari. In buona sostanza questo disegno di legge offende genitori competenti e di buona fede, avvocati, uomini e donne, giudici, psicologi in un’assurda parità materiale e di contabilità, a favore solo di un’obiettiva minoranza di papà separati e inadempienti. Inoltre il ddl 735/2018, obiettivamente manca sopratutto nella tutela dei diritti dei minori e delle donne in situazioni di abusi e violenza. Il ddl introduce un’assurda patologia – la sindrome da alienazione parentale-Pas – (inesistente): se un bambino dovesse rifiutare un genitore o un altro parente, sarà preso e rinchiuso in casa famiglia senza che si accenni a verifiche sui motivi del rifiuto. L’altro genitore perderebbe l’affidamento. È un invito al silenzio per bambini e soprattutto genitori che vogliono tutelare i figli da partner violenti. Inoltre, le spese per la mediazione familiare e altre disposizioni contenute nel ddl (ad esempio l’obbligo per il genitore a cui viene assegnata la casa coniugale di corrispondere all’altro coniuge “un indennizzo pari al canone di locazione computato sulla base dei concorrenti prezzi di mercato”) rischiano di gravare dal punto di vista economico al punto da scoraggiare il coniuge dall’intraprendere la separazione, con pesanti conseguenze nelle situazioni in cui sono presenti abusi e violenze.

Questa legge è un testo ostile alle donne e ai bambini che ha l’obiettivo di riportare il diritto di famiglia indietro di 50 anni: ci sarà inevitabilmente un aumento dei costi per la coppia poiché non è prevista alcuna assistenza con patrocinio per la mediazione ed è evidente che si genera uno squilibro tra chi può permettersi questa spesa e chi no e la questione fondamentale è in questa delirante proposta di legge i minori saranno bambini a metà, costretti ad adeguarsi ai genitori e non viceversa, non si tiene conto della personalità del bimbo, dei suoi interessi, delle sue amicizie, della scuola.


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