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Così l’Olanda aggira gli effetti della Brexit

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La premier britannica Theresa May è riuscita a trovare un accordo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Con non poche difficoltà, ha strappato l’appoggio di un governo profondamente diviso, come l’Inghilterra stessa. “Quello che abbiamo negoziato è un accordo che attua il voto del popolo britannico – ha dichiarato May -. L’accordo protegge posti di lavoro, protegge l’integrità del nostro Regno Unito e protegge la sicurezza delle persone in questo Paese”. Il vertice straordinario per la firma del divorzio è previsto il 25 novembre.

Dalla creazione di una zona di libero commercio con profonda cooperazione su regole e dogane fino alla non discriminazione fra gli Stati membri dell’Ue per la mobilità e la cooperazione in materia di giustizia e antiterrorismo. La bozza dell’accordo tra Londra e Bruxelles è ampia.

Ma tra tutti i Paesi europei, l’Olanda era candidata ad essere uno dei più colpiti dalla separazione. L’Olanda è uno dei più grandi soci commerciali dei britannici in agricoltura, orticoltura e pesca, dopo la Germania e il Belgio. Le esportazioni di beni e servizi in Regno Unito contribuiscono in circa 3,2% del Pil olandese, circa 23 miliardi di euro. Solo in prodotti agricoli – inclusi i fiori e verdure – si sono scambiati 8,6 miliardi di euro. Il 9,4% dell’esportazione totale di prodotti agricoli olandesi è destinato al mercato britannico.

Per questo motivo l’Olanda ha cercato di prepararsi per un accordo hard della Brexit, anche più dello stesso Regno Unito. Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha chiarito che il governo si è organizzato perché una riduzione nello scambio economico con i britannici avrà un impatto di circa 1,2% del Pil, 10 miliardi di euro di perdite secondo i numeri ufficiali.

Il governo olandese non ha aspettato il Regno Unito e non intende attendere la firma dell’accordo. Ha messo al lavoro un team speciale che lavora unicamente sugli effetti della Brexit. La segretaria per gli Affari economici olandese, Mona Keijzer, ha sempre preferito temere lo scenario peggiore. In una dichiarazione ha detto che la Brexit è comunque una brutta notizia per molte imprese che fanno affari nel Regno Unito: “So che l’incertezza può essere frustrante per molti. Non aspettate il Regno Unito, preparatevi ora. Determinate l’impatto per l’impresa, contattate fornitori, dogane”. Il governo olandese ha messo a disposizione delle imprese consiglieri specializzati e diverse piattaforme online.

Tuttavia, dalle difficoltà a volte nascono anche buone opportunità. Siccome molte multinazionali hanno spostato le loro sedi, l’Olanda si è presentata come un’ottima scelta sostitutiva. Come ricorda il sito El Confidencial, ha condizioni commerciali e fiscali interessanti, conta sul porto di Rotterdam e l’aeroporto di Amsterdam e gran parte della popolazione parla perfettamente inglese. Molti studi legali offrono il “servizio Brexit” per clienti che vogliono spostarsi in Olanda. Fino ad oggi si parla del trasloco della giapponese Panasonic, l’americana Cboe Global Markets, Unilever e l’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema), tra gli altri.

La Brexit dunque potrebbe rappresentare un’opportunità anche per l’Italia e la Spagna. L’Advisory Council of International Affairs (Aiv) ha consigliato all’Olanda di cercare nuovi alleati nel sud dell’Europa per riempire il vuoto del Regno Unito.

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