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L’ondata populista travolge il Belgio. Ecco perché è caduto il governo

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Alla fine, dopo tanto traballare, il governo del Belgio è caduto. Il premier Charles Michel ha presentato le dimissioni al termine di un dibattito in Parlamento in cui aveva invitato l’opposizione a sostenerlo, con una “coalizione di buona volontà”, per cercare di arrivare alle elezioni del 26 maggio.

Eppure, le fratture interne esasperate dal patto mondiale dell’Onu sulla migrazione, contestato dai nazionalisti fiamminghi, ha fatto cadere il governo. Michel ha presentato le dimissioni al re Filippo di Belgio.

La coalizione del governo belga, al potere da ottobre 2014, era composta da liberali, democristiani e nazionalisti. Punto di scontro è stato il Global Compact: i nazionalisti hanno ritirato il proprio sostegno al premier alla vigilia del suo viaggio, il 10 dicembre scorso, a Marrakech per la firma del patto.

A cinque mesi dal voto, però, le dimissioni del premier non porteranno ad elezioni anticipate. Secondo la stampa locale, è più probabile che il re chieda al governo dimissionario di gestire gli affari correnti fino al giorno delle elezioni. Per questo avrebbe annunciato di tenere “in sospeso” la decisione del premier. Il quotidiano belga Le Soir ha scritto che questo permetterà al monarca di portare avanti le consultazioni tra i partiti per cercare un accordo. Nel caso più estremo, il re potrebbe sciogliere le Camere e convocare elezioni anticipate.

In un’intervista al quotidiano americano The New York Times, Martin Conway, professore di Storia europea a Oxford, ha dichiarato che le dimissioni del premier belga svelano non solo l’instabilità del Belgio, ma anche la difficoltà di mantenere un equilibrio politico in Europa in questo momento.

“Il crollo di un governo centrista nel cuore dell’Europa occidentale rappresenterebbe una vittima di alto profilo nell’ondata di rabbia populista e nazionalista in tutto il continente”, si legge sul Nyt. Tuttavia, gli analisti politici non vogliono trarre conclusioni più ampie perché, in questo momento, si tratta di una situazione esclusiva del Belgio, un Paese profondamente diviso in termini di lingua e politica.

Koert Debeuf, analista ed ed ex consigliere del governo belga, ha detto che il partito N-va ha adottato la questione della migrazione come un modo per mantenere il sostegno tra gli elettori conservatori che gravitavano verso l’estrema destra. “È la stessa ondata anti-migrazione che soffia in Europa dal 2015 – ha affermato Debeuf -. Ma in questo caso si tratta di un gioco per non perdere le elezioni a maggio”.



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