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Il governo punti sulla politica industriale. Il suggerimento di Barbagallo

Di Carmelo Barbagallo
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Il 19 luglio del 2018 il settore chimico-farmaceutico ha rinnovato il contratto nazionale di lavoro. Un contratto unitario e condiviso conseguito sei mesi prima della naturale scadenza, efficace dal punto di vista del risultato economico, determinante per innovare l’intero sistema contrattuale. Un risultato, quello del 19 luglio, di assoluto prestigio che, oltre all’aspetto economico, coniuga positivamente i temi della sicurezza e dell’ambiente, del miglioramento dell’organizzazione del lavoro e della formazione. Un contratto moderno che può rappresentare un valido modello per il sistema delle relazioni industriali.

Mai come ora l’industria abbisogna di investimenti pubblici e privati a favore delle infrastrutture materiali e immateriali. Si tratta di un tema ricorrente nei contenuti degli ultimi libri scritti da Di Mario che, oltre alla cronaca, cerca le risoluzioni per agganciare quella ripresa economica in atto nel mondo, in Europa e, ma non con gli stessi ritmi di crescita, in Italia. Nelle prime pagine del libro c’è anche il ricordo del Contratto metalmeccanico rinnovato a fine novembre del 2016. Così come si ritrovano indicazioni, posizioni e scelte compiute dalla Confederazione fino alla cronaca del Congresso nazionale, svoltosi dal 21 al 23 giugno presso il Convention Center “La Nuvola” a Roma.

Condivido l’appello dell’autore rivolto all’industria che può e deve risollevare l’economia nazionale, ma perché ciò accada è necessario che il governo definisca una coerente politica industriale per aiutare il Paese a superare concretamente la crisi. Bisogna incamminarsi lungo una strada che porta a una vera e propria innovazione, caratterizzata dall’apertura a mercati nuovi.In questo senso occorre incrementare gli investimenti nel settore della ricerca, dello sviluppo, dei prodotti, dei cicli produttivi, dei servizi collegati, dei modelli commerciali. Ma è strategico che il sistema imprenditoriale italiano metta la persona che lavora al centro di tanta innovazione.

Il sindacato vuole l’innovazione tecnologica, desidera guidare i processi che guardano all’incremento della produttività, ma occorre fare tutto ciò puntando sul benessere lavorativo. È trascorso un decennio dal fallimento della banca americana Lehman Brothers, l’evento che ha segnato l’inizio della crisi finanziaria e che ha cambiato gli equilibri nel mondo. Quella crisi cercano di farla pagare ai lavoratori e, in particolare, ai giovani: dobbiamo stare molto attenti e invertire questa tendenza, perché il futuro di noi tutti dipende da loro e dalle opportunità che saremo in grado di ricercare.

La Uil è impegnata costantemente a trovare la giusta strada della prospettiva e il libro di Antonello Di Mario offre un contributo equilibrato a questa ricerca.

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