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La riforma della Curia è a una svolta importante. Parola di monsignor Semeraro

“Sarebbe fuorviante pensare o immaginare una riforma che abolisca o stravolga l’intero impianto curiale. Nella Curia, difatti, ci sono dicasteri che riguardano azioni fondamentali dell’agire ecclesiale quali l’annuncio del Vangelo, la tutela della fede e la custodia dei costumi, la vita liturgica, il servizio della communio e della carità, altri riguardano le persone e gli stati di vita nella Chiesa. Tutto ciò deve necessariamente essere conservato anche se, come per ogni struttura di servizio, ha sempre bisogno di una permanente sorta di manutenzione”. Si tratta di quanto affermato da monsignor Marcello Semeraro durante la giornata inaugurale dell’anno accademico della Pontificia Università Lateranense, in cui il presule segretario del C9, il Consiglio dei cardinali costituito da Papa Francesco per aiutarlo nella riforma della Curia romana, ha tenuto una lectio magistralis sul tema della nuova Costituzione apostolica Praedicate evangelium.

LA RIFORMA DELLA CURIA E LE PAROLE DI MONSIGNOR SEMERARO

Il cammino della riforma infatti, stando alle parole affermate dal presule vescovo di Albano, “se non è alla sua tappa conclusiva, è però giunto ad una svolta importante”, ovvero alla consegna al pontefice del testo provvisorio della bozza della nuova costituzione con la quale si dà attuazione alla riforma della Curia. Un documento, tuttavia, provvisorio in quanto destinato ad “una revisione stilistica e ad una rilettura canonistica”, “due fasi ambedue necessarie” in cui “dare al testo quella migliore coerenza letteraria che è possibile solo a lavoro compiuto”. Una riforma nata da Paolo VI al termine del Concilio Vaticano II, proseguita da Giovanni Paolo II con la Pastor Bonus, e che oggi vede Bergoglio consegnarsi alla speranza che “tutte le comunità si adoperino fattivamente per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno perché ora non ci serve una semplice amministrazione”, ha ricordato tuttavia monsignor Semeraro citando le parole del pontefice.

LE ULTIME NOMINE DI FRANCESCO NELLA CURIA ROMANA

Ed è infatti in questo contesto che deve intendersi la nomina del vicario generale di Alba monsignor Marco Mellino a segretario aggiunto del Consiglio dei cardinali e membro del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, ha spiegato il presule, ma che allo stesso identico modo vale anche per la scelta di un laico come Paolo Ruffini alla guida del Dicastero per la comunicazione, “decisione non improvvisata da parte del Papa, anzi appositamente studiata con il contributo di autorità in materia”, e “scelta peraltro in qualche modo anticipata di un mese” da quella del rettore proprio della stessa Pontificia Università Lateranense, il laico Vincenzo Buonomo, docente di Gaeta da molti anni presso l’ateneo in precedenza guidato dal vescovo salesiano Enrico dal Covolo.

L’INTERVENTO DEL RETTORE LAICO BUONOMO

“Siamo chiamati a partecipare al dibattito della cultura del ventesimo secolo e a dare risposte”, rispondendo “all’invito di Papa Francesco di essere in uscita per far sperimentare a diversi popoli il dono di Dio secondo la propria cultura: l’unità del sapere nelle sue molteplici e correlate espressioni”, ha infatti affermato durante la giornata inaugurale il rettore Buonomo citando “l’impegno verso quelle Chiese che ci chiedono di collaborare”, nello specifico citando la Conferenza episcopale cubana, e tracciando tra i criteri essenziali a cui richiama il Papa, quelli di “sobrietà, assoluta trasparenza, accountability”. Il tutto sotto gli occhi del nuovo sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, l’arcivescovo venezuelano Edgar Peña Parra, a cui è stato riservato il compito di leggere la lettera inviata da Bergoglio indirizzata al Gran Cancelliere dell’ateneo, il vicario di Roma Angelo De Donatis.

LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO

“È possibile affrontare le sfide del mondo contemporaneo con una capacità di risposta adeguata nei contenuti e compatibile nel linguaggio, anzitutto rivolgendosi alle nuove generazioni”, dice infatti il Papa nella stessa lettera, sottolineando la chiamata della Chiesa alla “soluzione di problemi riguardanti la pace, la concordia, l’ambiente, la difesa della vita, i diritti umani e civili”, attraverso “la sua rete mondiale di università ecclesiastiche”. Il che “non significa certo alterare il senso istituzionale e le tradizioni consolidate delle nostre realtà accademiche, ma piuttosto orientarne la funzione nella prospettiva di una Chiesa più marcatamente in uscita e missionaria”, ha così affermato Bergoglio.

IL CORSO DI LAUREA IN “SCIENZE DELLA PACE”

Una missiva con la quale il pontefice ha colto l’occasione per annunciare l’istituzione di un nuovo corso di studi, abbastanza inedito nel suo indirizzo di “Scienze della Pace”, e che nasce affinché “sia garantita una specifica formazione scientifica di sacerdoti, consacrati e laici” con l’obiettivo di proporre “un’adeguata preparazione di attuali e futuri operatori di pace”. “Nel tempo presente, in cui aumenta la necessità di prevenire e risolvere conflitti, la Chiesa, alla luce del Vangelo, si sente interpellata a ispirare e sostenere ogni iniziativa che assicuri ai diversi Popoli e Paesi un cammino di pace, frutto di quel dialogo autentico capace di spegnere l’odio, di abbandonare egoismi e autoreferenzialità, di superare desideri di potere e di sopraffazione dei più deboli e degli ultimi”, scrive il Papa specificando ancora la necessità di “uno sforzo educativo all’ascolto e alla comprensione, ma anche alla conoscenza e allo studio del patrimonio di valori, delle nozioni e degli strumenti capaci di abbattere tendenze all’isolamento, alla chiusura e a logiche di potenza che sono portatrici di violenza e distruzioni”.

IL COMMENTO DEL VESCOVO DE DONATIS

“Nessuno di noi può presumere di esserne immune” dalle “malattie spirituali che impediscono l’irradiazione del Vangelo”, ha risposto dal suo canto De Donatis. “Nella vicenda delle sue tentazioni anche Cristo ha dovuto combattere un’intelligenza del male capace di usare mezzi, obiettivi, progetti che disegnano altre vie che non sono quelle della fede e ci allontanano da Dio e dai fratelli”, ha aggiunto il porporato spiegando che è “per questo che ci serve un’intelligenza della fede che ci apra sempre di nuovo all’azione liberatrice e redentrice di Gesù Cristo, che guarisca la nostra intelligenza e tutte le potenze del nostro spirito e ci renda cooperatori della verità nella carità”.

“LA PAROLA RIFORMA SUSCITA IN FRANCESCO QUELLA DELLA PROPRIA VITA”

Semeraro tuttavia nella sua lectio magistralis ha tenuto a specificare che per il pontefice l’idea della riforma della Curia parte da ben più lontano di “un qualunque mutamento strutturale”, mentre si tratta di “fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di uscita e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia”. Ovvero agire per far sì che “nel fluire del tempo e nel cambiamento delle situazioni la Chiesa conservi la sua sacramentalità, ossia la sua trasparenza nei riguardi di Dio che la fa esistere e in essa dimora”. Semeraro ha citato i passaggi salienti della riforma, come la costituzione del Consiglio e della Segreteria per l’economia, della Terza sezione per le Rappresentanze pontificie all’interno della Segreteria di Stato, poi i Dicasteri per il Laici, la famiglia e la vita e per il Servizio dello sviluppo umano integrale; per la Comunicazione, ricordando che il documento primario per comprendere tutto il percorso di riforma è Evangelii gaudium, e che sarà in futuro possibile anche una nuova consultazione sulla bozza dell’ultimo testo proposto dal Consiglio. Ricordando infine, tra i dodici criteri guida messi in fila, alcuni di questi in particolare, come la sussidiarietà, la decentralizzazione, la gradualità, l’equilibrio fra tradizione e innovazione e la “concentrazione di quanto necessario”.

“La prima eco, dunque, che la parola ‘riforma’ suscita nell’animo di Francesco è una riforma della propria vita”, ha chiosato Semeraro, spiegando infine che tutto ciò “si collega armonicamente con ciò che egli stesso intende quando parla di Ecclesia semper reformanda”.

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