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La nuova Europa secondo Della Vedova, Giammanco e Pittella

Tutti d’accordo che così com’è non funzioni e che vada riformata, seppur con una intensità delle critiche molto diversa a seconda dei casi. Mercoledì scorso al Senato – in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Roberto Sommella dal titolo “Gli arrabbiati” (edizioni La Nuova Europa) organizzata dall’associazione La Scossa di Michelangelo Suigo – c’è stata la prova di cosa accomuni davvero alcuni dei principali partiti oggi all’opposizione del governo gialloverde: la consapevolezza che l’Unione europea vada riformata, anche in profondità, ma pure che non esista alcun piano B e che, anzi, si debba fare di tutto per rafforzare l’architettura comunitaria. Su questi punti, certamente, hanno concordato il coordinatore di +Europa Benedetto Della Vedova, la senatrice di Forza Italia Gabriella Giammanco e il senatore del Partito Democratico Gianni Pittella che hanno partecipato insieme al dibattito.

 LA VERSIONE DI GIAMMANCO

“Gli europei hanno serie e fondate ragioni di malcontento ma dalla strada intrapresa non si può tornare indietro. Le regole vanno cambiate, ma dall’interno”, ha sottolineato Giammanco secondo cui l’Unione, per rilanciarsi, ha bisogno soprattutto di essere meno burocratica e più vicina, davvero, al sentire reale delle persone. “Ci dovrebbe essere un presidente della Commissione europea eletto direttamente dai cittadini e il Parlamento dovrebbe avere l’iniziativa legislativa”, ha proseguito Giammanco per la quale le sfide principali del Vecchio Continente oggi sono “l’immigrazione, l’industrializzazione, la digitalizzazione e la globalizzazione”.

LE PRIORITÀ DI PITTELLA

Analisi in fondo abbastanza simile a quella di Pittella, parlamentare europeo di lungo corso ed ex presidente del gruppo del Pse: “La prima riforma riguarda gli assetti istituzionali. Quello europeo è l’unico Parlamento del mondo che non ha potere legislativo, ma solo di codecisione”. Tra le priorità individuate da Pittella un piano che affronti la questione sociale europea e più investimenti per infrastrutture, logistica ed energia rinnovabile. E poi “la riforma del bilancio, la capacità di autonomia fiscale. La mia fissa da sempre sono gli eurobond”. E ancora un messaggio al suo partito: “I protagonisti della politica europea non sono all’altezza. Si parla tanto di fare liste aperte, anche nel Pd: dico benissimo ma non vanno trascurati i parlamentari europei che fanno un gran lavoro. No cantanti e poeti che non studiano le carte e i dossier. Forse servono a prendere un po’ di voti ma poi in Parlamento, nei triloghi – quando si deve strappare il risultato – non ci vanno”. Infine una battuta (o, forse, non troppo): “Uno che ci andrebbe e avrebbe la possibilità di fare bene è Roberto Sommella“.

IL FIORETTO DI DELLA VEDOVA

A tirare le fila del dibattito ci ha pensato Della Vedova il quale ha in pratica confermato la nascita di un nuovo bipolarismo e quasi tratteggiato un possibile futuro anche sotto il profilo delle alleanze politiche: “Il tema è apertura e chiusura, nazionalismo e anti-nazionalismo. Per questo siamo arrivati a Forza Europa e poi +Europa”. Un’iniziativa nata anche con l’idea di imprimere una cambio di marcia al modo con cui l’Europa viene comunicata e raccontata nel dibattito pubblico: “Per troppo tempo abbiamo lasciato che ne parlassero solo gli anti-europeisti. Dovevamo prendere anche noi la parola: è questa la riflessione che ci ha mosso”. Pure per dire che dovrebbe essere riformata, anche se in questo senso Della Vedova ha fatto chiaramente intendere di non voler esagerare: “Volevo anche riformare la costituzione italiana, figuriamoci se non voglio riformare l’Europa. Ma ho fatto un fioretto: non ne parlerò mai male perché ogni cosa detta o scritta viene utilizzata per cercare distruggerla”. E il governo gialloverde? “Hanno in testa il piano B sennò sarebbe troppo irrazionale ciò che stanno facendo. Cosa possiamo fare noi per aiutare l’Europa? Non dobbiamo fare prediche inutili, ma spiegare la realtà e mobilitarci”. Infine un messaggio a Forza Italia e, in particolare, al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani: “Se vuoi ragionare in termini europeisti non puoi che essere antagonista a Matteo Salvini: questo dico a Tajani…”.



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