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Global Compact, Yemen e Mar d’Azov. La politica estera del governo secondo Quartapelle

“Il ministro Moavero Milanesi non ha tenuto alcun Question Time sul Global Compact”. È netto il giudizio di Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico, in merito al Question time di giovedì scorso con il ministro degli Esteri nel corso del quale si è parlato anche di Global Compact.

“Il ministro è venuto in Aula a parlarci di Brexit ripetendo, tra l’altro, ciò che aveva già detto il capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier” – ha spiegato Quartapelle in una conversazione co Formiche.net – “Quando abbiamo fatto domande sul Global Compact siamo stati zittiti dal presidente della Commissione. Il governo ha fatto sapere che interverrà in futuro sul tema al che Fratelli d’Italia ha fatto notare che la calendarizzazione, fissata per il 21 dicembre, arriverà dopo il vertice di Marrakech”.

L’assenza dell’Italia dal vertice internazionale nel quale si arriverà al varo del Global Compact for migration, risulta, agli occhi di Quartapelle, davvero molto rischioso per il nostro Paese. “Credo sia estremamente grave che il governo italiano non partecipi ad una riunione Onu nella quale si decide, finalmente, di rendere globale il governo di un fenomeno epocale come quello delle migrazioni. Nella quale si sceglie di accendere un riflettore sui Paesi di partenza, su quelli di transito e su quelli di arrivo”, continua la parlamentare.

“L’assenza dell’Italia è una scelta scellerata perché, per la sua collocazione nel Mediterraneo, dovrebbe essere la prima a chiedere che la migrazione diventi una questione quanto più condivisa possibile”. La collaborazione con la comunità internazionale risulta indispensabile per il nostro Paese. “Noi abbiamo bisogno di collaborazione e di cooperazione. L’Italia da sola non può fare niente, siamo una media potenza, non siamo grandi come gli Stati Uniti, abbiamo bisogno degli altri. È vero che non è stato fatto molto in termini di ricollocamento dei migranti ma non possiamo pensare che la cooperazione sia solo questo” – aggiunge Lia Quartapelle.

“A tal proposito gli accordi bilaterali, la strada che la Lega sembra aver scelto di preferire rispetto a assetti più ampi, sono utili certamente ma da soli non bastano. Minniti, durante il suo mandato, è riuscito a fare tra i 1500 rimpatri volontari al mese, per un totale di 15/20000 rimpatri in un anno. Salvini è riuscito a conseguire meno di un terzo di questi risultati. E i rimpatri coatti sono ancora più difficili. Ma, comunque, non possiamo pensare che l’unico modo di affrontare il tema della migrazione sia capire come fare a rimandare le persone da dove sono arrivate”.

La chiave di volta, secondo l’onorevole, è la cooperazione. “Cooperazione internazionale significa corsi di formazione nei Paesi di emigrazione e canali di migrazione regolare. In tal modo da un lato avremmo un’immigrazione professionalizzata e dall’altro se riuscissimo a creare alternative occupazionali credibili tante persone potrebbero anche scegliere di non intraprendere un viaggio rischioso ma di restare a contribuire al progresso della propria nazione”.

In ogni caso il dato politico più rilevante è la spaccatura del governo in politica estera. “Da un punto di vista meramente politico, il governo sceglie di sconfessare quanto detto dal premier Giuseppe Conte il 27 settembre davanti all’Assemblea Generale dell’Onu, occasione nella quale il presidente del Consiglio assicurò che l’Italia vi avrebbe aderito” – conclude Quartapelle.

“È la prima volta che un ministro dell’Interno smentisce un premier senza subire conseguenze. Questo ci dimostra che il governo è più che mai a trazione leghista. Se guardiamo nel campo del M5s capiamo, invece, che il Movimento si è spacciato per un soggetto non ideologico. Ma quello che manca non è l’ideologia ma l’idea di cosa sia l’interesse nazionale. Ora ci aspettiamo di vedere come si comporterà il governo in merito allo Yemen, al Mare di Azov, situazione sulla quale si rende palese un’ambiguità della Lega nella sua vicinanza alla Russia, al rifinanziamento delle missioni all’estero e alla destinazione di fondi, nella Legge di Bilancio della cooperazione internazionale”.

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