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Scontri interni alla Casa Bianca. Ecco chi rischia le ire di Trump

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Alcuni funzionari della Casa Bianca hanno raccontato al Los Angeles Times che i risultati delle elezioni di metà mandato hanno spinto il presidente americano Donald Trump “in un bozzolo di amarezza e risentimento”. Altri testimoni, e dunque stretti collaboratori della Casa Bianca, hanno parlato al Washington Post di una telefonata dura tra l’americano e il primo ministro inglese, Theresa May, avvenuta a bordo dell’Air Force One: May chiamava per congratularsi dei risultati ottenuti dai repubblicani alle Midterms, Trump è finito per innervosirsi e “rimproverare” (hanno detto così le fonti del WaPo) Londra per il comportamento troppo accomodante sul dossier iraniano, per la poca correttezza sul commercio e perfino sulla Brexit.

Trump ha sempre definito le elezioni di midterm come un successo, e in effetti sia la presidenza che il partito hanno retto alla prevista onda democratica. Hanno perso la Camera, una circostanza che nelle ultime quattro tornate elettorali è diventata un classico per chi detiene il potere, ma mantenuto e rafforzato il Senato. Anche se dai flussi appare chiaro che la presa di Trump sul Paese si sta indebolendo, e questo non è un segnale buono per il presidente che potrebbe (dovrebbe) ricandidarsi per il 2020. Da qui, probabile, il nervosismo: aumentato, secondo Vice anche dalle frecciate velenose che il presidente francese Emmanuel Macron gli ha sparato contro negli ultimi giorni, e dalla possibilità piuttosto concreta che questa settimana escano nuovi sviluppi dal Russiagate.

Secondo il WaPo, il personale all’interno della West Wing sta cercando di evitare il presidente, perché minaccia di far saltare le teste anche dei più alti funzionari – “è furioso” ha confermato un funzionario dell’amministrazione al LATimes, “la maggior parte dei membri dello staff stanno cercando di evitarlo”. Secondo il New York Times è quasi certo che toccherà per prima alla segretario per la Homeland Security, Kirstjen Nielsen, beccarsi lo “You’re Fired!” del presidente (motto del reality show di cui Trump era protagonista, e che consisteva nel costruire un assistente fidato e completamente asservito, “The Apprentice”, buttando fuori dal team da tutti gli altri: “You’re fired” significa “sei licenziato”). Però, secondo la Associated Press, è anche probabile che Nielsen resterà al suo posto di lavoro per un periodo più lungo, perché al momento non c’è un evidente successore in campo.

Il nome di Nielsen è sulla lista dei partenti da diversi mesi: a lei, che è una fidata di John Kelly, il generale che Trump ha voluto come capo dello staff alla Casa Bianca, il presidente in questo momento non sta perdonando la sostanziale inazione per quella che definisce “un’invasione” di migranti al confine sud. Trump ha usato lo spauracchio creato attorno alla carovana come miele elettorale, ma non ha ottenuto grandi risultati, nonostante le migliaia di soldati inviate al confine per ordine del presidente – il fatto che la sua amministrazione sta facendo poco sul dossier interno crea “frustrazione” alla Casa Bianca, scrive AP.

Più in generale: frenare l’immigrazione clandestina è il tema distintivo di Trump – ed è ottimo per radunare i suoi più fedeli sostenitori. Ma chiunque subentrerà alla Homeland Security rischia di imbattersi negli stessi problemi che ha affrontato Nielsen nel breve periodo del suo mandato. L’amministrazione ha già provato a chiudere i confini, ma questi sforzi sono stati in gran parte vanificati o annacquati da problemi legali.  Però, anche se c’è una testa da sacrificare è quella della segretario.

A rischiare è di nuovo anche Kelly, che da buon comandante dei Marines aveva portato un po’ d’ordine nello Studio Ovale, e che da militare navigato lavora sotto lo stress dell’annunciata cacciata da mesi. Ora si dice che potrebbe essere sostituito con il suo omologo tra gli uffici del vice presidente, Nick Ayers, considerato in grado di dare una spinta politica al ruolo di capo di gabinetto. Altri due nomi di punta che potrebbero saltare sono quelli dei segretari Ryan Zinke e Wilbur Ross, rispettivamente agli Interni e al Commercio – la settimana scorsa Trump s’è lamentato pubblicamente degli squilibri commerciali sofferti dagli Stati Uniti con tutti i leader mondiali con cui ha avuto interazioni; in quei giorni il Wall Street Journal aveva pubblicato i dati di uno studio che sostanzialmente afferma che l’aumento della produzione industriale cinese è un pericolo per la sicurezza nazionale americana. Di nuovo, la questione ha anche appeal elettorale, e se c’è qualcuno che deve pagare il peso va buttato sulla testa del segretario (tra l’altro, sia lui che Zinke stanno subendo beghe legali che stanno diventando un po’ spiacevoli per l’amministrazione).

Martedì, infine, con una mossa completamente al di fuori dell’ordinario (forse senza precedenti), le tensioni tra le stanze dei bottoni trumpiane hanno trovato valvola di sfogo dall’ufficio della first lady Melania, che ha chiesto pubblicamente il licenziamento della vice consigliere per la Sicurezza nazionale, Mira Ricardel. Repubblicana già alla Casa Bianca con Bush figlio, Ricardel è considerata una funzionaria efficiente, esperta, ma dai toni bruschi: con Melania ci sarebbero tensioni da tempo. La vice di John Bolton si si sarebbe opposta alla richiesta dello staff della first lady di usare le risorse del Consiglio per la sicurezza nazionale. Da lì sono nati sospetti sul fatto che Ricardel avesse passato dettagli sgradevoli su Melania alla stampa, fino all’esplosione in un diverbio alla partenza del viaggio africano di Melania: non c’era il posto sull’area per la vice consigliere alla Sicurezza nazionale per un viaggio che lei stessa aveva organizzato.

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