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La metà di Safa Al Hashem

Tutti noi abbiamo davanti agli occhi i sorrisi delle signore dell’Arabia Saudita sedute al volante. Sembra incredibile, ma sono immagini recenti, recentissime: solo pochi mesi fa, nel Paese è stato rimosso il divieto per le donne di guidare la macchina.

Il maschilismo è ancora una piaga presente in tutto il mondo, non solo in Medio Oriente. Anche dalle nostre parti non si scherza, malgrado spesso facciamo finta di dimenticarlo. Se c’è qualcuno che deve rinunciare al lavoro per i figli, meglio la donna; se si fa un convegno, il programma è inzeppato di uomini; se c’è da occupare un posto dove si decide, vanno bene le signore ma solo se si limitano a uno striminzito 16 per cento (lo dice l’Istat).

Ma piangersi addosso serve a poco. È quanto emerge dall’intervista del foglio di Telos A&S PRIMOPIANOSCALAc a Safa Al Hashem, l’unica deputata, eletta per ben tre legislature di seguito, nel Parlamento del ricco Kuwait, Paese dove le donne hanno ottenuto il diritto di candidarsi e votare solo nel 2005. Safa, prima di entrare in politica era una consulente di altissimo livello e un’imprenditrice, e non è certamente una che ama lamentarsi: “Sono davvero felice di quest’intervista, per aver avuto l’opportunità di raccontare a persone che vivono in altre parti del mondo cosa significhi essere una donna e un’attivista politica in quest’area” dichiara Al Hashem. “Io sono un grande esempio di come il mio Emiro e i nostri governanti nel corso degli anni abbiano sostenuto le donne nel loro percorso verso gli obiettivi ai quali aspirano”.

Un percorso non privo di ostacoli, basti pensare che il suo collega Mohammed Hayef ha rifiutato di sedersi accanto a lei in Commissione perché indossava un profumo. Ma Safa Al Hashem non gliel’ha perdonato: “non può mancarmi di rispetto in pubblico solo perché sono una donna […] La metà dei voti che ha ricevuto sono di donne”. Quello della metà è un’interessante prospettiva con la quale affrontare il tema caldo del femminismo. Come dire: uomo avvisato mezzo salvato.

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