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Ecco nuove alternative per dare ossigeno alle Pmi

Il trasferimento di risorse dalle banche all’economia reale è ancora rarefatto. E la situazione può peggiorare, viste le recenti, pessime, notizie su Pil e produzione industriale. Ma le imprese, soprattutto quelle piccole e micro, possono trovare nuove fonti di credito sul mercato alternativo che comincia a rivelarsi davvero un’alternativa efficace perché, non a caso, cresce a ritmi esponenziali.

Secondo la società di analisi P2P Lending Italia a fine settembre 2018 l’erogato delle piattaforme fintech che prestano a Pmi e a individui ha toccato quota 948,1 milioni di euro (+23,4% rispetto a fine giugno 2018 e +209% rispetto a settembre 2017), sfiorando il miliardo che era previsto per fine 2018. L’Italia, dunque, vale un terzo dell’Europa ex Regno Unito (che da solo vale 6 miliardi, ma da sempre viaggia a ritmi differenti). Nel contesto del P2P Lending, ovvero di quelle piattaforme che raccolgono liquidità da prestatori per erogarla alle imprese, abbiamo qualcosa per cui vantarci e per non ripetere il solito ritornello “l’Italia rimane indietro”: si chiama BorsadelCredito.it che appare, grazie a una quota di mercato europeo pari all’11%, il quinto operatore nel continente e il terzo per volumi di erogato nell’ultimo anno (i dati sono quelli della società di analisi Altfi Data)

È chiaro che il mondo delle piattaforme presso cui le imprese possono finanziare il circolante o i propri piani di sviluppo può rappresentare un’ancora di salvezza laddove le banche si tirano indietro. Anche perché, se si guardano i dati Istat su Pil e produzione industriale, in veloce deterioramento anno su anno a settembre 2018, si evince come la situazione non possa che peggiorare.

Inoltre, secondo gli ultimi dati territoriali di Banca d’Italia pubblicati dall’Ufficio Studi di Confartigianato, si vedono nuvoloni carichi di pioggia all’orizzonte: i dati pubblicati a inizio novembre fotografano la situazione a giugno, e mostrano una sofferenza soprattutto per le piccole imprese del centro nord per le quali la flessione del credito in arrivo dalle banche è giunta all’1,5%, a fronte di un aumento dello 0,6% per il totale imprese. Situazione simile al centro dove le piccole vedono i prestiti bancari contrarsi dell’1,1% mentre per il complesso delle imprese il dato è del +0,2%. Solo il sud – dove però la densità delle imprese è inferiore – è in controtendenza. L’Italia non è la sola a soffrire in Europa: secondo l’ultima edizione del Survey on the Access to Finance of Enterprises (Safe), pubblicato dalla Commissione Europea, l’accesso alla liquidità è ancora un problema importante per il 7,8% delle piccole e medie imprese europee, rispetto al 3,4% di quelle grandi.

Non è un caso che l’Ue abbia adottato diversi programmi di azione per il sostegno delle Pmi, che costituiscono “il 99% delle imprese dell’area, forniscono due terzi dei posti di lavoro nel privato e contribuiscono a più della metà del valore aggiunto totale creato dalle imprese dell’Unione”. Lo Small Business Act, Orizzonte 2020 e il programma Cosme sono programmi che hanno l’obiettivo di “aumentare la competitività delle Pmi attraverso la ricerca e l’innovazione e migliorare l’accesso delle Pmi ai finanziamenti” e qui se ne trova una sintesi.

Nel frattempo, però, il Regno Unito ha adottato, fin da inizio 2017, una soluzione molto più smart e semplice: un referral scheme, che prevede che ogni richiesta di finanziamento fatta da una Pmi e non gestita da una banca, debba essere segnalata alle piattaforme che possono offrire un servizio alternativo. Una soluzione che la vecchia Europa potrebbe copiare uscendo d’emblée dal circolo vizioso che fa sì che le banche attribuiscano alle microimprese una rischiosità aggiuntiva a parità di condizioni di bilancio, in maniera del tutto arbitraria, come riportato da un’analisi di Bankitalia. Eppure a fine 2017 i crediti deteriorati nelle piccole imprese erano a quota 23,5% contro il 25,1% della media generale. Con il referral scheme, le aziende sane a cui le banche arbitrariamente rifiutano di erogare credito, potranno essere indirizzate verso qualcosa a loro sempre più consono, ovvero le piattaforme di P2P lending, in un circuito virtuoso che alimenterebbe l’economia e il Pil.

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