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Così le donne dem raccontano le midterms. L’analisi di Pregliasco

Di Lorenzo Pregliasco
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L’America, si sa, è un Paese di grandi diversità e grandi contraddizioni. La politica americana non fa eccezione, nel senso che i due grandi partiti, Democratici e Repubblicani, sono partiti “larghi”, che accolgono al proprio interno sensibilità e orientamenti ideologici molto diversificati.

Su YouTrend trovate 9 spot che aiutano a spiegare le elezioni di midterm di domani. Qui invece proviamo a vedere in che modo la grande varietà ideologica, sociale, geografica interna al Partito Democratico si riflette negli spot politici di cinque candidate democratiche che sembrano toccare tutti gli angoli della mappa politica del Paese, dalle metropoli sulla East Coast ai territori agricoli delle Grandi Pianure.

1. Alexandria Ocasio-Cortez, New York-14, “The Courage to Change”

Il primo caso è quello di una campagna che aveva come obiettivo quello di vincere le primarie svolte a giugno, in un collegio iper-democratico (vinto da Hillary Clinton con quasi 60 punti di vantaggio nel 2016). Parliamo del distretto di New York-14, la candidata è Alexandria Ocasio-Cortez.

Come si vede è uno spot di qualità quasi cinematografica, che mostra la candidata accompagnata da messaggi ricchi di riferimenti progressisti e populisti (“noi abbiamo le persone, loro i soldi”). La scelta dei temi e degli spicchi di immaginario mostrati nel video risponde a una precisa logica strategica – la necessità di motivare gli elettori liberal in occasione di elezioni primarie interne al Partito Democratico – ma ci indica anche qual è il mondo di riferimento. Una campagna che si gioca in un quartiere cosmopolita della metropoli più cosmopolita d’America, in un distretto che ha quasi l’82% di popolazione costituito da non-bianchi.

2. Amy McGrath, Kentucky-6, “Told Me”

Toni completamente diversi troviamo invece in un altro spot relativo a un’elezione alla Camera, peraltro fra le più combattute in assoluto: siamo in Kentucky, nel cuore dell’entroterra agricolo degli Stati Uniti, dove quasi il 90% della popolazione è bianca, e questa è la campagna di Amy McGrath.

Qui la scelta cade chiaramente su uno storytelling personale, utile a introdurre all’elettorato una figura poco nota, priva di esperienze politiche precedenti. Amy McGrath è una veterana, un’ex pilota di caccia, e si presenta davanti a un jet militare mentre racconta la sua storia personale – una storia di determinazione, perché prima che entrasse nella Naval Academy le donne non potevano pilotare aerei militari. Accanto alla storia personale vediamo immagini domestiche – la madre, i figli – e l’unico tema di policy citato è quello dell’healthcare, la copertura sanitaria, argomento su cui i Democratici godono al momento di un netto vantaggio negli stati più poveri.

3. Alessandra Biaggi, New York, “The future is us”

Torniamo a New York, questa volta per le elezioni locali (domani si rinnovano anche 36 governatori su 50). Un’altra donna, Alessandra Biaggi, origini italo-americane.

In questo spot, per il quale devo ringraziare il maestro Filippo Sensi (mi era sfuggito), tornano alcuni aspetti di quello di Alexandria Ocasio-Cortez che abbiamo visto all’inizio. Poi, si impone con evidenza la scelta di raccontare in prima persona come problemi, nodi e drammi della società americana abbiano avuto un impatto sulla sua vita. Il padre che deve rincorrere costi altissimi per la copertura sanitaria, lo zio morto per la gun violence, la stessa Alessandra vittima di un abuso sessuale. La seconda parte dello spot si concentra, anche qui con messaggi progressisti su sanità, istruzione, etica pubblica, sulle persone: le vediamo in faccia, sembrano raccontare di una comunità e di un futuro che possa essere per tutti.

4. Claire McCaskill, Missouri, “Born Here”

L’abbiamo già visto: quando la partita si gioca in territori moderati o conservatori, i candidati democratici scelgono spesso di raccontare la propria storia personale, la propria indipendenza, l’attaccamento alle radici. Questo vale per Claire McCaskill, senatrice uscente del Missouri, stato nel bel mezzo dell’America, un tempo considerato bellwether (chi vinceva il Missouri vinceva le presidenziali) ma negli ultimi anni scivolato decisamente verso i Repubblicani.

Lo spot è visivamente molto bello – ci mostra campi coltivati, laghi, panorami di città – ma soprattutto sembra pensato per trasmettere un unico grande messaggio: Claire McCaskill è nata in Missouri, è cresciuta in Missouri, ha a cuore famiglie e persone del Missouri. Se fate attenzione, noterete che i temi di policy specifici appaiono in secondo piano, mentre la parola “democratico” non viene mai pronunciata. L’obiettivo è invece è ben a fuoco sul pragmatismo e l’indipendenza di Claire McCaskill, presentata nelle tante occasioni di incontro con cittadini comuni del suo stato.

5. Heidi Heitkamp, North Dakota, “Every Day”

Chiudiamo con un altro stato conservatore e rurale – il North Dakota, al confine con il Canada, dove Trump due anni fa ha prevalso con 26 punti di vantaggio sul ticket democratico –. È forse la partita più difficile di tutti per i Democratici, che cercano la riconferma dell’uscente Heidi Heitkamp.

Heidi Heitkamp è una senatrice centrista, che in Senato ha votato insieme ai Repubblicani la maggior parte delle volte. Nel 2012 vinse a sorpresa, smentendo le previsioni, e anche lei oggi cerca di proiettare un’immagine indipendente e pragmatica. Questo spot è esemplare perché, al di là della coreografia (giacca a vento, sfondo agreste), Heitkamp non solo sostiene esplicitamente che Democratici e Repubblicani sono partiti litigiosi, lontani dal mondo reale, che non capiscono il suo stato. Va oltre, e con toni che potremmo aspettarci da un candidato iper-conservatore attacca ripetutamente il suo partito, quello democratico. Dice che troppi fra i Democratici non comprendono l’autonomia di spirito e l’attaccamento alla fede dei North Dakotans, che non si rendono conto che i suoi elettori sanno come gestire le armi (un chiaro riferimento al Secondo emendamento). Ai Repubblicani è dedicato un passaggio davvero fugace (“troppo spesso stanno dalla parte dei potenti”).

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