“Ci sono tecnologie che entrano nella nostra vita, altre che la cambiano totalmente”. Così, il direttore generale di Elettronica, Domitilla Benigni, ha sintetizzato la rivoluzione digitale che sta attraversando le nostre vite, dalla quotidianità alle relazioni internazionali. Tutto scorre più veloce, aprendo la porta a opportunità economiche e di crescita, e spalancandone un’altra ai rischi per la sicurezza. Cyber-security, intelligenza artificiale e rapporto tra le grandi aziende Ict e lo Stato sono così stati al centro del simposio organizzato a Roma da Elettronica e The European House Ambrosetti, un evento incentrato sul nuovo paradigma della “Geopolitica del digitale”.
UNA RAPIDA RIVOLUZIONE
La rivoluzione è in atto. La velocità con cui si diffondono nuove tecnologie, processi e dinamiche conferisce nuova veste al tempo, alle decisioni da prendere, a come prenderle e soprattutto al perché. Secondo il direttore generale di Elettronica, è proprio sul “perché” e sul “come che” si scrive il nostro domani. “Interrogarsi sul perché delle cose è sempre stato compito della filosofia, mentre chiedersi il come del mondo spettava alla scienza; l’ambito in cui si incontrano è proprio l’intelligenza artificiale”, ha spiegato chiudendo il simposio di fronte, tra gli altri, al ministro della Difesa Elisabetta Trenta (qui il suo intervento). “Il Gruppo Elettronica ha come missione quella di percorrere questi tempi e dare all’innovazione tecnologica un senso compiuto con innovazioni concrete”.
UNA RIVOLUZIONE “A CASCATA QUANTICA”
Per il presidente dell’Armenia Armen Sarkissian, ex professore di fisica, stiamo assistendo a una vera e propria Rivoluzione (“un’evoluzione con la erre maiuscola”), e non possiamo più avvalerci dei canoni tradizionali dello scorso secolo. “La rivoluzione, nel suo concetto classico, si svolge nell’arco di 100 anni; oggi le rivoluzioni avvengono sempre più rapidamente, in pochi anni, in un anno o anche in pochi mesi”. Secondo la teoria “del comportamento quantico” esposta dal presidente armeno, oggi assistiamo a un effetto quantico nella diffusione della conoscenza: esempi validi ne sono la propagazione molto più rapida e a livello globale di fenomeni come il terrorismo o delle pandemie. “Basta una atto, un uomo, un’idea per scatenare la cosiddetta reazione a catena, e la diffusione è enorme”, ha notato Sarkissian.
LA CYBER-SECURITY COME FATTO ABILITANTE
Nella presentazione del position paper firmato da Elettronica e The European House Ambrosetti, Maria Chiara Carrozza, già ministro dell’Istruzione e professoressa di Bioingegneria industriale per la Sant’Anna di Pisa, ha invitato a riflettere anche sulle possibili minacce della trasformazione digitale, trasformazione che “alcuni fanno e altri subiscono”. Oggi, ha spiegato, viviamo in uno spazio che può essere anche di conflitto, e il cyber-space è oggetto e fine di questa trasformazione. Di fatto, per chiedere i riscatti, oggi si rapiscono i dati e non le persone. Senza una cyber-sicurezza abilitante, che gestisca i possibili attacchi degli hacker, non si può pensare di avere dei robot. “L’intento del paper – ha sottolineato l’ex ministro – è quello di aiutarci a comprendere come il nostro Paese si posiziona nello scenario internazionale, oltre al capire come cambieranno gli scenari, le relazioni tra imprese, quali sono le risorse che abbiamo e di quali ci dovremo dotare per poter essere dei giocatori a questo tavolo e non un terreno di conquista”.
IL DECLINO DELLO STATO NAZIONE
Secondo John C. Hulsman, senior research fellow del Centro Studi Strategici dell’Aia, il mondo sta assistendo al declino dello Stato nazione nella sua funzione classica. Per rendere l’idea, basti pensare che il progresso degli Stati Uniti si deve ormai ad aziende private, e non ai dettami del governo. “Oggi, ci sono molti più giocatori impegnati sul campo: Google, Apple, Facebook e Amazon sono diventate entità economica più importanti della Germania, e questo è successo in un batter d’occhio”. Per Alec Ross, ex senior advisor per l’Innovazione dell’amministrazione Obama, la sfida per la geopolitica del futuro sarà vedere chi definirà le regole. “Ci troviamo di fronte a un conflitto tra due diversi modelli: negli Stati Uniti sono le aziende che dettano le policy digitali del governo; in Paesi come la Cina, invece, è il governo a fissare le regole; in questo quadro, bisognerà capire dove si collocherà l’Europa”.
DOVE PUÒ ARRIVARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
Per Alberto Sangiovanni Vincentelli dell’Eeecs University of California, Berkeley, il digitale è qui per restare. Il suo impatto sul mondo del lavoro e sul mondo geopolitico è indubbio. Eppure, ha rimarcato, non bisogna trascurare i limiti della tecnologia quando questa viene spinta troppo oltre. Nel suo duetto con l’attore Neri Marcorè, l’umanoide Sophia menziona l’esempio della Germania, Paese in cui per le aziende che hanno introdotto la robotica e l’Industria 4.0, dal 2011 al 2016, l’occupazione è cresciuta dello 0,2% all’anno. Ma Vincentelli ha ricordato che per Amazon, l’azienda che ha investito di più nella robotica, la scelta ha implicato la perdita di 24.000 posti di lavoro. Di fatto, come chiosato da Robert Gahl, professore di Etica della Pontificia Università della Santa Croce: “Più che robot che sostituiscano gli umani, servono robot che si mettano al servizio dell’uomo”.