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I cattolici sfidino le piattaforme (non brillanti) degli attuali partiti. Parla Becchetti

bassetti

Qualcosa nel mondo cattolico si muove. Anche se “le forme, le modalità e i tempi spettano a quella parte del laicato che ben conosce la dottrina sociale”, ha spiegato il presidente della Cei Gualtiero Bassetti. Una smentita rispetto cioè a chi ha parlato di un partito appoggiato dai vescovi italiani, ma una conferma rispetto a quanti con sempre più insistenza stanno pubblicando nelle ultime settimane appelli per aprire il dibattito sull’impegno dei cattolici in politica, privi ormai di una casa, ma volenterosi di rimboccarsi le maniche per cambiare la realtà, contribuendo al miglioramento delle politiche su quei temi che gli stanno maggiormente a cuore. Tra questi, l’economista Leonardo Becchetti, firmatario di un appello insieme al sindacalista Marco Bentivogli, al sociologo Mauro Magatti e al demografo Alessandro Rosina, che in questa conversazione con Formiche.net approfondisce la questione, spiegando meglio di cosa si tratta. Nel mentre, le divergenze tra l’attuale maggioranza Lega-5 Stelle e Santa Sede su alcune tra le tematiche su cui Papa Francesco si è speso maggiormente fin dall’inizio del suo pontificato, ovvero quelle delle migrazioni e dell’ambiente, e la timida, e per diversi aspetti singolare, visita del premier Conte in Vaticano.

Professore, domenica il Papa durante l’Angelus ha parlato del Global Compact auspicandosi che la comunità internazionale “possa operare con responsabilità”. L’Italia però nello stesso momento ha sospeso la sua adesione. Questo complica i rapporti tra governo italiano e Santa Sede?

I rapporti si basano su tante cose, ma certo c’è una differenza di vedute in questo momento su questo tema, che è un tema importante. Quindi sarebbe bene che la sensibilità del governo fosse forte, anche perché c’è un ministro molto valido e competente su questo, che è il generale Costa. Che ha una sensibilità ambientale molto forte.

Uno scontro interno tra le diverse anime?

Diciamo che il governo ha questa linea che non è molto favorevole a tutto ciò che è multilateralismo, questo purtroppo fa fare dei passi indietro su alcuni dossier. Tra l’altro quello che è importante è far capire ai cittadini che l’ambiente pone problemi che sembrano invisibili ma che non lo sono. Ci sono sessantamila morti di inquinamento all’anno, vediamo problemi di allerta meteo continuo, che rischiano di diventare sempre maggiori. Quindi quando si parla di sicurezza, il tema non è solo quello della paura dello straniero ma anche quello della tutela dell’ambiente. È solo una questione di percezione, quindi credo che anche la comunicazione debba dare una mano a far capire all’opinione pubblica quanto queste cose siano importanti.

Emblematico, su questo, è l’incontro di ieri in Vaticano tra il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte e il Papa. Nonostante la forma inusuale dell’incontro “privato”, poi resa pubblica nei contenuti da Conte in serata sui social network.

Sulla sensibilità personale di tanti esponenti del governo non ci sono dubbi. Il problema è che poi questa si traduca in una cultura e delle decisioni politiche che siano coerenti e conseguenti.

Oggi il cardinale Bassetti intervistato dal Fatto Quotidiano rilancia il servizio dei cattolici in politica, chiudendo la porta a un partito sponsorizzato dalla Cei ma aprendola all’impegno dei laicato. Si parla molto in questi giorni di un forum dei cattolici, attraverso numerosi appelli di intellettuali e religiosi, come anche lei ne ha firmato uno in questi giorni. C’è movimento insomma nella Chiesa e nei cattolici italiani?

Credo proprio di sì. C’è molto desiderio di impegnarsi, in questo momento, e penso che debba essere di stimolo a tutte le forze politiche. C’è un desiderio di contribuire al progresso del paese. In che forme, poi, si vedrà. Noi siamo per la crescita del bene comune, siamo contro tutti ma contro nessuno, nel senso che quando un partito o una forza politica va in una direzione che noi pensiamo sia quella giusta ne siamo contenti. È questa l’idea con cui i cattolici dovrebbero fare politica. Con lo spirito che il progresso in politica non è la percentuale dei voti che prendi, magari raccontando cose sbagliate ai cittadini, e con una cultura sbagliata che peggiora il paese, ma se riesci a fare andare avanti certe idee. Sia che le porti avanti tu, sia che le porti avanti qualcun altro, perché magari riesci a convincerlo. Quindi io penso che il metro del successo politico dei cattolici in questo paese si misurerà anche così.

Più che dalla presenza dei cattolici, dell’occupare spazi, si tratta di avviare un processo.

Esatto, non è tanto un’occupare spazi di potere ma mettere in moto dei processi che cambiano le cose nella direzione giusta. Questo deve essere il fine.

Bassetti ha parlato di un’unica sinfonia comprensibile al mondo d’oggi mettendo prima di tutto l’annuncio del Vangelo. Di fronte invece al rischio, oggi, del venir meno dell’unità del messaggio evangelico.

Il problema è che in realtà questa frammentazione non è colpa dei cattolici ma sta nelle opzioni programmatiche dei diversi partiti, nel senso che la visione che si ispira ai principi cristiani è una visione sia attenta al sociale, quindi al tema dell’inclusione, che ai temi della vita. Entrambi sono importanti, anche se storicamente ci si è un po’ divisi in due parti, una su un pezzo e una sull’altro, questo è accaduto. Però non fa parte della tradizione del pensiero cattolico.

Anche se, uscendo fuori dalla discussione interna alla Chiesa, oggi il voto dei cattolici è diviso sostanzialmente come per i non cattolici. Si tratta di ridare forma, e contenitore, a un voto cattolico?

Le forze politiche non mi pare abbiano queste piattaforme così brillanti e convincenti, quindi si tratta di sfidarle su una nuova visione del Paese. Di proporne una nuova, e noi saremo felici se verrà adottata da altri, non è che per forza dobbiamo portarla avanti noi. L’importante è essere convincenti su questa visione, e convincere e affascinare le persone su questa proposta.

Quindi che succederà a gennaio, si aprirà pubblicamente il dibattito?

Vedremo, dobbiamo vedere tante cose. Diciamo che noi i temi li abbiamo posti: l’idea di una società più bella, di una visione migliore di quella del conflitto, dell’homo homini lupus l’abbiamo proposta, il lavoro che si fa sul territorio da tanti anni va in questa direzione, quella dell’economia civile e della generatività, quindi non esiste un problema sui contenuti, che ci sono e sono forti. Esiste un problema di organizzazione, e di comunicazione, di saperli comunicare a un’opinione pubblica che non è necessariamente sulla nostre corde. Si tratta quindi di convincerla, di attrarla verso queste idee.



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