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Dall’ecologia dello spirito a una concreta economia circolare

economia

Oggi Ispra presenterà l’atteso rapporto annuale sui rifiuti urbani un appuntamento importante che ci darà una chiave di lettura condivisa sulla situazione del Paese. Ne uscirà un quadro del Paese con luci e ombre. Da una parte la crescita della raccolta differenziata e del riciclo e, più in generale, del recupero.

Secondo Eurostat, l’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di rifiuti avviati a riciclo sulla totalità dei rifiuti con il 76,9% (riempimenti esclusi) (“Economia circolare in Italia” a cura di D. Bianchi, Edizioni Ambiente, p. 22). Con un tasso di circolarità al 18,5% l’Italia è al secondo posto in Europa, dopo l’Olanda. A livello di produttività delle risorse, l’Italia per ogni chilogrammo di risorsa consumata genera 4 euro di Pil contro il 2,4 della media europea (tutti dati Eurostat riportati in “Economia circolare in Italia”, op. cit.).

Dall’altra le ombre, quelle che leggiamo e vediamo tutti i giorni: un sistema impiantistico insufficiente a gestire tutto il ciclo dei rifiuti urbani e speciali (“Rifiuti, collasso Emilia Romagna” J.Giliberto, Il Sole 24 Ore del 7/12).

Il blocco della Cina ai rifiuti esportati dall’Europa ci ha posto il tema di rivedere le nostre politiche in materia a livello nazionale (ed europeo), in quanto sta evidenziando ancora di più le nostre carenze impiantistiche.

Per non far scomparire i rifiuti (quelli veri, ovviamente, non i sottoprodotti o gli Eow) occorre avere una politica industriale che ci porti a realizzare gli impianti necessari. Anche qui le norme comunitarie ci danno alcune indicazioni in termini di autosufficienza e prossimità. L’incenerimento non può essere sbandierato come la soluzione per la gestione delle problematiche sulla gestione dei rifiuti, ma dev’essere funzionale al riciclo e all’economia circolare.

Il Ref Ricerche, in un rapporto sull’economia circolare citato da Maria Carla Sicilia ne Il Foglio.it del 6/12 , stima che servono almeno quattro nuovi impianti di incenerimento per poter smaltire 1,7 milioni di indifferenziata e 53 nuovi impianti di digestione anaerobica per i 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti organici prodotti ogni anno nel ciclo degli urbani. Una previsione che si basa su due presupposti: il mantenimento della produzione di rifiuti urbani ai livelli attuali e della capacità impiantistica esistente.

Va aggiunto che molti impianti industriali di riciclo sono fermi perché le autorizzazioni non arrivano. Il fatto è che l’economia circolare tende a diventare “ecologia dello spirito”, esercizio utile per articoli e convegni, ma meno rilevante quando si tratta di prendere decisioni sul territorio. E ciò non aiuta a proseguire su una via italiana all’economia circolare e a migliorare i (buoni) dati sopra riportati.

Nel bel mezzo di questa vicenda si trova l’industria cartaria italiana che ricicla molto, ma ha sempre maggiori difficoltà a recuperare gli scarti del riciclo (in sostanza i rifiuti urbani che più o meno inconsapevolmente finiscono nella raccolta differenziata della carta effettuata dai Comuni).

Nel 2016 sono state riciclate in cartiera 5,12 milioni di tonnellate a fronte di una produzione di scarti di 0,35 milioni mentre si prevede che il riciclo nelle cartiere italiane raggiungerà quota 6,85 milioni di tonnellate, con una quantità di scarti pari a 0,47 milioni di tonnellate.

Dal processo di riciclo della carta si genera uno scarto, minimo rispetto al rifiuto evitato grazie al riciclo della carta e per il quale, in Italia, esiste un solo un impianto di termovalorizzazione dedicato, mentre un secondo impianto non viene utilizzato in maniera costante. Con una corretta gestione degli scarti del riciclo verrebbe sostenuto l’ampliamento della capacità di riciclo complessiva del nostro Paese.

Ciò è quanto sta accadendo per il settore carta dove sono stati fatti investimenti come ad esempio ad Avezzano, Mantova e Verzuolo in grado di aumentare la capacità di riciclo e quindi la circolarità del sistema. Assicurare il recupero e lo smaltimento agli scarti di riciclo (nel rispetto delle best available technique, Bat) europee vuol dire fare più economia circolare a tutto vantaggio dello sviluppo sostenibile.

Nei giorni scorsi il settore della carta ha rinnovato la richiesto alla Conferenza delle Regioni dell’istituzione di una cabina di regia, a livello nazionale, affinché la programmazione regionale e provinciale consideri obbligatoriamente, ai fini dello smaltimento e del recupero dei rifiuti speciali, proprio gli scarti che provengono dal riciclo industriale della carta. Una misura in piena sintonia con la gerarchia comunitaria in materia di rifiuti che andrebbe a stimolare il riciclo.

Sul tema del recupero energetico degli scarti del riciclo va ricordata anche la posizione del presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi nell’articolo (“La discussione politica sugli inceneritori: un caso esemplare di come in Italia la gestione dei rifiuti sia ignorata”) pubblicato recentemente su fondazionesvilupposostenibile.org: “L’incenerimento, nell’economia circolare, non sarà più impiegato per smaltire i rifiuti tal quali, ma sarà ridotto, limitato agli scarti trattati dei processi di selezione e di riciclo, non riciclabili con le tecnologie disponibili”.

Buona economia circolare a tutti.

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