“Io vorrei un’Europa nata dal basso, quella della koinè comune dei popoli europei e non un’istituzione imposta dall’alto opera di nomenklature sconosciute ai più. L’Europa che immagina un liberale non è un progetto fatto di norme e regole, perché questo è una sorta di imperialismo democratico”. È questo il pensiero di professor Corrado Ocone, filosofo, saggista e docente della Luiss, sul futuro dell’Unione europea che a maggio va incontro a un importante appuntamento elettorale.
Ocone è nelle librerie con “La cultura liberale. Breviario per il nuovo secolo” (ed Giubilei Regnani), presentato ieri presso il Centro Studi Americani con Francesco Giubilei (direttore editoriale di Historia Edizioni e direttore della Giubilei Regnani Editori), Daniele Capezzone (direttore editoriale di Atlantico), Maurizio Gasparri (senatore, Forza Italia) e Francesco Rutelli (presidente dell’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali).
“L’Europa ha attraversato diverse fasi: a un certo punto ha trionfato un’Europa burocratica e quindi un’Europa che tende a uniformare tutto. Il liberale non crede nei progetti costruiti dall’alto”, spiega il professor Ocone a Formiche.net. Le prossime elezioni del Parlamento europeo potrebbero vedere l’ingresso di un cospicuo gruppo di parlamentari sovranisti che potrebbero cambiare profondamente il volto dell’Unione europea. Il Partito popolare europeo che, stando ai sondaggi dovrebbe rimanere primo partito, dovrà decidere se allearsi con la pattuglia sovranista o con i socialisti. “Il Ppe si ritroverà difronte ad una scelta di campo: tra allearsi, sull’esempio austriaco, con i sovranisti oppure con i socialdemocratici come adesso”, continua Ocone ai nostri microfoni. “Probabilmente per questa seconda soluzione non ci sono i numeri, quindi si andrà piuttosto verso la prima. Il Ppe resterà in ogni caso al centro del sistema. Il matrimonio potrebbe essere utile a entrambi, ma solo se superano le reciproche rigidità, questo è vero soprattutto per i sovranisti, che li rendono impermeabili al confronto e alla contaminazione con le altre idee”.
I movimenti sovranisti europei, a corrente alternata, non prendono di mira solo l’attuale modello di Unione europea, ma anche l’idea stessa di democrazia rappresentativa che riconosce nel Parlamento la sua massima espressione. “Alexis de Tocqueville non ha mai espresso un’opinione sulla democrazia, ma l’ha sempre considerata un dato di fatto”, aggiunge Ocone, che prosegue: “Per dirla in breve la democrazia diretta non è democrazia. Infatti i liberali, di destra o di sinistra, sono tutti d’accordo nel criticare l’idea di democrazia diretta in Rousseau. Non c’è un liberale che non critichi Rousseau. Quello della democrazia diretta è un falso mito che va semplicemente smontato e messo davanti alle proprie contraddizioni prima che faccia troppi danni. ‘Un voto una testa’ va bene nella creazione del consenso, ma poi deve vincere l’idea che supera la prova argomentativa della ragione, non tutte le idee sono uguali. Tutti possono esprimere le proprie idee e devono confrontarsi in un libero campo ma poi vince l’idea più razionale che non significa razionalistica”.
Sul palco, accanto all’autore del libro, anche Maurizio Gasparri che, da esponente di Forza Italia, ricorda l’unico tentativo italiano di fondare un partito liberale di massa, come evocato dalla retorica di Silvio Berlusconi. “Tutti sono liberali a parole poi c’è un liberalismo per conto terzi perché poi la gente vuole protezione sociale, case popolari, pensioni garantite, assunzioni, possibilmente in un ente pubblico, lavorare poco e stare tranquilli. Tutti invocano la competizione, il merito ma per gli altri non per sé, c’è un po’ di ipocrisia nella nostra società. Detto ciò, io credo che un principio competizione e riconoscimento del merito, quindi di qualità liberali sia fondamentale. C’è necessità di un liberalismo coerente e serio”, dice il senatore Gasparri a Formiche.net. “In Italia le idee liberali trovano incarnazione nel centrodestra. I grillini sono l’opposto, sono dei maoisti arrivati con cinquant’anni di ritardo. La Lega, insomma, difende molto le ragioni delle imprese e degli artigiani, ma a volte la dimensione territoriale prevale su una dimensione di maggiore competitività. Però certamente il centrodestra, con tutti i suoi difetti, è la casa più frequentabile. Qualche vagito liberale c’è stato anche nel Pd a guida renziana, ma lì ci sono tante storie di banche, di raccomandazioni, di protetti, anche lì ci sono molti liberali teorici. Non sono marxisti, non sono mai stati comunisti, sono giovani. Detto ciò mi sono sembrati un po’ degli apolidi dell’identità. Non si capisce cosa sono. Di certo non sono comunisti ma non ci si può definire solo in negativo”.
Sul futuro dell’Ue e sulle prossime elezioni europee il senatore Gasparri si trova d’accordo con Ocone, il Ppe sarà il primo partito e sceglierà di allearsi con i sovranisti, dei quali dovrà mitigare le asperità. “I socialisti saranno molto deboli. Il Ppe, pur avendo un risultato non ai massimi livelli, sarà la prima forza politica. Si alleerà con quelle forze non di sinistra con le quali, per questioni di realpolitik, potrà formare un cartello”, conclude Gasparri. “L’unica certezza è che sarà molto difficile formare una maggioranza nel Parlamento europeo: i socialisti avranno un grosso crollo, il Ppe resterà primo partito ma non sarà certo autosufficiente. E poi, dato da non dimenticare, i sovranisti saranno tutti gli uni contro gli altri perché sono tutti attenti alla dimensione della propria nazione. Penso al tentativo dell’internazionale sovranista con ‘The Movement’, è un po’ una contraddizione in termini. E questo è confermato dai fatti: pensi a chi ora contesta più duramente la manovra economica. Gli austriaci che sono sì sovranisti, ma sono prima austriaci, così come i sovranisti di ogni Paese che portano in testa la corona della propria Patria. Sarà un Parlamento europeo molto frammentato, non sarà una stagione facile”.