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Cosa può fare la blockchain per il Made in Italy

Di Enrico Cereda

Lo dirò subito senza tanti giri di parole: blockchain è lo strumento con cui possiamo far crescere e migliorare il clima di fiducia in ogni settore del Paese. Tra produttori e consumatori, tra Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini. Il “Made in Italy”, in particolare, può trarre enormi benefici da questa tecnologia rafforzando la percezione della sua qualità sui mercati globali.

Cominciamo da alcuni dati di fatto, quelli che nel corso degli ultimi anni hanno fotografato un trend sempre più consolidato: la maggioranza delle persone tende ormai a fidarsi più di conoscenti ed amici che di aziende private e Istituzioni pubbliche. Uova al fipronil, mozzarelle blu, merci contraffatte o alcuni interminabili processi burocratici, hanno spesso minato il generale clima di fiducia con effetti che il “mondo del Fare” italiano non merita affatto. In un contesto come questo, la tecnologia da cui è nato il Bitcoin, proprio per la sua caratteristica di incorruttibilità, può fare moltissimo. Mi spingo a dire che può fare la differenza. Ma per comprendere le potenzialità che ci offre, occorre partire da alcune applicazioni già avviate.

Nell’AgriFood, attraverso la tracciabilità della materia prima e dei suoi derivati, basilico o pesto che sia, può assicurare che tutta la catena e il ciclo produttivo non siano stati manomessi, corrotti o alterati, garantendo il consumatore rispetto alla genuinità di ciò che acquista. La blockchain può risultare molto vantaggiosa per gli esportatori, grazie alla possibilità di caricare tutti i documenti in un’unica applicazione basata sulla sua criptazione. Può anche agevolare gli strumenti di difesa commerciale dell’Unione europea, conferendo trasparenza sulla provenienza delle merci o dei trasporti in generale.

La blockchain può facilitare e rafforzare la sicurezza prevenendo l’uso di documentazione fraudolenta e merci contraffatte. Recenti studi indicano che potrebbe consentire di risparmiare il 20% delle spese totali per il trasporto fisico, riducendo i costi del commercio mondiale fino a mille miliardi di dollari e aumentandone il giro d’affari del 15%. Risorse importanti che potrebbero essere reinvestite in altro, magari sulle competenze e sul capitale umano. Credo sia relativamente facile immagine come una trasformazione di questo tipo possa dare moltissimo alla spinta del made in Italy, specie alle piccole e medie imprese, l’ossatura economica del nostro Paese, con la loro unicità. La blockchain costituirebbe per loro un potente scudo difensivo nei confronti di quelle realtà poco qualificate e senza scrupoli dentro e fuori i confini nazionali. Le PMI possono essere tra i principali beneficiari degli effetti di questa tecnologia, specie se pensiamo all’export. I registri di informazioni condivise ed inviolabili, infatti, possono facilitare l’interazione tra imprese, autorità doganali e le altre realtà nella catena di approvvigionamento. Prendiamo in esame i controlli della solvibilità creditizia e le misure di verifica: i documenti verrebbero registrati automaticamente, in ordine cronologico, senza alterare gli inserimenti precedenti. Verifiche immediate, quindi, con una riduzione per i costi delle transazioni.

Ci sono poi progetti “visionari” che stanno contribuendo a cambiare gli scenari presenti e futuri. Scenari che dovranno essere sostenibili, facendo fronte alle sfide che riguardano ambiente, alimentazione e cura delle persone.

Plastic Bank ha avviato un sistema che ricompensa l’impegno profuso nel ripulire il mondo dai rifiuti plastici. In alcuni paesi in via di sviluppo, le persone possono raccogliere abbastanza plastica per provvedere alle loro famiglie. Dai centri di riciclo ricevendo dei token digitali con cui acquistare, pur non avendo un supporto bancario a cui appoggiarsi, beni vitali: cibo, acqua, crediti per lo studio. Questa straordinaria iniziativa sta anche contribuendo allo sviluppo del capitale umano e della dignità delle persone.

Liter of light è un altro progetto che utilizza la blockchain per tracciare lo stato delle donazioni cui basa la sua attività. I responsabili del progetto possono allocare le risorse con maggiore efficienza, mentre i donatori ricevono costanti e affidabili aggiornamenti sull’impiego del loro denaro.

Trasparenza, etica e fiducia, dunque, trovano nella blockchain un alleato formidabile.

Anche per la Pubblica Amministrazione ci sono all’orizzonte grandi opportunità. Innanzitutto, svolgendo un ruolo attivo nel processo di normazione, sviluppo e diffusione di questa tecnologia. In sostanza, costruendo una piattaforma per la fiducia nel Paese. Ma non soltanto. Oggi sentiamo spesso parlare di trasformazione digitale, ma la vera sfida per la PA non può essere solo quella della smaterializzazione dei documenti. La vera sfida sta nella completa revisione dei processi, sfruttando le nuove tecnologie. Su questo fronte la blockchain può rivestire un ruolo da attore protagonista e determinante per la semplificazione del rapporto tra PA, cittadini e imprese. Con ricadute esponenziali sull’efficienza produttiva e sulla capacità di attrarre investimenti.

C’è ancora un aspetto molto importante che vorrei sottolineare: la blockchain può generare occupazione e alimentare nuove professionalità. Esattamente quello di cui abbiamo bisogno per fronteggiare la sfida dei nuovi saperi e dell’impatto che le tecnologie hanno e avranno sul mondo. Abbiamo l’assoluto bisogno di creare nuove figure professionali in grado di mettere a frutto tutto il potenziale che innovazioni come la blockchain sono capaci di sviluppare. Oggi le imprese che hanno proceduto verso la quarta rivoluzione industriale faticano a trovare profili adeguati alle loro esigenze. Centinaia di migliaia di posti di lavoro non occupati che rappresentano un lusso che proprio non possiamo permetterci. Non accade in Germania dove, tra laureati STEM e diplomati negli Istituti tecnici, il rinnovamento dei percorsi formativi è iniziato da tempo. L’Italia può certamente far leva sull’innovazione per colmare questo gap e darsi nuovo slancio. Ma attenzione: Blockchain rappresenta un percorso ben più complesso di un “like” sui social o una gara ai videogame. E richiede profili più articolati di quelli che sembrano emergere da alcune operazioni formative di facciata.

Il clima di sfiducia che possiamo efficacemente contrastare con questa tecnologia, tornando al tema di apertura, viene alimentato anche dalla mancanza di una solida piattaforma da cui far partire i nostri sogni e i nostri progetti di vita. E questo è ancora più vero se parliamo delle giovani generazioni. Un presente incerto genera visioni del futuro poco chiare, se non addirittura oscure. E senza un progetto per il futuro diventa difficile avere fiducia. Comprendere il potenziale che si cela nella blockchain è un buon inizio per ricominciare a sognare, a sperare e ad avere fiducia nel domani.

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