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Il futuro di internet (da Torino a Barcellona)

Giovani che vanno alla ricerca di futuro, con le loro lauree in tasca, in giro per il mondo, e a volte lo creano, in team multiculturali senza compartimenti stagni e barriere disciplinari. Profili professionali ricercati (che non si trovano, dicono), che neanche sappiamo attrarre dall’estero. Qualcosa del nostro Paese (queste nuove leggende metropolitane?) lo dicono. Università importanti pubbliche. Aziende mediopiccole. Sogni che non diventano concept, risparmi che non si fanno investimento. Ma il 5G sarà una nuova rivoluzione, una nuova scossa. Oggi si è conclusa la terza giornata di 5G Italy (Tanti materiali su 5Gitaly.eu).
“Rete delle reti”, “internet delle cose”. È stata definita in questo modo la nuova tecnologia 5G, la quinta generazione della telefonia mobile, nella giornata conclusiva della conferenza ‘5G Italy, the Global Meeting’ organizzata al Cnr di Roma dal Cnit e Key4biz con istituzioni, governo, aziende e regolatori a confronto sulle prossime sfide dell’innovazione digitale. In realtà, oltre ai nostri smartphone, il 5G cambierà presto la nostra vita, con chirurghi che operano i pazienti a distanza di chilometri, ologrammi che prendono il posto dei video, droni che consegnano pacchi via aria. Il 5G (dicono) è questo.
Finiranno in rete oggetti e servizi fino a oggi inimmaginabili: è di appena pochi giorni fa la notizia della prima auto connessa e guidata da remoto su rete 5G in Italia.
È accaduto a Torino, città apripista a livello mondiale di questa innovazione, in parallelo alle altre città italiane (Milano, Bari, Matera, L’Aquila, Prato) dove il Mise ha assegnato lo scorso anno frequenze sperimentali agli operatori.
Il responsabile Standard, Technology Communication & IPR di TIM Gabriele Elia ha parlato di cosa sta già cambiando concretamente nel capoluogo piemontese, dove la nuova connessione mobile è già realtà con l’accensione delle prime antenne 5G a onde millimetriche in Italia con velocità che superano i 20 gigabit al secondo, raggiunta grazie al lavoro proprio dei ricercatori torinesi del colosso delle telecomunicazioni, noti per aver contribuito alla nascita degli standard di diffusione mondiale a partire dal noto GSM negli anni 90.
Nei prossimi mesi verrà avviato il progetto Smart Road per la sperimentazione su più larga scala delle auto a guida autonoma in alcune aree protette della città.
Un’altra applicazione è quella del monitoraggio ambientale su rete 5G mediante droni in grado di raggiungere anche i 100 metri di altezza. Non mancano i settori dell’industria 4.0, quello della smart city e della pubblica sicurezza. Anche le antenne cambieranno funzione. Quelle di nuova generazione arriveranno a coprire small cell, ovvero piccoli porzioni di spazio e non saranno più statiche, ma selezioneranno dinamicamente il punto in cui devono convogliare il segnale più forte a seconda della numerosità delle persone o oggetti connessi nello stesso momento. Mentre la ricerca industriale prosegue anche sui primi prototipi di smartphone compatibili con il 5G, le small cell sono state integrate anche nei pannelli pubblicitari di via Garibaldi in centro per consentire sperimentazioni di applicazioni innovative utilizzando i pannelli di arredo urbano esistenti in aggiunta alla copertura del wifi gratuito.
Il lancio commerciale vero e proprio del 5G sul mercato è atteso in tutto il mondo per il 2020 e considerate le sue applicazioni, all’inizio saranno le aziende a pagare per questi nuovi servizi. Per questo gli operatori hanno messo gli occhi sugli accordi con le imprese: l’obiettivo è arrivare prima al cliente.
Ma come ogni innovazione tecnologica dilagante anche per il 5G servono nuove regole per proteggere la privacy in un mondo che connette gli oggetti che utilizziamo oltre che le persone con cui interagiamo.
Il segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali Giuseppe Busia ha sottolineato che ‘quando le macchine parlano tra loro, parlano di noi. Il nostro impegno è per rendere da subito sicura la rete 5G. La privacy non e’ una limitazione per l’industria, ma un fattore abilitante su cui conquistare clienti’.
Essenziale rimarrà il ruolo di chi fa le regole del settore, ovvero Agcom e organismi Ue per favorire una regolamentazione pro-investimenti e a tutela della concorrenza e subito a prova di futuro.
Roberto Viola, direttore generale della Dg Connect della Commissione Ue ha lasciato immaginare quali concrete opportunità di miglioramento nella genomica, ovvero la mappatura della sequenza dei geni all’interno del proprio DNA grazie alla disponibilità prevista entro pochi mesi dello standard Mpeg-G che permettera’ di comprimere tutte le informazioni genetiche rendendole a portata di smartphone una volta che le reti di comunicazione saranno a prova di terabyte. Traguardo già previsto dall’Ue che presto lancerà le prime ricerche in ambito 6G nel giro di pochi anni. Basti pensare che ad oggi il più potente supercomputer disponibile in Europa che viene utilizzato nell’analisi del genoma umano, nell’analisi delle proteine, nelle previsioni del tempo, nell’analisi di composti chimici si chiama Marenostrum, è stato attivato il 12 aprile 2005 ed è a disposizione della comunità scientifica spagnola e internazionale. Occupa 160 metri quadrati di superficie e pesa 40 tonnellate; è stato assemblato inizialmente a Madrid in due mesi, per poi essere trasferito a Barcellona Barcellona nell’Universita’ Politecnica della Catalogna.
Spunti interessanti all’evento del Cnr anche per quanto riguarda il tema del lavoro e della ricerca. Sul primo aspetto grandi sono le aspettative di rilancio e di ripresa economica legata all’innovazione digitale. E’ infatti emerso da una ricerca Netconsulting l’effetto positivo indotto in termini di creazione di fatturato aggiuntivo grazie al 5G, quantificato in 116 miliardi di euro al 2025 nell’Ue, di cui 16 miliardi in Italia e 186mila nuovi posti di lavoro nel nostro Paese.
Sulla stessa linea il fronte della ricerca e dell’ università. Il professor Nicola Blefari Melazzi di Tor Vergata, nel dare spazio a una studentessa all’interno di un panel sulla cibersecurity ha auspicato uno slancio dell’accademia per andare incontro alle richieste delle aziende: l’Italia presenta oggi un’accelerazione verso la digitalizzazione globale, specie nelle aree cloud computing, big data e cyber security, ma fa ancora fatica a reperire dalle università le competenze già pronte necessarie a supportare il cambiamento che l’innovazione digitale impone.

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